Un trentenne è stato fermato dopo aver abusato per anni del figlio della famiglia che lo aveva ospitato in casa. I casi di violenza, scoperti solo di recente, si sono protratti per oltre quattro anni, con l’uomo che si è poi trasferito in Canada per lavoro. Le autorità italiane, grazie a un mandato d’arresto internazionale, sono riuscite a localizzarlo e a riportarlo in Italia per l’udienza giudiziaria.
Il lungo periodo di abusi in una famiglia ospitante
L’uomo, ospite presso una famiglia per più di cinque anni, ha iniziato a frequentare il figlio della coppia in modo tale da guadagnarsi la sua fiducia. Durante questo periodo, l’atteggiamento dell’uomo è diventato ossessivo e manipolatorio, volto a ottenere la sottomissione del ragazzino. Secondo gli investigatori del III Distretto Fidene di Roma, gli abusi si sono consumati tra le mura domestiche e nessun familiare ne era a conoscenza. Il ragazzo era stato convinto a mantenere il silenzio, mentre l’aggressore continuava a limitare e controllare le sue relazioni. Si tratta di un caso che si protrae per oltre quattro anni e che emerge solo dopo la partenza dell’uomo per il Canada.
Il controllo e l’applicazione spia
Le molestie si sono intensificate fino al punto che l’uomo ha installato un’applicazione spia sul telefono della vittima. Questo strumento gli permetteva di monitorare le conversazioni del ragazzo in modo da intervenire o influenzarlo. È stata proprio questa intromissione crescente che ha creato una rete di controllo soffocante. La crescente pressione è durata anche oltre la lontananza fisica, con il trentenne che ha continuato a sorvegliare il giovane via internet.
La scoperta degli abusi e l’intervento della polizia
La scoperta degli abusi è avvenuta quando i genitori del ragazzo hanno rilevato dei cambiamenti nel comportamento del figlio. Incuriositi, hanno esaminato i messaggi sul telefono e trovato tracce inquietanti che indicavano violenze. La famiglia ha quindi denunciato il fatto alle forze dell’ordine. La Polizia di Stato ha aperto immediatamente le indagini, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma.
Le autorità hanno ricostruito la dinamica degli abusi e hanno verificato l’uso dell’applicazione spia come ulteriore forma di controllo. Hanno inoltre scoperto che l’uomo non aveva interrotto i suoi comportamenti neppure dopo essersi trasferito in Canada. In seguito alla chiusura del rapporto virtuale da parte della vittima, l’aggressore ha tentato di contattare gli amici del ragazzo per mantenere un qualche legame. Questo ha rappresentato un ulteriore elemento ai danni dell’indagato.
La misura cautelare
La gravità dei fatti e la continuità del comportamento hanno spinto la Procura a chiedere e ottenere una misura cautelare in carcere. Il Giudice per le indagini preliminari ha disposto l’arresto immediato.
Il coordinamento internazionale e il rientro in italia
L’uomo è stato localizzato in Canada grazie all’intervento del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e di Interpol. La collaborazione tra le forze di polizia italiana e canadesi ha portato all’emissione di un mandato di arresto internazionale. Questo ha permesso di fermare il trentenne e organizzare il suo rientro in Italia, dove dovrà rispondere delle accuse.
Al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino, l’uomo è stato preso in carico dagli agenti del Distretto Fidene e dalla Polizia di Frontiera. Subito dopo è stato trasferito nel carcere romano di Regina Coeli in attesa delle procedure giudiziarie.
L’attenzione delle autorità si è concentrata su questo caso per fare luce su un comportamento oscuro e protratto a danno di un minore. L’indagine rappresenta un esempio di come una rete di controllo a distanza non abbia fermato la risposta della giustizia.