Le Dolomiti, splendida catena montuosa inserita nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO, affrontano oggi una sfida complessa legata all’overtourism. Strumenti moderni come i social media e prodotti culturali rendono alcune località celebri in pochi istanti, facendo aumentare visitatori in modo rapido ma spesso disorganizzato. Questo fenomeno apre interrogativi sulle strategie di promozione e gestione, con un dibattito acceso tra chi difende lo status UNESCO e chi invoca un ritorno a un’economia turistica più concreta e meno legata a un’immagine superficiale.
La viralità del Lago Di Braies come esempio di successo e criticità
Il Lago di Braies è diventato un caso emblematico della dinamica tra media, turismo e territorio. Grazie alla serie tv “A un passo dal cielo”, la località ha acquisito una fama improvvisa che l’ha trasformata in una meta da cartolina con una smisurata presenza di visitatori. I social network hanno amplificato questa popolarità, creando un flusso continuo di turisti attratti dall’immagine perfetta da fotografare e condividere. Ciò ha portato a una situazione di sovraffollamento difficile da gestire, con conseguenze sul fragile ambiente naturale e sull’esperienza stessa dei turisti.
L’eccesso di visitatori, spesso con permanenze brevi e mordi e fuggi, ha imposto limiti di accesso e restrizioni per cercare di contenere i danni causati. Le scene di folla e traffico intorno al lago rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema che investe anche altre destinazioni naturali come la Costiera Amalfitana o le Cinque Terre, dove il turismo, se gestito senza programmazione, rischia di soffocare le bellezze paesaggistiche e culturali.
La critica al modello di promozione turistica basata sull’immagine
Osvaldo Finazzer, del Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici, punta il dito contro un modo di promuovere il territorio basato principalmente sull’immagine da cartolina. Secondo Finazzer, questa strategia porta a un turismo superficiale, fatto di visite fugaci e distanti dal contesto culturale e locale. L’attenzione si concentra più sulla condivisione veloce di scatti sui social che sulla scoperta autentica del paesaggio o delle tradizioni. In questo modo, si genera un flusso turistico disorganizzato, fatto di presenze occasionali e non strutturate.
L’esperto sottolinea come questo approccio finisca per danneggiare il tessuto locale, che non riesce a offrire servizi adeguati o coinvolgere i visitatori in esperienze significative. Senza una programmazione solida e uno sforzo verso un turismo più consapevole, i territori rischiano di trasformarsi in semplici luoghi da ammirare in fretta, senza lasciare tracce reali di conoscenza o rispetto per l’ambiente.
La difesa della fondazione dolomiti Unesco e il ruolo delle istituzioni locali
Il dibattito acceso sulle Dolomiti vede anche la posizione chiara delle istituzioni che si occupano della gestione del sito UNESCO. Mattia Gottardi, assessore provinciale e membro del consiglio di amministrazione della fondazione Dolomiti Unesco, ha ribadito che né la fondazione né i territori meritano le critiche basate su estremizzazioni. Difendere la candidatura e la certificazione UNESCO significa valorizzare non solo il patrimonio naturale, ma anche la cultura e l’impegno di chi opera nel settore turistico.
Secondo Gottardi, la sfida non è rinunciare al riconoscimento, ma affrontare con intelligenza e pragmatismo le questioni legate all’aumento delle presenze. La provincia lavora per trovare nuovi equilibri tra accoglienza e tutela, puntando a un turismo più strutturato e rispettoso delle risorse. Le politiche pubbliche e la collaborazione con le comunità locali diventano strumenti fondamentali per migliorare la qualità dell’offerta e garantire una fruizione sostenibile nel tempo.
Le sfide future per le Dolomiti tra valorizzazione e sostenibilità
Il tema del turismo di massa nelle Dolomiti resta aperto e richiede un confronto continuo fra tutti gli attori coinvolti: istituzioni, comunità locali, operatori turistici e visitatori. L’obiettivo è mantenere viva la vocazione naturale e culturale del territorio, evitando che la fama repentina e i trend social compromettano l’equilibrio delicato di queste montagne.
Organizzare flussi turistici più lunghi e integrati con proposte culturali si presenta come una possibile strada per superare la crisi di un modello basato su turisti mordi e fuggi. Implementare servizi adeguati, informare meglio i visitatori e valorizzare eventi tradizionali potrebbero aiutare a creare un legame autentico con questo territorio che ha tanto da offrire oltre l’immagine perfetta. Le Dolomiti restano un patrimonio naturale e culturale che va vissuto con rispetto e cura, non solo fotografato e mostrato sui social.
Ultimo aggiornamento il 7 Agosto 2025 da Rosanna Ricci