
Il presunto ritrovamento del corpo di padre Paolo Dall’Oglio, gesuita scomparso in Siria otto anni fa, è stato annunciato vicino a Raqqa, ma l’identificazione non è ancora definitiva. - Unita.tv
Il presunto ritrovamento del corpo di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita scomparso otto anni fa in Siria, ha acceso l’attenzione internazionale. La notizia è stata diffusa dal vescovo di Qamishlie e confermata dal nunzio apostolico della Santa Sede a Damasco, cardinal Mario Zenari. Il ritrovamento sarebbe avvenuto in una fossa comune nei pressi di Raqqa, zona che ha vissuto una lunga occupazione da parte dello Stato Islamico. Restano però molti punti da chiarire sulle modalità dell’identificazione e sulla causa della morte.
Il ritrovamento in una fossa comune vicino a raqqa
Il corpo di un uomo in abiti religiosi è stato trovato in una fossa comune nei dintorni di Raqqa, città siriana che è stata per anni un centro nevralgico del cosiddetto Stato Islamico. L’annuncio è stato fatto dal vescovo di Qamishlie, che ha indicato l’identificazione preliminare come possibile corpo di padre Paolo Dall’Oglio. Il ritrovamento è frutto di indagini sul terreno, ma le autorità e le fonti religiose sottolineano che serve ancora mettere a punto dati più chiari e precisi per confermare con assoluta certezza.
Raqqa, chiamata anche “capitale” del califfato negli anni della guerra, è stata teatro di scontri intensi e ritrovamenti di fosse comuni dopo la liberazione. Le forze locali e internazionali hanno avviato operazioni di recupero e identificazione dei corpi, spesso complicate da mancanza di documenti o di dati certi. In questo contesto si inserisce la scoperta del presunto corpo di un religioso italiano scomparso nel 2013.
Conferme e incertezze da parte delle autorità vaticane
La notizia è stata confermata a Oggi dal cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco. Il religioso ha affermato di essere stato informato il giorno precedente dal vescovo di Qamishlie e ha spiegato che l’identificazione non è ancora definitiva. Ha aggiunto che sono stati contattati i gesuiti presenti in Siria per ulteriori accertamenti e per verificare la corrispondenza del ritrovamento con padre Paolo Dall’Oglio.
Il cardinal Zenari ha precisato che le indicazioni sulla località del ritrovamento sono ancora poco precise, così come quelle relative all’identità del corpo. La cautela deriva dal fatto che le fosse comuni nella regione possono contenere corpi di molte vittime del conflitto e la mancanza di documentazione rende complessa ogni conferma. L’ambasciatore della Santa Sede resta in contatto con le comunità religiose per seguire da vicino gli sviluppi.
La scomparsa di padre paolo dall’oglio e il contesto siriano
Padre Paolo Dall’Oglio è sparito il 29 luglio 2013 mentre si trovava nel nord della Siria, un’area allora sotto il controllo dello Stato Islamico. Il gesuita romano si era recato in quella zona con l’intento di mediare per la liberazione di alcuni ostaggi e per tentare un dialogo tra le parti in conflitto. Non si hanno notizie da quel giorno, nonostante varie ricerche e appelli della Santa Sede.
Il contesto siriano di quegli anni era segnato da una guerra feroce tra forze governative, gruppi ribelli e organizzazioni islamiste radicali. Raqqa era uno dei luoghi più pericolosi, sotto il controllo diretto dello Stato Islamico fino a quando non è stata liberata nel 2017. La sparizione di padre Paolo ha rappresentato uno dei casi più noti di sequestri e sparizioni forzate in quel teatro di guerra.
Le implicazioni del ritrovamento per la comunità religiosa e internazionale
La possibile identificazione del corpo di padre Paolo Dall’Oglio ha un valore simbolico importante per la Chiesa e per chi segue con attenzione le vicende del Medio Oriente. La Santa Sede ha sempre mantenuto vive le intenzioni di fare luce sulla sua sorte, e questa notizia potrebbe offrire finalmente risposte a otto anni di silenzio.
Il caso richiama l’attenzione sulle condizioni di sicurezza degli operatori religiosi e umanitari nelle aree di conflitto, dove il rischio di rapimenti e violenze resta alto. Le indagini sul ritrovamento saranno fondamentali per stabilire le cause della morte, il periodo e le circostanze in cui il corpo è stato sepolto in quella fossa comune.
La comunità internazionale segue con interesse anche gli sviluppi relativi alla liberazione di altre persone scomparse durante il conflitto siriano. Il ritrovamento di scheletri o resti umani in fosse comuni continua a offrire frammenti di verità sulle tante tragedie nascoste nel Medio Oriente dal 2011.