una nuova generazione di sociopatici tra i giovani, parla l’ex procuratore per i minorenni ciro cascone
La violenza giovanile in Italia, secondo Ciro Cascone, magistrato a Milano, è in aumento e caratterizzata da freddezza e distacco emotivo. Famiglie e scuole devono affrontare questa emergenza sociale.

L’articolo analizza l’allarmante aumento della violenza giovanile in Italia, evidenziando il ruolo cruciale di famiglie, scuola e sistema di supporto nel prevenire e affrontare questo fenomeno complesso. - Unita.tv
Il fenomeno della violenza giovanile in Italia sta assumendo, secondo esperti, contorni preoccupanti. Ciro Cascone, magistrato con vent’anni di esperienza nel settore della giustizia minorile a Milano, descrive un’aggressività crescente accompagnata da un distacco emotivo che spinge i ragazzi a considerare la vita umana come un ostacolo da eliminare. Questo quadro allarma per le conseguenze sociali e per le difficoltà che emergono nella prevenzione e nel recupero.
Un calo dell’età e un aumento della freddezza nei reati commessi dai giovani
Cascone osserva un significativo abbassamento dell’età degli autori di atti violenti, con episodi che mostrano freddezza e mancanza di empatia. Nei suoi vent’anni di attività ha notato un peggioramento rispetto al passato, soprattutto nella modalità con cui i giovani affrontano e consumano gesti criminali. Casi come l’omicidio di Teresa Meneghetti a Milano o l’ultimo femminicidio ad Afragola sono esempi emblematici. Secondo il magistrato, questi atti non sono isolati ma parte di un fenomeno più ampio, spesso poco visibile agli occhi dell’opinione pubblica. La violenza è fredda, priva di rimorsi e segnata da un distacco emotivo che spaventa chi lavora sul campo.
Giovani con ferocia e distacco crescente
Nella cronaca italiana, ormai non a caso, sembrano emergere con maggior frequenza giovani che agiscono con “ferocia e distacco”, come li definisce lo stesso Cascone. La rapidità e la leggerezza con cui si compiono tali azioni sottolineano il venir meno del rispetto per la vita. L’ex procuratore parla di una “generazione di sociopatici,” un termine che sintetizza la gravità del fenomeno e pone l’accento su un disagio profondo e radicato.
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Responsabilità collettive e il ruolo delle famiglie nell’educazione dei ragazzi
L’analisi di Cascone punta in particolare sul ruolo delle famiglie, considerate il primo luogo dove si formano i valori degli individui. Non si tratta soltanto di famiglie disgregate o in crisi, ma anche di nuclei apparentemente normali che però non riescono a trasmettere il rispetto delle regole e delle norme sociali. L’assenza di confini chiari e di un “no” nella crescita di un adolescente può contribuire a sviluppare una percezione distorta della realtà, dove un rifiuto diventa motivo per agire con violenza estrema.
Il magistrato sottolinea che i ragazzi imparano soprattutto dagli esempi degli adulti. Se in casa manca l’autorità educativa e le regole sono vissute come ostacoli da ignorare, cresce la confusione e si apre uno spazio per comportamenti devianti. Il senso di frustrazione, non gestito e non affrontato, sfocia in gesti che rompono definitivamente gli equilibri sociali. Di fatto, nelle famiglie non sempre si incontra la capacità di educare al rispetto per l’altro e alla gestione delle emozioni negative. Questa carenza si riflette poi nelle strade e nelle scuole, dove spesso emergono segnali di disagio ignorati o sottovalutati.
Ruolo educativo degli adulti
“Se manca l’autorità educativa e le regole sono vissute come ostacoli da ignorare, cresce la confusione,” evidenzia Cascone, mettendo in guardia su quanto questo deficit possa crepare il tessuto sociale.
