Un imprenditore comasco intrappolato da un giro di prestiti a tassi usurai legati a esponenti mafiosi

La storia di un imprenditore di Como intrappolato in un sistema di usura e criminalità, con tassi d’interesse estremi e collegamenti alla ’ndrangheta calabrese, monitorata dalla Guardia di Finanza.
Un imprenditore comasco è stato intrappolato in una spirale di prestiti usurai con tassi esorbitanti, gestiti da criminali locali e dalla ’ndrangheta calabrese, con indagini e arresti della Guardia di Finanza. - Unita.tv

La storia di un imprenditore di Como finito in una spirale di prestiti usurai rivela un sistema di strozzinaggio che si intreccia con ambienti criminali. Dal 2022 al 2024, l’uomo ha attraversato una catena di debiti con tassi d’interesse estremi, passando da un usuraio locale a un esponente della ’ndrangheta calabrese. L’insegnamento è un racconto di crisi economiche, relazioni pericolose e lotte all’interno della criminalità organizzata, monitorato dalla Guardia di Finanza.

L’inizio della spirale usuraia tra le province di como e varese

Nel corso del 2022, l’imprenditore, titolare di un’azienda che trasmette eventi sportivi, si è rivolto a Marco B., gestore di un distributore nella zona di Cislago, in cerca di fondi per evitare il fallimento. La prima offerta prevedeva un interesse superiore al 10% sulla somma data. Il capitale iniziale è stato quasi interamente restituito nei primi mesi, ma presto sono arrivati nuovi problemi.

Il passaggio tra prestatori e l’aumento dei tassi

A luglio 2022, Marco B. ha fatto incontrare l’imprenditore con Filippo Monardo, altra figura coinvolta nel prestito. L’incontro ha fatto scoprire a Andrea che i due avevano un accordo tra loro, probabilmente volto a far passare il debito da uno all’altro per controllare meglio la pressione economica sull’imprenditore. La manovra ha proseguito con l’applicazione di tassi usurai, che hanno raggiunto punte del 365% su un prestito di 393mila euro. Tra i due, l’azienda ha girato ingenti somme, rivelando il meccanismo di strozzinaggio con il passaggio della “palla” da un prestatore all’altro.

Le cifre del debito iniziavano già a diventare proibitive, con interessi che rendevano impossibile il rimborso. Non si tratta di semplici ritardi ma di un sistema costruito per trascinare l’imprenditore in una trappola senza via d’uscita, confermata quando Monardo e un altro individuo, Giuseppe Orecchio, hanno esercitato con tassi ancora più elevati: un prestito di 44mila euro è stato portato a interessi dell’803%. L’imprenditore ha restituito pochissimo in confronto al capitale ricevuto, aggravando la propria situazione finanziaria.

Il coinvolgimento della ’ndrina di rosarno e il passaggio al “rampollo” mafioso

Nell’autunno 2023 il debito è passato a Antonio Bellocco, membro della famiglia ’ndranghetista di Rosarno, già condannato per associazione mafiosa. Bellocco, noto negli ambienti con il soprannome “Totò ’u Nanu”, ha concesso all’imprenditore 36.500 euro con tassi di interesse attorno al 401,50%. La nuova fase ha visto l’imprenditore arrendersi all’idea di trovarsi ormai “intrappolato in una ragnatela”. Le cifre sono escluse da un controllo normale: il debito in crescita è accompagnato da costi aggiuntivi come l’IVA.

La gestione criminale e la tensione all’interno del gruppo

Bellocco, già protagonista di un triumvirato criminale con Marco Ferdico e Andrea Beretta, ha preso il controllo delle operazioni dopo essere stato portato dalla Calabria e collocato nel tessuto criminale milanese. La convivenza di questi soggetti ha creato una tensione crescente, culminata nel rapido aggravarsi della situazione finanziaria e personale dell’imprenditore.

Un aspetto importante emerge dal dossier: Bellocco sospettava che i soci Berro e Beretta non gestissero correttamente gli utili legati agli affari nel merchandising sportivo e nel negozio “We are Milano”. La mancanza di fiducia ha alimentato il conflitto all’interno del gruppo.

I contrasti interni alla criminalità organizzata e la minaccia di morte

Nel luglio 2024, Andrea Beretta è stato convocato nell’abitazione di Bellocco a Pioltello per discutere della situazione dei conti del negozio in comune. All’incontro erano presenti anche Domenico Sità, un’altra persona legata all’organizzazione. Bellocco e gli altri hanno accusato Beretta di sottrarre una parte degli incassi, contestandogli di non rispettare gli accordi. Beretta ha ribattuto di detenere i diritti sul marchio e di essere l’unico autorizzato a gestire il negozio.

La conferenza si è svolta in un clima teso, con richiami alle informazioni personali di Beretta, che ormai era coinvolto in una disputa per il potere e i guadagni all’interno della criminalità organizzata. Pochi giorni dopo, Beretta è venuto a sapere che era in programma un piano per eliminarlo fisicamente.

Indagini e arresti da parte della guardia di finanza

Nel frattempo, la Guardia di Finanza e le forze dell’ordine hanno portato avanti le indagini all’interno dell’operazione “Doppia Curva”, risultando nell’arresto di più persone, tra cui Monardo, Orecchio e Sità. Le testimonianze raccolte e i dati finanziari hanno dimostrato la complessa rete di strozzinaggio e le connessioni con clan mafiosi, evidenziando come prestiti con tassi di interesse esorbitanti si intreccino con minacce e faide interne.

Lo scenario che emerge fotografa un contesto dove emergono intrecci tra difficoltà economiche reali e criminalità organizzata, con un imprenditore rimasto vittima di un meccanismo di sopraffazione che si estende dal nord Italia fino alla Calabria.