Tre giovani indagati per favoreggiamento nell’incidente mortale con la Lamborghini a Casal Palocco

Tre giovani indagati dopo l’incidente mortale con la Lamborghini a Casal Palocco. - Unita.tv

Matteo Bernardi

2 Settembre 2025

L’incidente avvenuto a Roma il 14 giugno 2023 ha avuto ripercussioni legali che coinvolgono anche i soci e collaboratori della società dietro la challenge social che ha portato alla tragedia. Matteo Di Pietro, il conducente della Lamborghini che ha investito un’auto con a bordo un bambino di 5 anni, è stato già condannato, mentre altri tre giovani sono ora accusati di aver cercato di nascondere le prove dell’accaduto.

I dettagli dell’incidente e il coinvolgimento di Matteo Di pietro

Il 14 giugno 2023, in via Macchia Saponara nel quartiere Casal Palocco di Roma, una Lamborghini condotta da Matteo Di Pietro ha travolto una Smart ForFour. Alla guida della Smart c’era Elena Uccello insieme ai suoi figli Manuel, di 5 anni, e la sorella. L’impatto è stato devastante: Manuel ha perso la vita sul colpo, mentre la madre e la sorella hanno riportato ferite contenute.

Gli investigatori hanno appurato che Di Pietro stava viaggiando a circa 120 km/h, più del doppio del limite consentito di 50 km/h. L’auto era stata noleggiata per affrontare una sfida social, una challenge che prevedeva di guidare la lamborghini per 50 ore consecutive senza scendere dal veicolo. La sfida era legata all’attività imprenditoriale dei giovani coinvolti, che avevano creato la società «The Borderline» per produrre contenuti sul canale Youtube.

Di Pietro ha patteggiato una pena a 4 anni e 4 mesi per l’omicidio stradale causato dall’incidente. L’episodio ha attirato l’attenzione soprattutto per le modalità con cui si è svolta la challenge e per le conseguenze drammatiche sui presenti.

Le accuse di favoreggiamento e il ruolo di Golinelli, Ciaffaroni e dutto

Subito dopo l’incidente, Leonardo Golinelli, socio al 50% di «The Borderline» con Di Pietro, ha inviato messaggi tramite Whatsapp in cui sollecitava la cancellazione da telefonini di ogni materiale fotografico o video riguardante l’impatto mortale. L’obiettivo sarebbe stato quello di far sparire le prove digitali, restringendo così l’accesso a elementi fondamentali per la ricostruzione del fatto.

La Procura di Roma ha chiuso le indagini nei confronti di Golinelli, contestandogli il reato di favoreggiamento e preannunciando la richiesta di rinvio a giudizio. Non è il solo coinvolto: Alessio Ciaffaroni e Simone Dutto, che viaggiavano sulla Lamborghini insieme a Di Pietro e lavoravano nel contesto della stessa società, sono indagati per aver contribuito alla rimozione delle telecamere e dei materiali video.

Secondo l’accusa, Ciaffaroni e Dutto avrebbero fatto sparire le telecamere Sony installate nella Lamborghini proprio per documentare la challenge. Questi dispositivi erano stati messi a bordo per catturare immagini e video durante la sfida social, ma sono improvvisamente spariti dalle ricostruzioni investigative.

Il legale di Dutto ha dichiarato pubblicamente che il suo assistito è del tutto estraneo all’accusa, negando qualunque coinvolgimento nella sottrazione dei dispositivi. L’indagine punta però a dimostrare che i giovani avrebbero tentato di ostacolare le indagini cancellando prove importanti.

La challenge social e la nascita di «the borderline»

La società «The Borderline» nasce dall’esigenza dei giovani protagonisti di trasformare una passione per le sfide e i video social in un’attività con un seguito e rendita economica. Il motto adottato da questi ragazzi si legge nei vecchi video pubblicati: «Noi siamo ricchi, ma ci piace spendere per farvi divertire». Questo slogan traduce la loro strategia di attirare visualizzazioni attraverso imprese spesso pericolose.

La sfida alla guida della Lamborghini era un tentativo di dimostrare resistenza e capacità al volante, girovagando per 50 ore senza fermarsi nel tentativo di registrare tutto per Youtube. La sfida era già stata preceduta da altri video dove, per esempio, Di Pietro e Ciaffaroni si confrontavano in prove come estrarre una chiave da un blocco di ghiaccio di cento chili.

La crescita della pagina Youtube aveva portato i ragazzi a costituire la società nel tentativo di gestire gli introiti derivati dalla pubblicazione dei video. Ma l’evento del 14 giugno ha segnato un punto di rottura con conseguenze pesanti sia per le vittime sia per i protagonisti della challenge.

Le attività di «The Borderline» sono state sospese a seguito del decesso, la società è stata chiusa e l’inchiesta ha concentrato l’attenzione sulle dinamiche legate al tentativo di distruggere prove digitali che potessero aggravare le posizioni degli indagati.

Il caso a Roma sottolinea come la voglia di visibilità sui social possa sfociare in azioni dalle conseguenze tragiche, innescando indagini e questioni legali che coinvolgono tutta la rete di persone collegate all’evento.

Ultimo aggiornamento il 2 Settembre 2025 da Matteo Bernardi