La vicenda che ha coinvolto Carlo Castellani, ex calciatore noto prima della seconda guerra mondiale, ha visto una svolta fondamentale nel 2025. Il tribunale di Firenze ha emesso una sentenza che qualifica come crimini di guerra gli atti compiuti dai nazisti durante la deportazione e la successiva morte di Castellani. Questo pronunciamento apre la strada a risarcimenti per la famiglia, grazie al fondo istituito dal governo italiano nel 2022 per le vittime del conflitto e i loro eredi. La decisione è arrivata in coincidenza con l’ottantesimo anniversario della liberazione dei lager di Mauthausen e Gunsen, luoghi chiave nella vicenda del calciatore e martire dell’epoca.
Il percorso della sentenza e l’impatto sulle famiglie delle vittime
Il procedimento giudiziario si è concluso con una sentenza di primo grado che riconosce la natura di crimini di guerra per quelle azioni commesse nel 1944 contro Carlo Castellani. L’istanza era stata avanzata dai familiari, che hanno puntato a ottenere un risarcimento economico tramite il fondo governativo pensato per le vittime delle deportazioni nazifasciste. La cifra indicata si aggira su alcune centinaia di migliaia di euro. Il tribunale ha depositato la sentenza il 5 maggio, giorno simbolico che ricorda la liberazione dei due campi di concentramento coinvolti nella storia. Il riconoscimento legale di queste violazioni è significativo per la famiglia e per l’intera comunità locale di Montelupo Fiorentino, dove Castellani viveva prima della deportazione. L’iter giudiziario conferma una forma di giustizia dopo lunghi anni di attesa e ricostruzioni storiche.
Carlo castellani: dal campo da calcio al lager, la storia di un sacrificio
Carlo Castellani nacque nel 1909 e si fece conoscere nel mondo del calcio italiano tra gli anni venti e trenta. Tifosi e appassionati lo ricordano ancora nel ruolo di attaccante, con un lungo percorso nell’Empoli, nel Viareggio e nel Livorno, fino a giocare in serie A. Fu soprattutto con l’Empoli che stabilì un record di gol, superato solo molto tempo dopo da Francesco Tavano. Dopo l’esperienza sportiva, Castellani riprese l’attività di commerciante nel negozio di legname del padre David. Nel 1944, insieme ad altri 22 uomini di Montelupo Fiorentino, fu arrestato perché ritenuto ostile ai regimi fascista e nazista. Il suo gesto più noto è il sacrificio nel farsi prendere al posto del padre, che non voleva aderire al regime. Carlo finì nei lager di Mauthausen e Gunsen, dove si ammalò gravemente e morì in condizioni durissime. Aveva solo 35 anni.
Leggi anche:
La memoria e la comunità di montelupo di fronte a un’eredità dolorosa
La città di Montelupo Fiorentino non ha mai dimenticato Carlo Castellani e la sua tragica fine. Lo stadio di Empoli porta il suo nome, un tributo alla carriera sportiva e al valore umano dimostrato nel corso della guerra. Nel 2025, il Comune si è stretto attorno ai suoi discendenti, con le parole del sindaco Simone Londi e dell’assessore Lorenzo Nesi. Hanno espresso solidarietà alla famiglia, definendo Castellani “martire innocente della barbarie nazifascista” e sottolineando l’importanza della sentenza come riconoscimento delle ingiustizie subite. La comunità continua a mantenere vivo il ricordo di quei deportati, con l’attenzione rivolta alle nuove generazioni per evitare che simili tragedie si ripetano. L’impegno civile e la memoria storica restano punti fondamentali nel racconto di Montelupo.