Le nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti hanno colpito duramente le esportazioni europee, mettendo a rischio settori chiave dell’economia italiana. L’europarlamentare Marco Squarta lancia l’allarme sulle conseguenze di queste misure e chiede interventi rapidi per difendere soprattutto le piccole e medie imprese. Lo scontro commerciale tra Europa e Washington richiede un cambio di strategia, altrimenti la fragile ripresa post-pandemia rischia di arenarsi.
Dazi Usa, l’Italia paga il conto più caro
I nuovi dazi su molti prodotti europei hanno colpito in modo particolare l’Italia, soprattutto le filiere tradizionali. Agroalimentare, vino, meccanica di precisione, automotive e tessile sono i settori più esposti alle tariffe Usa. Gran parte di queste industrie è formata da piccole e medie imprese, che rappresentano il cuore dell’economia italiana. Ora rischiano di perdere terreno sui mercati internazionali. I costi aumentano e si riflettono su prezzi e margini di guadagno.
Squarta avverte che senza un accordo tra Europa e Stati Uniti si sarebbe rischiata una vera e propria guerra commerciale, con nuove barriere a bloccare le esportazioni. L’intesa raggiunta ha evitato il peggio, ma i problemi non sono spariti del tutto. Restano questioni tecniche da risolvere e i costi dei dazi pesano ancora su produttori ed esportatori. La crescita economica italiana potrebbe rallentare, proprio quando le aziende cercano di uscire dalle difficoltà degli ultimi anni.
Tre richieste chiare alla Commissione Europea
Per fronteggiare questa situazione, Squarta chiede alla Commissione europea di intervenire su tre fronti precisi. Prima di tutto, serve un sostegno economico diretto alle imprese colpite dai dazi, per alleviare il peso delle spese extra. Poi, c’è bisogno di semplificare le regole, spesso troppo complicate e burocratiche, che rendono più difficile la vita delle aziende. Snellire questi passaggi può aiutare a mantenere la competitività.
Infine, Squarta punta il dito contro quelle norme europee che funzionano come veri “dazi nascosti”. Politiche interne che aumentano i costi di produzione senza portare vantaggi commerciali, e che finiscono per pesare sulle spalle delle imprese. Questi interventi sono essenziali per adattarsi al nuovo scenario. La pressione fiscale e burocratica rischia di schiacciare ancora di più le PMI italiane, già in difficoltà.
Il Green Deal sotto accusa
Un altro punto caldo riguarda il Green Deal europeo. Squarta critica le politiche ambientali e fiscali di Bruxelles, che secondo lui mettono ulteriore pressione sulle filiere italiane. Questi oneri si sommano ai dazi esterni, creando un doppio peso per le imprese. L’europarlamentare avverte che così il sistema produttivo rischia di non reggere.
La proposta è di introdurre misure di defiscalizzazione mirate, un fondo speciale per sostenere il Made in Italy e sospensioni temporanee di alcune norme che non sono compatibili con la fase attuale. L’obiettivo è bilanciare le esigenze ambientali con la necessità di salvaguardare la produzione. Squarta ribadisce che la sostenibilità non può diventare un pretesto per affossare l’industria italiana, e invita l’Europa a rivedere le sue scelte per evitare effetti troppo restrittivi.
Governo Italiano e scontro politico interno
A livello nazionale, Squarta riconosce il lavoro del governo italiano per evitare uno scontro aperto con gli Stati Uniti. L’accordo raggiunto è un primo passo per evitare tensioni più gravi. Ma invita l’Europa a prendere in mano la situazione e a proteggere davvero le imprese italiane. Difenderle non è un favore, ma un dovere.
Nel dibattito politico interno, Squarta non risparmia critiche agli avversari, in particolare all’ex premier Giuseppe Conte, accusato di non aver reagito ai dazi Usa del 2019 che colpirono l’agroalimentare italiano. L’europarlamentare sottolinea l’importanza della coerenza, anche quando si è all’opposizione, per affrontare le sfide economiche internazionali.
La questione dei dazi e delle politiche europee resta aperta e delicata. Il futuro del Made in Italy e la sua capacità di competere all’estero continuano a essere al centro del dibattito politico e istituzionale, a pochi mesi dall’avvio del nuovo ciclo economico.
Ultimo aggiornamento il 29 Luglio 2025 da Andrea Ricci