
Le comunità del Friuli Venezia Giulia si sono unite in solidarietà al sindaco di Preone, coinvolto in un processo per la morte di un volontario durante un intervento post-maltempo, mentre la Regione avvia misure per tutelare legalmente i volontari di protezione civile. - Unita.tv
Diverse comunità locali della Carnia, del Gemonese e del Canal del Ferro si sono strette attorno ad Andrea Martinis, sindaco di Preone, coinvolto in un procedimento giudiziario per la morte di un volontario durante un sopralluogo post-maltempo. La questione ha acceso un dibattito sulle responsabilità legali dei primi cittadini quando impiegano volontari. Nel contesto, la regione Friuli Venezia Giulia ha varato provvedimenti per tutelare chi opera in protezione civile, con l’obiettivo di intervenire anche a livello nazionale.
La vicenda giudiziaria e la solidarietà degli amministratori locali
Questa mattina a Udine, circa venti sindaci e rappresentanti di enti locali si sono riuniti davanti al tribunale per esprimere il loro sostegno a Andrea Martinis e Renato Valent, rispettivamente primo cittadino di Preone e coordinatore del gruppo comunale di Protezione civile. I due sono rinviati a giudizio per omicidio colposo dopo la morte di Giuseppe De Paoli, il volontario deceduto il 29 luglio 2023 durante un’attività di controllo del territorio interessato da un maltempo intenso. L’accusa sostiene che non siano stati adeguatamente valutati i rischi dell’intervento né garantita la formazione e le attrezzature necessarie.
Un nodo legislativo e le responsabilità dei sindaci
Questo momento non è solo dimostrazione di vicinanza umana, ma nasce da un nodo legislativo che pone i sindaci sullo stesso piano dei datori di lavoro per le responsabilità connesse all’impiego di volontari. La normativa vigente obbliga quindi i primi cittadini a rispondere come aziende, anche se la materia è controversa e oggetto di critiche da parte degli amministratori.
L’udienza svolta si è concentrata su questioni tecniche. La parte giudicante ha ribadito che la prossima, in programma il 24 giugno, indagherà invece nel merito della tragedia e delle presunte negligenze. Intanto, il dibattito giuridico resta acceso, con richieste di modifiche normative.
Le argomentazioni della difesa sul ruolo del sindaco nella protezione civile
Gli avvocati di Martinis e Valent hanno sottolineato la differenza tra il ruolo del sindaco e quello del datore di lavoro tipico. Hanno affermato che nei fatti la figura del primo cittadino, anche quando responsabile della Protezione civile comunale, non può essere assimilata completamente all’ambito lavorativo. Per questo, alcune normative specifiche sul lavoro non andrebbero applicate ai sindaci nelle attività con volontari.
Il sindaco non come datore di lavoro
Questa distinzione è centrale per la difesa, perchè mette in dubbio la legittimità dell’accusa basata sul mancato rispetto di obblighi previsti dal Decreto legislativo 81. In pratica, sostengono che il sindaco non debba rispondere come un datore di lavoro in senso stretto, trattandosi di un’attività a carattere volontario e spesso generoso, sotto una responsabilità pubblica e istituzionale diversa.
Il caso ha aperto una riflessione sulla tutela dei volontari impiegati nelle emergenze locali e su come bilanciare responsabilità e rischi senza scoraggiare il prezioso impegno civico. Nel frattempo, l’esito del processo si attende come indicazione per eventuali cambiamenti legislativi.
Le misure adottate dalla regione friuli venezia giulia per tutelare i volontari
Nei giorni scorsi, la giunta regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato una misura che prende in carico le spese legali per amministratori locali coinvolti in casi simili a quello di Preone. L’assessore con delega alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, ha definito questo passaggio come un atto di giustizia rivolto a chi svolge il servizio di volontariato in condizioni difficili e con rischi personali.
Parallelamente, la Regione sta lavorando ad una norma condivisa con il Dipartimento Nazionale di Protezione civile che prevede l’estensione di regole e tutele anche ai volontari. Si punta a introdurre obblighi chiari sui dispositivi di protezione individuale, sulla formazione e sull’addestramento specifico per chi opera in emergenza. L’obiettivo è modificare il Decreto legislativo 81 e sanare le lacune che attualmente mettono in difficoltà sia chi coordina sia chi svolge il lavoro volontario.
Verso una tutela nazionale dei volontari
Il provvedimento, se accolto, passerà al vaglio delle altre Regioni, quindi ai presidenti regionali e infine alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Saranno coinvolti anche i ministeri del Lavoro e della Salute per una revisione basata su pareri tecnici e istituzionali. Così, la tutela dei volontari potrebbe diventare una norma nazionale, evitando conflitti legali e garantendo sicurezza reale sugli interventi.
Questa iniziativa sottolinea la necessità di un quadro chiaro e sostenibile per proteggere chi si espone nel servizio pubblico volontario, dopo la tragedia che ha colpito la comunità di Preone.