Il diritto alla mobilità in Umbria resta un tema aperto e delicato dopo che il governo ha espresso parere contrario a una proposta per tutelare i cittadini della regione. La questione riguarda soprattutto l’esclusione dell’Umbria dalle principali reti infrastrutturali nazionali e le conseguenze di investimenti non adeguati alle esigenze locali.
La bocciatura dell’ordine del giorno al decreto infrastrutture
Anna Ascani, vicepresidente della Camera e deputata del Partito Democratico, ha denunciato in Aula a Montecitorio la decisione della maggioranza di respingere il suo ordine del giorno presentato nell’ambito del decreto infrastrutture. L’obiettivo era quello di garantire maggior attenzione alle necessità di mobilità degli abitanti umbri, ma il testo è stato rigettato insieme al parere negativo espresso dal governo.
Ascani ha sottolineato come questa scelta dimostri scarso interesse verso un tema fondamentale per la regione. La sua proposta mirava infatti a modificare alcuni aspetti normativi e finanziari affinché si potessero avviare interventi concreti sulle vie di comunicazione regionali. Il voto contrario evidenzia una divergenza politica sulla priorità da assegnare all’Umbria rispetto ad altre zone italiane.
Le richieste reiterate per migliorare le infrastrutture umbre
La deputata dem ha ricordato che più volte nel corso delle ultime legislature sono state avanzate interrogazioni parlamentari e interpellanze indirizzate all’esecutivo riguardo alla situazione delle infrastrutture umbre. Questi atti parlamentari chiedevano interventi mirati per evitare che l’Umbria restasse tagliata fuori dai collegamenti ferroviari principali o da altre forme di trasporto pubblico efficiente.
Il problema centrale consiste nell’assenza della regione umbra tra i nodi strategici delle grandi direttrici nazionali, fatto che limita fortemente gli spostamenti dei residenti sia dentro sia fuori i confini regionali. Le richieste puntavano ad ottenere risorse specifiche, piani operativi dettagliati e garanzie sull’effettiva realizzazione dei lavori necessari.
L’impatto degli investimenti su treni veloci destinati alla linea lenta
Un punto critico segnalato riguarda gli investimenti recenti: 175 milioni di euro sono stati stanziati per acquistare nuovi treni veloci destinati originariamente alla linea direttissima ferroviaria nazionale. Tuttavia questi mezzi viaggeranno invece su una linea lenta come quella umbra, incapace quindi di sfruttarne appieno le potenzialità tecniche ed economiche.
Questa situazione crea un paradosso evidente: risorse ingenti destinate a migliorare la velocità dei trasporti finiscono col non produrre benefici significativi in Umbria proprio perché manca un’infrastruttura adeguata dove impiegare tali treni modernissimi. Ciò rischia inoltre amplificare ulteriormente il divario tra regioni con rete veloce consolidata e territori penalizzati dall’inadeguatezza delle connessioni ferroviarie.
Le battaglie future per assicurare mobilità equa agli umbri
Nonostante questo scenario sfavorevole Anna Ascani conferma l’impegno continuo nel portare avanti iniziative politiche tese a difendere il diritto alla mobilità degli umbri come condizione irrinunciabile per lo sviluppo locale ed equo accesso ai servizi pubblici fondamentali.
La sfida rimane quella di evitare che muoversi dentro o fuori dalla regione diventi privilegio riservato solo ad alcuni gruppi socialmente o economicamente avvantaggiati ma restando invece una possibilità concreta estesa a tutti i cittadini senza discriminazioni territoriali o economiche rilevanti.
L’attenzione verso questo tema potrebbe intensificarsi nelle prossime settimane con ulteriori attacchi parlamentari al governo affinché corregga scelte poco favorevoli all’Umbria sul piano infrastrutturale; parallelamente potrebbero emergere nuove proposte alternative capaci di rilanciare concretamente collegamenti più efficienti nella zona centrale d’Italia.