Un tragico incidente ha segnato la giornata a Colfosco, località situata in Alta Badia, dove un giovane base jumper cinese di 25 anni ha perso la vita durante un lancio dal Piz da Lech. L’attività di base jumping si svolge spesso in ambienti montani estremi e richiede una perfetta coordinazione e condizioni ideali, ma eventi drammatici come questo evidenziano quanto questi sport espongano a rischi elevati. Ecco una ricostruzione dettagliata di quanto accaduto e delle operazioni di soccorso che ne sono seguite.
Il lancio fatale dal piz da Lech: dinamica e contesto
Il gruppo di base jumper era composto da atleti provenienti da varie nazioni, radunati per un lancio sulle pendici del Piz da Lech, vetta molto frequentata dagli appassionati di sport estremi in Alto Adige. Dopo il decollo regolare di un compagno, atterrato senza difficoltà, è toccato al 25enne cinese compiere il salto. Testimoni presenti hanno confermato che il lancio è avvenuto senza apparenti segni di problemi iniziali: il giovane si è gettato dalla parete rocciosa con il paracadute aperto ma, nonostante ciò, non ha raggiunto il punto previsto per l’atterraggio.
L’allarme è scattato quando il jumper non è atterrato al luogo pattuito e si sono attivate le ricerche. Questo tipo di incidenti è frequente in ambienti montuosi impervi dove correnti variabili, ostacoli naturali o errori di manovra mettono in difficoltà anche chi ha esperienza. Nel caso in questione, le condizioni del terreno e la geometria del canalone sottostante hanno complicato la situazione.
Operazioni di soccorso e recupero del corpo nel canalone
I soccorsi sono stati immediati: il Soccorso alpino dell’Alta Badia ha effettuato un sorvolo dalla zona per individuare la posizione del base jumper. Il corpo senza vita è stato localizzato in un canalone, una gola stretta e difficile da raggiungere a piedi e che ha richiesto una manovra eccezionale per il recupero.
Gli operatori hanno dovuto fissare 120 metri di corda partendo dall’elicottero per calarsi nel canalone e recuperare la salma. La procedura ha richiesto molta cautela per garantire la sicurezza di tutti i partecipanti allo sforzo di soccorso, data la conformazione rocciosa e scivolosa del terreno. Sul posto sono intervenute anche le forze dell’ordine per gli accertamenti di rito; la Guardia di finanza ha avviato le indagini per ricostruire la dinamica che ha portato all’incidente, garantendo il rispetto delle normative sulla sicurezza e il regolare svolgimento delle attività investigativa.
Rischi e precedenti incidenti sul piz da Lech durante il base jumping
Il Piz da Lech è noto come meta ambita per gli amanti del base jumping, sport che consiste nel lanciarsi da grandi altezze indossando un paracadute per volare verso un punto di atterraggio. Tuttavia, la montagna ha anche un triste precedente: l’8 agosto dello scorso anno un altro atleta, il bresciano Raian Kamel, 36 anni, morì in circostanze simili nello stesso luogo.
Episodi simili mettono in luce i pericoli insiti nel praticare sport estremi in spazi montani, soprattutto in zone con dislivelli importanti e passaggi stretti come i canaloni. L’esperienza e la preparazione tecnica non sempre sono sufficienti ad evitare incidenti, se si sommano condizioni ambientali imprevedibili o imprevisti durante il volo. Le autorità e le associazioni di soccorso richiamano da tempo l’attenzione sull’importanza di regole ferree e verifiche preventive per garantire la sicurezza di atleti e spettatori.
Il caso recente rappresenta un nuovo campanello d’allarme sulla sicurezza nel base jumping e pone l’attenzione sulla necessità di regolamentazioni più stringenti e controlli accurati prima di ogni lancio, soprattutto in territori alpini come l’Alta Badia dove gli spazi sono limitati e le condizioni meteo possono mutare rapidamente.
Ultimo aggiornamento il 5 Agosto 2025 da Rosanna Ricci