Il rapporto recente realizzato dalla dottoressa Laura Piccirillo fa emergere dati significativi sul senso di sicurezza negli atenei italiani. Un’analisi condotta su quasi 1.750 risposte provenienti da studenti e studentesse di tutta Italia mette in luce come una consistente fetta della popolazione universitaria percepisca difficoltà nel poter segnalare situazioni di violenza o molestie all’interno dei propri ambienti accademici. L’indagine si basa sulla campagna “La tua voce conta” promossa dal sindacato studentesco Unione degli Universitari.
Percezione degli studenti sulla possibilità di denunciare violenza o molestie in ateneo
Secondo il report “Università italiane come spazi sicuri”, circa il 35% degli studenti sente che l’ambiente universitario non crea le condizioni adeguate per denunciare episodi di molestia o violenza. Questo dato è emerso da una domanda rivolta direttamente agli iscritti sugli atenei: “credi che il clima presente all’interno dell’ateneo metta le soggettività che hanno vissuto una molestia o violenza nelle condizioni di denunciare?” A questa domanda il 59% ha risposto affermativamente, mentre un 34,9% ha espresso un giudizio contrario. Quindi, pur majoranza vedendo un contesto favorevole, rimane una percentuale rilevante di studenti che percepisce un ostacolo nella possibilità di segnalazione.
Questa percezione negativa può condizionare fortemente la capacità degli studenti vittime di sentirsi accolti, supportati e tutelati, tanto da decidere di tacere l’accaduto per paura o sfiducia. La mancanza di un ambiente sicuro adatto alla denuncia rischia di tradursi in una barriera reale alla tutela dei diritti e al rispetto della dignità personale delle persone coinvolte.
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Dettagli metodologici e contesto dell’indagine
L’indagine si è basata sulle risposte di 1747 studenti e studentesse appartenenti a diversi atenei distribuiti su tutto il territorio nazionale. Lo studio, coordinato dalla dottoressa Laura Piccirillo, esperta in psicologia, prende le mosse dalla campagna “La tua voce conta”, lanciata dall’Unione degli Universitari, che mira a sensibilizzare i giovani sul tema della sicurezza all’interno delle università.
Il questionario ha esplorato varie dimensioni della percezione della sicurezza, ma il focus è stato in particolare la possibilità di denunciare molestie e violenze subite nei contesti accademici. Questo approccio ha permesso di raccogliere dati diretti e specifici, fondamentali per comprendere i limiti e le criticità restanti negli atenei italiani.
La suddivisione delle risposte mostra come il tema sia sentito da molti studenti, non solo perché riguarda direttamente la loro sicurezza personale, ma anche perché riflette un ambiente culturale e istituzionale da migliorare nelle politiche di prevenzione e intervento.
Le conseguenze per l’ambiente universitario e le azioni necessarie
Il dato che una parte non trascurabile di studenti non si sente messa nelle condizioni di denunciare fa emergere esigenze precise. In primo luogo si rende necessaria una riflessione sulle procedure e gli strumenti messi a disposizione dagli atenei per accogliere e tutelare le vittime di violenza e molestie. Spesso, infatti, la mancanza di canali chiari o di percorsi confidabili scoraggia chi subisce intimidazioni a rivolgersi alle autorità interne.
In secondo luogo, questi numeri sottolineano l’urgenza di aumentare le campagne di sensibilizzazione e formazione all’interno degli atenei. Interventi mirati potrebbero aiutare a costruire un clima di fiducia che faciliti la presa di parola e che tuteli le vittime da eventuali ritorsioni o stigmatizzazioni.
È anche rilevante il ruolo delle strutture di supporto psicologico e legale dentro le università. Senza un’assistenza adeguata, molte segnalazioni rischiano di rimanere isolate, senza che le persone coinvolte trovino un reale sostegno.
Il quadro in italia rispetto ad altre realtà europee
Questo tipo di indagine rivela un problema che non riguarda solo il nostro paese, ma che si manifesta in diverse università europee. Anche altrove, infatti, molti studenti faticano a trovare spazi protetti per denunciare molestie o violenze. Studi europei, ad esempio, hanno mostrato percentuali simili o superiori di scetticismo nei confronti dei percorsi di denuncia.
In Italia i risultati mettono in evidenza il bisogno di politiche più strutturate che possano allineare gli atenei con le pratiche migliori già adottate all’estero. Qui, molte università hanno introdotto protocolli specifici, team di ascolto dedicati e collaborazioni con associazioni esterne per garantire percorsi dettagliati di assistenza.
Lo scambio con altri paesi può rappresentare una risorsa importante per costruire un sistema più efficace. In questo senso, ulteriori confronti internazionali potrebbero rivelare punti di forza e criticità, dando indicazioni per adeguare le norme e i servizi alle necessità reali degli studenti.
L’impatto della campagna “la tua voce conta” e il ruolo del sindacato studentesco
La campagna “La tua voce conta”, promossa dall’Unione degli Universitari, ha avuto un ruolo centrale nel portare alla luce queste difficoltà. L’iniziativa, lanciata da rappresentanti studenteschi, mira a restituire voce alle persone che hanno subito molestie o violenze, dando loro uno spazio per raccontare senza paura.
Questo sindacato studentesco si è fatto portavoce di una richiesta di cambiamento tangibile negli ambienti accademici. Attraverso sondaggi e ricerche come quella elaborata da Laura Piccirillo, “La tua voce conta” sottolinea come molti universitari siano stanchi di situazioni di non tutela.
L’azione del sindacato si traduce in campagne di informazione, assemblee nelle facoltà e momenti di confronto con i rettorati per spingere verso l’adozione di regolamenti più chiari. Solo mettendo al centro chi subisce è possibile immaginare un miglioramento reale della sicurezza universitaria.