Diffusione e manipolazione senza consenso di immagini femminili, la sindaca di Perugia richiama a una svolta culturale

Perugia, la sindaca chiede una svolta contro la diffusione non consensuale di immagini femminili. - Unita.tv

Giulia Rinaldi

28 Agosto 2025

Negli ultimi giorni sono emerse notizie che raccontano di donne, mogli, compagne e anche figure politiche vittime della diffusione e manipolazione delle loro fotografie senza permesso. Questi eventi non sono casi isolati ma manifestano una cultura radicata che non rispetta il consenso e considera il corpo femminile un oggetto maschile. La sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, delegata Anci alle Pari opportunità, esprime una dura critica a questa realtà, sottolineando come la condivisione e la modifica di immagini private rappresentino molto più di un mero abuso digitale: sono la conseguenza di una mentalità patriarcale che alimenta la violenza contro le donne a ogni livello. Nel contesto italiano contemporaneo, queste dinamiche trovano tragicamente espressione anche negli episodi di femminicidio.

La radice culturale della violenza online e offline contro le donne

Secondo la sindaca Ferdinandi, alla base della condivisione non autorizzata e della manipolazione sessista di immagini femminili c’è una cultura che nega il consenso e considera il corpo delle donne come proprietà maschile. Questo fenomeno si inserisce in un contesto più ampio di violenza di genere che in Italia continua a manifestarsi sia nei comportamenti sociali sia in quelli criminali.

Questi atti non vanno interpretati come episodi marginali ma come espressioni di una mentalità che riproduce disuguaglianze e giustifica il possesso violento, arrivando nei casi più estremi al femminicidio. Per contrastare questo, le autorità italiane hanno dato avvio ad alcune misure legali rilevanti: ad esempio, è in fase di rafforzamento un registro pubblico che raccoglie dati sui condannati per reati domestici e di genere, e si prevede l’applicazione obbligatoria di percorsi psicoterapeutici per prevenire comportamenti recidivi.

L’emergere di queste forme di violenza mediatica riflette anche l’impatto delle tecnologie digitali e dei social media, in cui la diffusione di immagini avviene spesso senza controllo e senza rispetto per la privacy individuale. Questa realtà impone un’attenzione particolare sul piano culturale, per limitare l’uso strumentale del corpo femminile e rafforzare la consapevolezza del consenso come fondamento di qualsiasi rapporto.

La necessità di un cambiamento profondo a partire dall’educazione

Vittoria Ferdinandi pone l’accento sulla necessità di un intervento culturale che vada ben oltre l’inasprimento delle leggi o l’aggiunta di ore di educazione civica nelle scuole. Per lei, serve un investimento stabile e duraturo in un cambiamento sociale radicale, che conduca a una società paritaria basata sul rispetto reciproco e sulla cultura del consenso.

La sindaca ribadisce che questo passaggio deve iniziare fin dall’infanzia, attraverso programmi educativi strutturati che insegnino il valore dell’autonomia corporea e il rispetto delle diversità di genere. Esistono studi che confermano come la violenza di genere venga perpetuata da schemi culturali profondamente radicati nella nostra società patriarcale. Perciò, un’educazione mirata può aiutare a cancellare forme di misoginia anche velate che si manifestano su scala sociale e tecnologica.

Un cambiamento di tale portata richiede il coinvolgimento di diversi attori, dalle istituzioni scolastiche alle famiglie, fino ai media, perché siano veicoli di modelli di comportamento rispettosi. Secondo Ferdinandi, questo processo educativo dovrà affiancare ma non sostituire l’intervento normativo, creando così un ambiente in cui i diritti delle donne siano riconosciuti e protetti a ogni passo della vita sociale.

L’impegno delle amministrazioni comunali e la campagna permanente di anci

La sindaca sottolinea come molti amministratori comunali lavorino ogni giorno per combattere ogni forma di violenza di genere e promuovere il riconoscimento delle pari opportunità. Questi sforzi includono iniziative concrete pensate per diffondere una cultura del rispetto tra cittadini e sostenere le vittime.

Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani, ha messo a punto una campagna permanente che resterà attiva tutto l’anno. L’obiettivo è mantenere alta l’attenzione pubblica sulla questione della violenza contro le donne e ricordare per quanto riguarda il corpo femminile che non può e non deve mai esser toccato senza consenso.

Questa iniziativa si inserisce in un approccio più ampio di prevenzione e sensibilizzazione che si estende alla sfera culturale e istituzionale. Gli amministratori sono chiamati a coordinare azioni di supporto ai cittadini, a favorire la conoscenza delle risorse a disposizione per chi subisce violenze, e a stimolare una riflessione collettiva sulle conseguenze sociali e personali di tali reati.

La cura del dialogo pubblico e di interventi diretti sui territori rappresenta, secondo Ferdinandi, una dimensione fondamentale per consolidare la lotta alla violenza di genere, che non riguarda solo le vittime individuali ma l’intera comunità nazionale. La percezione e il rispetto dei diritti, infatti, si costruiscono con un lavoro quotidiano lontano dai riflettori, ma con effetti profondi nella vita delle persone.

Nel 2025, le istanze di modifica culturale, l’applicazione di nuove norme e l’attività di sensibilizzazione da parte degli enti locali disegnano un quadro in cui la battaglia contro la violenza sulle donne non è più rimandabile ma si rivela come un impegno collettivo da portare avanti senza pause.

Ultimo aggiornamento il 28 Agosto 2025 da Giulia Rinaldi