Il caso di Amina Sailhoui, uccisa brutalmente dal marito a Settala, ha scosso la comunità di Milano e dintorni. Ora si avvicina un momento decisivo: l’udienza davanti al tribunale dei minorenni che definirà il destino della figlia della donna, una bambina di dieci anni che ha assistito all’omicidio e ha chiamato i soccorsi. Da quella notte, la sua vita è cambiata per sempre. Le scelte che verranno prese nelle prossime settimane cercheranno di costruire intorno a lei una nuova realtà, almeno lontana dai traumi vissuti.
Fissata l’udienza per l’affidamento della bambina dopo l’omicidio
L’udienza per decidere l’affidamento della figlia di Amina Sailhoui si terrà lunedì 12 maggio davanti al tribunale dei minorenni di Milano. L’uomo accusato dell’omicidio della donna, Khalid A., è detenuto nel carcere di San Vittore. Lo sappiamo perché il giudice per le indagini preliminari, Emanuele Mancini, ha convalidato l’arresto lo scorso 5 maggio, su richiesta del pubblico ministero Antonio Pansa. Khalid A. ha confessato il delitto, che è avvenuto sabato sera, quando ha colpito la moglie con una dozzina di coltellate. I legali dell’uomo, Giorgio Ballabio e Maria Cristina Delfino, hanno chiesto che lui possa essere presente all’udienza, anche se si trova in carcere, depositando intanto una memoria difensiva.
Nel frattempo, quella bambina che tanto ha sofferto per quello che ha vissuto, è affidata allo zio materno, persona di riferimento per lei nelle ore immediatamente successive alla tragedia. L’udienza rappresenta una tappa cruciale per stabilire dove e con chi potrà vivere, in un momento di grande fragilità.
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Le decisioni sul futuro e la responsabilità genitoriale post-omicidio
Il pubblico ministero per i minori, Moscianese Santori, ha avanzato una richiesta netta: chiedere al giudice di dichiarare la decadenza o almeno la limitazione della responsabilità genitoriale a carico di Khalid A., che è ritenuto responsabile dell’omicidio della moglie. Si tratta di una scelta che mira a tutelare la bambina dalle conseguenze di un legame ora macchiato da un dramma insopportabile.
L’affidamento alla famiglia dello zio materno, pur adottato in via d’urgenza per offrire un primo rifugio alla minore, sarà sottoposto a un’attenta valutazione. Il giudice verificherà se questo ambiente possa garantire un contesto sicuro e capace di offrire alla bambina le condizioni minime per una crescita equilibrata e il supporto necessario per elaborare il lutto e il trauma.
Non solo la famiglia, ma anche gli operatori sociali e psicologi saranno coinvolti nel determinare quale strada seguire. Garantire un ambiente stabile, dove la bambina possa sentirsi protetta e amata, si presenta come una sfida complessa vista l’entità dei fatti accaduti.
L’importanza delle radici e la scuola come punto di riferimento
La bambina frequenta le scuole primarie di Settala, dove è conosciuta e seguita dai compagni e dagli insegnanti. La preside, Concetta Frazzetta, ha spiegato come i bambini della sua classe stiano preparando dediche e pensieri per lei. Tutto questo rende evidente quanto il tessuto sociale di Settala rappresenti una vera rete di sostegno e affetto.
Spostare la bambina lontano da questo ambiente sicuro rischierebbe di aggravare il trauma. L’affetto di pari, insegnanti e famiglie è un punto fermo da preservare. Anche la scuola ha prontamente attivato percorsi psicologici per aiutare i piccoli a comprendere e gestire un evento così doloroso.
La reazione della comunità e la raccolta fondi per il futuro della bambina
La bambina frequenta le scuole primarie di Settala, dove è conosciuta e seguita dai compagni e dagli insegnanti. La preside, Concetta Frazzetta, ha spiegato come i bambini della sua classe stiano preparando dediche e pensieri per lei. Tutto questo rende evidente quanto il tessuto sociale di Settala rappresenti una vera rete di sostegno e affetto.
Spostare la bambina lontano da questo ambiente sicuro rischierebbe di aggravare il trauma. L’affetto di pari, insegnanti e famiglie è un punto fermo da preservare. Anche la scuola ha prontamente attivato percorsi psicologici per aiutare i piccoli a comprendere e gestire un evento così doloroso.
Questa vicinanza non è un dettaglio secondario. Significa per la bimba continuare a vivere attorno a luoghi che conosce, dove trova una comunità pronta a sostenerla con delicatezza. Non è semplice riconoscere nella scuola soltanto un luogo di apprendimento, ma una parte fondamentale della sua vita quotidiana, indispensabile anche per ricostruire una dimensione di normalità.
Il femminicidio di Amina Sailhoui ha colpito profondamente l’intera comunità di Settala e Caleppio, che si è organizzata per offrire aiuto concreto alla bambina rimasta orfana. A poche ore dalla tragedia è stata avviata una raccolta fondi coordinata dal Comune e dall’assessorato ai servizi sociali.
L’obiettivo è mettere a disposizione risorse per le necessità presenti e future della minore, dalla cura psicologica alle esigenze materiali. Il gesto della cittadinanza si è tradotto in un contributo immediato: in poche ore la somma raccolta ha superato i mille euro, con un traguardo fissato a 50mila.
La città non si è limitata a parole o manifestazioni: il gesto pratico parla di una volontà condivisa di prendersi cura di una bambina che ha conosciuto più dolore di quanto dovesse. Tra questo vicinato, molte persone hanno partecipato anche alla fiaccolata in memoria di Amina, mostrando un legame di solidarietà capace di accompagnare la famiglia in un percorso ancora aperto e incerto.