Per sei settimane, durante l’estate milanese, una scuola media si è trasformata in un set cinematografico. La puecher, parte dell’istituto rinnovata pizzigoni, ha ospitato un progetto che ha mescolato teatro, cinema e realtà quotidiana. Cinquanta studenti di seconda media, con una troupe guidata dal regista Fabio Martina, hanno portato in scena un lungometraggio che parla di scuola e adolescenti. “Finescuola Mai” ha debuttato in anteprima al Balóss Milan Junior Film Festival, catturando l’attenzione per il suo sguardo autentico e diretto sulla vita scolastica post-covid.
Il ruolo del regista e il coinvolgimento degli studenti
Fabio Martina ha diretto il film partendo da un’idea di base, rielaborata insieme ai ragazzi nel corso del laboratorio. Il regista racconta con chiarezza le sfide e le soddisfazioni di lavorare con una cinquantina di preadolescenti in piena estate. Non è stato semplice tenere alta l’attenzione, soprattutto considerando l’irrequietezza amplificata dalla pandemia, che ha lasciato tracce evidenti nella generazione attuale. Martina ha dovuto superare momenti di caos, come racconta il fatto di aver rotto otto megafoni durante le riprese.
Nonostante ciò, quando i ragazzi si mettevano davanti alla camera assumevano un atteggiamento professionale e recitavano con naturalezza. Il casting era già avvenuto attraverso brevi video in cui gli studenti si raccontavano usando il cellulare. Il regista sottolinea la spontaneità e la naturale propensione di questi giovani a esprimersi davanti all’obiettivo. Questo processo ha permesso di costruire un cast coeso che ha dato vita a personaggi realistici, capaci di comunicare il senso del film.
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Trama e tematiche del film “Finescuola Mai”
La pellicola è ambientata in una scuola media priva di insegnanti. I ragazzi varcano i cancelli come ogni giorno, ma scoprono che nessun docente è presente. Iniziano allora a portare avanti da soli lezioni su temi molto attuali: ecologia, sessualità, ambiente e relazione con i social network. Questa autonomia creata dai ragazzi richiama dinamiche di gruppo e rapporti di potere, infatti qualcuno tenta di trasformare la scuola in un territorio di dominio, in linea con le tensioni di un “signore delle mosche” contemporaneo.
Il film si inserisce in una tradizione narrativa dedicata agli adolescenti, offrendo spunti di riflessione non solo per i coetanei ma anche per gli adulti. Vengono poste domande precise sul ruolo degli insegnanti oggi, sul loro rapporto con i giovani e sulla definizione stessa di scuola. Le tematiche affrontate spingono a riconsiderare la scuola come spazio di crescita e confronto, ma anche di conflitti e difficoltà.
La scuola come luogo di appartenenza e identità
Nel film, nonostante l’assenza di personale scolastico, i ragazzi non abbandonano la scuola. I cancelli rimangono aperti e l’edificio diventa un luogo in cui restare e costruire legami significativi. L’idea emerge chiara: la scuola non è più solo un contenitore di lezioni frontali, ma lo spazio in cui gli studenti trovano una loro identità e un senso di comunità.
Il regista richiama il paragone con il passato, quando il cortile era il punto d’incontro, mentre oggi gli studenti trovano nella scuola un luogo dove coltivare amicizie e un sentimento di protezione. L’assenza dei docenti prima galvanizza i ragazzi, poi li lascia spaesati, ma nemmeno questo li spinge a uscire o abbandonare quel riferimento fondamentale. Lo spazio scolastico diventa così la casa di un’intera generazione di adolescenti.
Prospettive per la distribuzione e il futuro del film
Il film “Finescuola Mai” si avvia a un percorso nei festival dedicati al cinema per ragazzi, grazie anche al supporto del network cui appartiene il Balóss Milan Junior Film Festival. L’obiettivo è raggiungere le scuole, proponendo il film come un’occasione di riflessione sia per gli studenti che per i docenti.
I professori della puecher, coinvolti durante le riprese, si sono confrontati con le domande del film in merito al loro ruolo e alla funzione scolastica. Il progetto non si limita a un’esperienza artistica, ma apre uno spazio di dialogo tra generazioni dentro la scuola stessa. Il lavoro di Martina e dei ragazzi potrebbe continuare a sollevare temi decisivi per la scuola italiana e per la crescita degli adolescenti.