Una donna milanese assolta dall’accusa di maltrattamenti al marito camerunese e alla figlia minorenne
Una donna di 54 anni di Milano è stata assolta dal Tribunale di Milano dopo accuse di maltrattamenti nei confronti del marito camerunense e della figlia minorenne, ritenute infondate.

Una donna di 54 anni è stata assolta dal Tribunale di Milano dalle accuse di maltrattamenti verso il marito e la figlia di lui, in un processo che ha evidenziato complesse tensioni familiari e discrepanze nelle accuse. - Unita.tv
Una vicenda complessa quella giudiziaria che ha coinvolto una donna di 54 anni di Milano, accusata di maltrattamenti nei confronti del marito, un uomo di 38 anni originario del Camerun, e della figlia minorenne di lui. La donna è stata assolta dal Tribunale di Milano, dopo un processo che ha messo in luce aspetti delicati di un rapporto familiare segnato da incomprensioni e tensioni. L’uomo aveva denunciato ripetuti episodi di violenza fisica e morale, ma le indagini e il dibattito in aula hanno ribaltato la situazione, portando a un verdetto di non colpevolezza.
La nascita del rapporto e le prime difficoltà tra i coniugi
L’incontro tra i due protagonisti nasce nel 2018, a Milano, mentre l’uomo soggiornava in un centro di accoglienza come richiedente asilo, arrivato dopo la traversata del Mediterraneo dalla Libia. La loro conoscenza è stata favorita da un conoscente comune, e presto è scattato un corteggiamento che ha fatto pensare a un nuovo inizio per l’uomo. La donna, che lavora nel settore dei servizi, ha raccontato al giudice di aver ricevuto una dichiarazione d’amore e di aver deciso di sposarsi nel 2019. La coppia ha scelto di abitare in una casa popolare vicino al tribunale di Milano, ma i primi segni di crisi sono emersi rapidamente.
Dettagli della convivenza e tensioni crescenti
I litigi sono diventati frequenti, e la convivenza si è fatta difficile. La donna ha detto che il marito passava molto tempo su Facebook, instaurando amicizie soprattutto con donne. Gli incontri sociali erano rari e, quando uscivano insieme, lei camminava sempre davanti a lui, un segnale di distanza emotiva. Questi dettagli hanno contribuito a mostrare come il rapporto fosse più complesso di una semplice unione familiare. L’arrivo della figlia dell’uomo in Italia, giunta tramite ricongiungimento familiare, ha ulteriormente complicato le cose, portando ulteriori tensioni tra i tre.
Leggi anche:
Le accuse di violenza e la richiesta di allontanamento
Le accuse portate avanti dal marito hanno rappresentato il cuore del dibattito processuale. L’uomo ha denunciato violenze fisiche e morali a carico sia di sé che della figlia minorenne, fornendo ai giudici alcune registrazioni come prova. La donna, in seguito a queste denunce, è stata allontanata dalla casa comune nel luglio del 2023, evento che ha segnato una svolta nella vicenda giudiziaria. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo, indagando sulla reale entità dei maltrattamenti e sulle dinamiche familiari.
Testimonianze e analisi durante il processo
Durante il processo, sono state ascoltate anche testimonianze esterne come quelle di insegnanti della ragazza, attualmente dodicenne, che frequentano una scuola di Milano. Questi contributi hanno fornito un quadro più ampio sulle condizioni della ragazzina e sull’effettivo impatto dell’ambiente familiare in cui viveva. Nonostante la gravità delle accuse, la Procura ha chiesto l’assoluzione, ritenendo che i fatti non fossero dimostrati in modo convincente. L’analisi di ogni singolo episodio denunciato ha evidenziato discrepanze e alcune esagerazioni nelle accuse mosse dall’uomo.
La sentenza del tribunale e le posizioni delle parti
La donna è stata assolta per «perché il fatto non sussiste» dall’undicesima sezione penale del Tribunale di Milano, sotto la presidenza della giudice Fabrizia Pironti di Campagna. La richiesta di assoluzione era stata avanzata sia dai legali della donna, rappresentata dall’avvocato Roberto Falessi, sia dal pubblico ministero Alessandro Gobbis. L’ex marito, difeso dall’avvocata Monica Monteverde, invece, si era costituito parte civile e aveva chiesto un risarcimento di diecimila euro.
L’ex marito si è trasferito con la figlia in un’altra casa popolare, nella zona Corvetto di Milano. L’avvocato della donna ha sintetizzato il contenuto della vicenda con una chiave interpretativa relativa alle diverse aspettative di vita dei due ex coniugi, evidenziando come quello del marito fosse soprattutto un interesse legato all’abitazione popolare, mentre la moglie cercava un legame affettivo sincero. Queste divergenze, secondo la difesa, hanno generato conflitti che hanno portato a una serie di accuse ingigantite per motivazioni precise.
L’esito del processo mostra quanto i conflitti familiari possano essere interpretati in modo diverso e come, in certe situazioni, le denunce possano nascondere motivazioni più complesse che vanno al di là dei semplici atti denunciati. La decisione del tribunale ha chiuso un capitolo delicato lasciando però aperti molti interrogativi sulle dinamiche interne di questa famiglia milanese.