Home Un problema di prevenzione e cultura alla base della violenza giovanile a Afragola, spiega il procuratore di Napoli

Un problema di prevenzione e cultura alla base della violenza giovanile a Afragola, spiega il procuratore di Napoli

L’omicidio di Martina ad Afragola riaccende il dibattito sulla violenza giovanile, evidenziando l’urgenza di un cambiamento culturale profondo che coinvolga educazione e prevenzione per contrastare la sopraffazione.

Un_problema_di_prevenzione_e_c

L’omicidio di Martina ad Afragola rilancia il tema della violenza giovanile, sottolineando l’urgenza di un cambiamento culturale profondo che coinvolga scuola, famiglia e società per prevenire la sopraffazione, oltre all’azione penale già efficace ma non sufficiente. - Unita.tv

L’omicidio di Martina, 14 anni di Afragola, ha riaperto il dibattito sulla violenza giovanile e le sue radici sociali. Il procuratore generale della corte d’appello di Napoli, Aldo Policastro, ha sottolineato che la questione non si risolve solo con l’azione penale. Serve un cambiamento culturale profondo, che coinvolga famiglia, scuola, media e tutte le realtà educative. Il caso della giovane vittima, uccisa dall’ex fidanzato, evidenzia come la sopraffazione sia diventata un modello di comportamento da contrastare con urgenza.

Il ruolo della prevenzione nelle scuole e nella società

Secondo Aldo Policastro, le scuole e gli ambienti educativi devono guardare oltre la legge, puntando su una formazione che rigetti la sopraffazione. I giovani, infatti, assorbono messaggi sociali che spesso giustificano o normalizzano la forza e la prevaricazione nei rapporti personali. Questa cultura si instilla prima nelle aule scolastiche, poi si estende nei contesti familiari e nei media. Per questo, la prevenzione passa attraverso un’educazione che favorisca il rispetto e la gentilezza nei rapporti quotidiani. Policastro parla di un cambio di paradigma, «non solo uomo-donna, ma uomo-uomo», per interrompere questo circolo vizioso che genera violenza e sofferenza.

Affrontare alla radice i messaggi impliciti

L’azione educativa deve affrontare alla radice quei messaggi impliciti che legittimano la sopraffazione, perché quotidianamente i giovani ricevono modelli sbagliati da imitare. Anche l’assenza di una divulgazione corretta sui valori umani favorisce la diffusione di rapporti dominati dalla paura o dalla forza. Per intervenire in modo efficace è indispensabile che la prevenzione non resti relegata a pochi programmi o iniziative sporadiche ma diventi parte integrante della formazione scolastica e familiare.

Il peso delle leggi nella lotta alla violenza di genere

Al procuratore è stato chiesto se la normativa italiana sulla violenza contro le donne sia adeguata al fenomeno e se servano nuovi strumenti giuridici. Policastro ha risposto che le leggi attuali sono ampie e costruite per affrontare questi crimini. La normativa in vigore, secondo il magistrato, è tra le più avanzate in Europa e gli uffici giudiziari si impegnano ogni giorno per garantire processi rapidi e severi contro gli autori di violenze.

La legge e i limiti dell’azione penale

Lo stesso magistrato però ha precisato che il problema non si risolve solo attraverso la legge e i tribunali. La repressione penale è necessaria, ma insufficiente. Serve uno sforzo sociale più ampio che cambi il clima culturale da cui nasce la violenza stessa. Senza creare una sensibilità diffusa, l’intervento giuridico rischia di restare un palliativo. Policastro ribadisce l’impegno della magistratura a lavorare «al massimo» in ogni fase, ma è consapevole che senza un mutamento culturale la violenza continuerà ad affondare le sue radici nella società.

Un modello di rispetto e gentilezza per i giovani

Il procuratore segnala la necessità di abbandonare la «forza della sopraffazione» come metro dei rapporti tra le persone, specialmente per le nuove generazioni. Sottolinea che il messaggio culturale deve puntare sulla gentilezza e il rispetto reciproco. Secondo Policastro, invertire la rotta nei comportamenti umani significa offrire ai giovani un’alternativa concreta alla violenza che troppo spesso si impone nei rapporti interpersonali.

Intervenire con una cultura diffusa e permanente

Questa trasformazione non riguarda soltanto le dinamiche uomo-donna, ma anche quelle tra pari. È urgente quindi intervenire nelle scuole, negli ambienti familiari e nel tessuto sociale che circonda le nuove generazioni. Non solo con campagne o iniziative sporadiche, ma con una cultura diffusa e permanente che renda incompatibili comportamenti violenti o prevaricatori. Un simile cambiamento si rifletterà inevitabilmente anche sul piano giudiziario, perché ridurrà il numero di reati e di vittime come quella di Martina.