La violenza e le molestie sul luogo di lavoro rappresentano un problema ancora molto diffuso in Italia, con numeri che colpiscono soprattutto le donne. Nel 2025, una nuova pubblicazione nata nelle Marche si propone di offrire strumenti concreti per identificare e combattere queste condotte abusive. L’imprenditrice Elisabetta Pieragostini, alla guida del suolificio Dami a Sant’Elpidio a Mare, ha raccolto testimonianze dirette delle vittime per raccontare un fenomeno spesso taciuto.
I numeri della violenza sul lavoro in italia: tra dati istat e realtà quotidiana
Secondo l’ultimo rapporto Istat disponibile nel 2025, circa una donna su tre tra i 15 e i 70 anni ha subito qualche forma di violenza o molestia durante l’attività lavorativa. Le tipologie più frequenti sono quelle verbali, che riguardano il 56% dei casi denunciati. Seguono il mobbing con il 53%, cioè quelle azioni ripetute volte a isolare o danneggiare psicologicamente la vittima; l’abuso di potere segnalato nel 37% dei casi; le offese fisiche al 10%; lo stalking al 6%; infine la cyberviolenza che coinvolge il 2%.
Questi dati indicano come la molestia non sia solo un problema individuale ma abbia radici profonde nella cultura aziendale italiana. Molte vittime non denunciano per paura delle conseguenze o per mancanza di strumenti adeguati nei luoghi di lavoro. La pubblicazione marchigiana nasce proprio da questa esigenza: fornire una lettura chiara del fenomeno partendo dalle storie vere.
Testimonianze dirette contro ogni forma di abuso professionale
Il libro “Oltre il silenzio. [Ri]conoscere la violenza” edito da Fall in Lov raccoglie esperienze vissute direttamente dalle persone coinvolte in episodi abusivi dentro uffici e aziende italiane. Elisabetta Pieragostini ha scelto questo approccio narrativo per far emergere quei vissuti difficili da esprimere ma fondamentali per comprendere fino in fondo cosa significhi subire molestie.
Le pagine offrono uno sguardo dettagliato sulle diverse modalità con cui si manifesta la violenza lavorativa: dai commenti sessisti alle pressioni psicologiche sistematiche fino agli abusi fisici più gravi. Il testo approfondisce anche le cause sociali dietro questi comportamenti reiterati evidenziando come spesso derivino da squilibri consolidati tra uomini e donne all’interno degli ambienti professionali.
Questa raccolta vuole rompere quel muro d’indifferenza che permette ancora oggi ai soprusi di persistere senza essere affrontati seriamente dalla maggior parte delle imprese italiane.
Prevenzione degli abusi: strumenti concreti proposti dall’imprenditrice marchigiana
L’obiettivo dichiarato dall’autrice è mettere a disposizione chiari metodi pratici capaci d’intervenire prima che gli abusi diventino cronici o irreparabili negli spazi lavorativi italiani. Tra questi ci sono protocolli specifici contro molestie verbali o fisiche, percorsi formativi dedicati ai responsabili HR, meccanismi efficaci per segnalazioni riservate.
Pieragostini sottolinea come sia necessario agire sulla cultura interna dell’impresa partendo dal riconoscimento immediato dei segnali d’allarme. Per esempio adottando codici etici rigidi, promuovendo parità reale nelle posizioni decisionali, garantendo supporto psicologico alle vittime.
La prevenzione passa anche attraverso campagne informative continue rivolte sia ai dipendenti che ai dirigenti. Questo impegno mira ad abbattere quel divario sociale antico fra generi che genera discriminazioni quotidiane dentro ufficio ed industria.
Gender gap ancora profondo secondo global gender gap report forum economico mondiale giugno 2025
Nel suo intervento Pieragostini cita dati recentissimi tratti dal Global Gender Gap Report Index elaborato dal World Economic Forum . Il documento stima serviranno oltre cento anni – precisamente 123 – prima che venga superata completamente la disparità fra uomini e donne nel mondo del lavoro.
L’Italia occupa posizioni basse nella classifica globale: ottantacinquesimo posto su 142 paesi analizzati. In Europa invece si colloca al ventisettesimo posto rispetto agli altri stati membri dell’Unione Europea.
Questo quadro conferma quanto restino ampi margini d’intervento soprattutto nell’ambito imprenditoriale italiano dove permangono stereotipi consolidati legati alla differente considerazione sociale attribuita ai generi. Gli sforzi della società civile continuano ma servono iniziative concrete come quella portata avanti dalla scrittrice marchigiana perché possano tradursi davvero in cambiamenti visibili sui posti di lavoro.
In sintesi questa nuova guida rappresenta un contributo importante nella lotta contro gli abusi professionali, invitando tutte le realtà aziendali ad aprirsi verso modelli più rispettosi delle persone indipendentemente dal genere biologico o ruolo ricoperto all’interno dell’organizzazione stessa.