Nel contesto degli attuali conflitti internazionali, la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi ha lanciato un forte appello invitando i Comuni di tutto il mondo a unirsi per chiedere la fine immediata delle ostilità. L’invito, reso noto durante un panel dedicato alla pace all’Expo 2025 di Osaka, richiede un’immediata interruzione delle guerre che stanno mietendo vittime innocenti in zone come l’Ucraina e Gaza, nonché in altri teatri dimenticati di conflitto. Ferdinandi evidenzia il ruolo centrale delle amministrazioni locali nella promozione di una diplomazia di prossimità e nella difesa dei diritti umani fondamentali.
Vittoria Ferdinandi a Expo 2025 Osaka: un appello dalla Regione Umbria per la pace
Durante la Settimana dell’Umbria all’Expo 2025 di Osaka, Vittoria Ferdinandi, sindaca di Perugia e delegata dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani per la pace, ha preso parte a un incontro tematico sul tema della pace. Nel suo intervento ha sottolineato la necessità che tutte le città si uniscano in un fronte comune per chiedere il blocco immediato delle guerre in corso. La sindaca ha ricordato il valore simbolico di Hiroshima come monito contro la distruzione causata dalla guerra e la violenza armata. Ha inoltre messo in luce come l’evento in Giappone non si limiti solo alla promozione di cultura e sviluppo, ma costituisca un’occasione per portare all’attenzione globale tematiche di rilevanza sociale e umanitaria.
Ferdinandi ha fatto riferimento all’Expo come piattaforma per ribadire con forza che la pace riguarda tutti, dai governi ai cittadini, e ha offerto all’interno di questo palcoscenico internazionale un messaggio chiaro: fermare la violenza e proteggere la vita. La sua presenza ha contribuito a rafforzare il riconoscimento delle amministrazioni locali come protagoniste nella costruzione di un dialogo diretto tra i popoli.
La denuncia dei conflitti globali e l’esigenza di proteggere i civili
La guerra in Ucraina prosegue da oltre due anni senza tregua, causando distruzione in moltissimi centri abitati e sofferenze incalcolabili per la popolazione civile. Vittoria Ferdinandi ha richiamato l’attenzione proprio su questa realtà, evidenziando come le ferite del conflitto si materializzino non solo nelle rovine ma anche nella crisi umanitaria che colpisce migliaia di persone. A queste si aggiunge la tragedia di Gaza, dove la popolazione subisce bombardamenti incessanti, con conseguenze devastanti per bambini, donne e uomini costretti a vivere anche senza accesso all’acqua, al cibo e ai servizi sanitari di base.
Oltre a questi due focolai più evidenti, la sindaca di Perugia ha citato conflitti spesso ignorati dai riflettori mediatici, come quelli in Sudan, Yemen, Sahel e Haiti. Questi “teatri dimenticati” si caratterizzano per violenze e difficoltà che rimangono invisibili alla maggior parte dell’opinione pubblica ma che continuano a mietere vittime innocenti. La testimonianza di Ferdinandi si sofferma sulle conseguenze dirette e indirette di questi scontri: le sofferenze quotidiane di intere popolazioni.
In questo quadro, l’appello parte dalla consapevolezza che dietro ogni guerra ci sono volti umani e storie spezzate, troppe volte silenziate. È un invito urgente a riconoscere e fermare questa catena di dolore.
I Comuni come attori di pace e la “diplomazia dal basso”
Un elemento centrale del discorso di Vittoria Ferdinandi è il ruolo che le amministrazioni locali possono assumere nel promuovere la pace. I Comuni sono definiti come “istituzioni più vicine alle persone”, capaci di offrire uno spazio concreto di incontro e solidarietà. Anche se le decisioni sulle guerre spettano alle alte sfere politiche, i sindaci e le comunità possono costruire una “rete di diplomazia dal basso” capace di incarnare e diffondere il desiderio di pace.
L’esperienza diretta dell’accoglienza delle persone rifugiate, della condivisione delle loro storie e della testimonianza delle ferite lasciate dai conflitti, spinge i Comuni a farsi portavoce delle necessità degli individui più vulnerabili. La sindaca di Perugia ha richiamato l’attenzione su questo aspetto, sottolineando come sia proprio nei territori che si percepisce la dimensione umana del dolore e la necessità di risposte immediate.
Questo coinvolgimento assume una valenza politica e morale: i Comuni non possono restare spettatori, ma devono diventare voci autorevoli per i diritti dei civili e promotori di soluzioni pacifiche. Il messaggio è chiaro: è nelle città, nelle piazze e nelle assemblee locali che si può iniziare a costruire un’alternativa alla guerra.
Pace come responsabilità politica e scelta quotidiana
Nel suo intervento, Vittoria Ferdinandi ha ripreso un pensiero di Aldo Capitini per sottolineare che la pace non è un obiettivo utopistico, ma una responsabilità concreta e urgente. Scegliere la pace significa scegliere la vita e riappropriarsi della capacità di convivere, come popoli e come umanità.
Secondo la sindaca, la pace non si limita a essere un risultato finale da raggiungere ma deve essere praticata ogni giorno come mezzo di relazione, di confronto e di rispetto reciproco. Si tratta di un impegno che coinvolge le istituzioni pubbliche, le comunità, le famiglie. Questo costante lavoro di costruzione può contrastare la pressione delle logiche armate che spesso sembrano sopraffare ogni slancio di dialogo.
Il messaggio di Ferdinandi invita a non abbassare la guardia e a far pesare la voce dei corpi intermedi, cioè quelle realtà che rappresentano i cittadini nel loro quotidiano. La pace richiede volontà e azione, non solo a livello internazionale, ma anche nella dimensione locale, capillare e tangibile.
I temi affrontati durante la Settimana dell’Umbria a Osaka testimoniano che, anche in un appuntamento dedicato a innovazione e sviluppo, resta cruciale affrontare le questioni legate ai diritti umani, alla dignità e al rispetto tradotti nella richiesta di un cessate il fuoco immediato ovunque nel mondo.
Ultimo aggiornamento il 2 Settembre 2025 da Elisa Romano