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Un metodo di trasferimento soldi senza contanti che coinvolge la comunità asiatica a milano

Il sistema hawala, utilizzato per trasferimenti di denaro senza movimenti fisici, è emerso a Milano in contesti legati al narcotraffico, coinvolgendo comunità asiatiche e italiani in operazioni illecite.

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L’articolo descrive il sistema hawala, un metodo informale e digitale di trasferimento di denaro senza passaggi fisici, usato soprattutto per evitare controlli finanziari e sfruttato da reti criminali a Milano, con indagini che evidenziano la collaborazione tra comunità asiatiche ed europee. - Unita.tv

Il meccanismo hawala, noto anche come Fei-Ch’ien in Cina, rappresenta un sistema di trasferimento di denaro che evita il passaggio fisico di banconote. Questo metodo si basa su una comunicazione digitale, spesso tramite WhatsApp, che permette lo scambio di codici o fotografie di banconote. La sua diffusione è cresciuta in ambienti dove si vogliono eludere controlli finanziari, tra cui certe reti criminali. A Milano, un’indagine recente ha rivelato l’uso di questo sistema in contesti legati al narcotraffico, con una particolare presenza di soggetti asiatici coinvolti.

Come funziona il sistema hawala per trasferire denaro senza movimenti fisici

Il sistema hawala è una rete informale di trasferimento denaro nata in Medio Oriente e Asia, che è stata adottata in varie parti del mondo. L’elemento chiave è la mancanza di un passaggio diretto di contanti da una persona a un’altra. In pratica, chi deve inviare soldi comunica a un intermediario locale il dettaglio di una transazione, spesso mostrando una foto con un codice di una banconota. Questo intermediario nel Paese di partenza avvisa un corrispondente all’estero, che eroga la somma richiesta a chi la deve ricevere. Tutto questo senza che i soldi effettivamente varchino confini o filtri tradizionali.

Un metodo preferito da chi vuole evitare tracciabilità

Questo metodo interessa soggetti che vogliono evitare la tracciabilità dei versamenti, tra cui possono esserci gruppi criminali. Gli strumenti digitali di messaggistica istantanea, come Whatsapp, hanno semplificato e accelerato il processo, permettendo una comunicazione rapida e discreta. Per la polizia, questa pratica rimane difficile da intercettare, soprattutto perché non lascia tracce evidenti sui circuiti bancari ufficiali.

La rete milanese tra via lomazzo e l’hinterland: punti chiave delle indagini

Le indagini condotte dalla squadra mobile di Milano hanno puntato a un gruppo guidato da Vincenzo Mori, che sfruttava un nodo hub in via Lomazzo. Quest’area, nel cuore della Chinatown milanese, è stata individuata come un luogo strategico per la consegna e lo smistamento di denaro. Una frase intercettata, «L’altra ce ne portammo un manicomio», ha suggerito agli inquirenti che il legame tra i membri era stabile e duraturo.

Un grosso mercato come centro operativo

In aggiunta, un altro centro di riferimento era un grosso mercato all’ingrosso nella periferia della città, dove operano molte piccole imprese cinesi. Proprio lì, nel settembre 2021, Mori è stato sorpreso mentre scaricava diversi sacchetti con denaro nascosto nel bagagliaio della macchina. Gli agenti di polizia urbana hanno stimato che la cifra fosse intorno ai 100 mila euro, un movimento ingente in contanti. Dal confronto tra Mori e il suo socio Michelangelo Di Fazio è emersa la consapevolezza del rilevante volume di denaro gestito: «Qua fra è la Banca d’Italia», ha detto con soddisfazione.

L’importanza degli europei e asiatici nella gestione delle reti di trasferimento senza banconote

Il ruolo degli asiatici nelle reti di trasferimento hawala non è una novità, ma le indagini a Milano confermano la loro presenza significativa in questo campo, soprattutto in settori connessi al narcotraffico. Le comunità asiatiche, soprattutto da Cina e sud-est asiatico, hanno consolidato canali di comunicazione e movimento di denaro che sfruttano strutture commerciali apparentemente lecite come copertura.

Allo stesso tempo, non mancano soggetti italiani o europei che collaborano o supportano queste reti. Nel caso di Vincenzo Mori e Michelangelo Di Fazio, si osserva un legame tra culture diverse che si traduce in un sistema operativo capace di aggirare i controlli tradizionali. Le indagini della Dda continuano per approfondire i collegamenti tra queste reti e altre attività criminali sul territorio, mantenendo alta l’attenzione sulle modalità di spostamento del denaro.

Le difficoltà investigative nella lotta ai trasferimenti di denaro informali

Intercettare movimenti finanziari senza passaggi materiali di denaro presenta difficoltà rilevanti. Le forze dell’ordine devono fare affidamento su intercettazioni telefoniche e ambientali per cogliere frasi o comportamenti sospetti. Diversi elementi emergono da contesti apparentemente ordinari, come mercati, centri commerciali o quartieri con forte presenza di comunità straniere.

Il problema della tracciabilità e infiltrazione

L’assenza di tracciabilità bancaria fa sì che queste operazioni sfuggano ai controlli antiriciclaggio, complicando il lavoro investigativo. L’infiltrazione di queste reti nel tessuto urbano, tramite attività commerciali di piccolo o medio taglio, rafforza la loro capacità di operare sotto silenzio. Resta fondamentale, per gli investigatori, individuare episodi concreti, come il ritiro di cifre ingenti in contanti o lo scambio fra più persone, per incastrare le organizzazioni.

Queste difficoltà non fermano però le attività della polizia giudiziaria, che in più occasioni ha dimostrato di poter ricostruire interi meccanismi e smantellare parti di queste filiere sofisticate con operazioni sul campo. Gli sviluppi futuri del contrasto dipenderanno dalla capacità di seguire le tracce digitali lasciate nelle comunicazioni informali e dal consolidamento di reti di collaborazioni investigative internazionali.