La funzione della scuola e le difficoltà nell’educazione affettiva e sessuale
Secondo Cascone, la scuola potrebbe giocare un ruolo decisivo, specie nell’educazione affettiva e sessuale, un argomento che ancora incontra resistenze sociali e culturali. L’ex procuratore evidenzia come questo tipo di educazione non abbia nulla a che vedere con contenuti inappropriati o pornografici, ma rappresenti un modo per fornire ai giovani strumenti concreti per comprendere e gestire le relazioni e i sentimenti. Ignorare questo aspetto equivale a lasciare un vuoto che poi porta ad espressioni violente o distruttive.
Non a caso i ragazzi crescono in contesti dove spesso a mancare sono modelli adulti credibili, mentre la società tende a una tolleranza crescente della violenza anche nei confronti delle persone più fragili. Il concetto di “ragazzi invisibili,” emerso già una decina di anni fa nelle analisi di Cascone, si è fatto ancora più reale. Questi adolescenti restano nascosti negli angoli della città o della società, incapaci di esprimere e gestire emozioni e conflitti, fino a quando esplodono in gesti estremi. La scuola dovrebbe essere un baluardo per intercettare questi segnali ed educare al rispetto delle regole, ma spesso manca sia un progetto educativo integrato sia una rete di sostegno che coinvolga famiglie e servizi sociali.
Prevenzione e recupero: le sfide oggi per il sistema giudiziario e sociale
Il recupero di chi commette reati violenti è un tema complesso e delicato. Cascone afferma che, nonostante le difficoltà, è indispensabile mantenere viva la speranza nella possibilità di reinserimento sociale. Le persone tornano libere e devono affrontare una vita nuova, ma intervenire prima che il comportamento si radicalizzi risulta oggi difficile. La prevenzione sembra quasi assente, mentre la politica si limita spesso a manifestazioni di sdegno senza però dare vita a piani concreti.
Non servirebbero leggi nuove, ma l’adozione concreta di quelle esistenti e un serio programma educativo prolungato nel tempo. La mancanza di azioni solide lascia spazio a un’escalation continua dei casi di violenza giovanile, con molte vittime innocenti. Inoltre, l’assenza di una struttura adeguata di sostegno e prevenzione aggrava la situazione, rendendo i tentativi di recupero meno efficaci. Chi si trova alle prese con questo problema vede quotidianamente la difficoltà di trasformare la rabbia e il distacco in segnali di aiuto e recupero sociale.
Problemi del sistema di giustizia minorile
“La prevenzione sembra quasi assente, mentre la politica si limita spesso a manifestazioni di sdegno” denuncia Cascone, sottolineando la necessità di un impegno concreto e duraturo.
Fragilità psicologiche, dipendenze e ruolo limitato dei servizi di supporto
Tra le cause che Cascone indica come aggravanti, c’è anche l’aumento dei problemi psichici fra i giovani, accompagnato da dipendenze e uso incontrollato dei social network. Nel contesto lombardo, anche se più ricco di risorse, mancano servizi e strutture sufficienti per affrontare il disagio mentale. La diagnosi ritardata o assente spesso impedisce interventi tempestivi.
I genitori, a volte, chiudono gli occhi di fronte ai segnali di difficoltà oppure, quando chiedono aiuto, trovano scarso supporto. Il vuoto nel sistema di assistenza si traduce in una mancata cura, lasciando i ragazzi esposti a percorsi pericolosi. Questa fragilità si intreccia con il clima sociale, creando condizioni favorevoli alla violenza. La situazione richiede interventi mirati e risorse concrete per far fronte a problemi che si manifestano non solo con atti criminali ma anche con una generale difficoltà di adattamento sociale.
Le parole di Ciro Cascone lanciano un allarme che riguarda non solo la giustizia minorile ma tutta la società italiana. Lo smarrimento nei confronti di una generazione che si allontana dai valori tradizionali e dai punti di riferimento rappresenta una sfida che coinvolge famiglie, scuole e istituzioni sanitarie. Da queste riflessioni emergono esigenze chiare: più impegno sull’educazione e il sostegno psicologico, oltre a un impegno concreto nella prevenzione della violenza.