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Trasferimento di oltre 100 migranti dalla canonica di Vicofaro a Pistoia: fine di un decennio di accoglienza critica

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La rimozione degli oltre cento migranti dal centro improvvisato nella parrocchia di Vicofaro, a Pistoia, segna la conclusione di un’esperienza lunga quasi dieci anni. Il trasferimento è stato reso necessario da gravi problemi igienico-sanitari e da una ordinanza comunale emessa il 7 giugno. Dopo anni segnati da forti polemiche, la diocesi e le autorità locali hanno trovato nuove sistemazioni per i migranti in strutture più adatte all’accoglienza.

La decisione del comune e le ragioni dello sgombero

Il Comune di Pistoia ha disposto lo sgombero della canonica occupata dal gruppo di migranti a causa delle condizioni igieniche giudicate insostenibili. L’ordinanza firmata il 7 giugno ha sottolineato come la situazione fosse diventata troppo rischiosa per la salute pubblica, con ambienti inadatti a ospitare persone in modo dignitoso. Le criticità accumulate nel corso degli anni non hanno lasciato altra scelta alle istituzioni se non quella del trasferimento forzato.

L’amministrazione locale ha lavorato con attenzione per garantire che l’intervento avvenisse senza creare disordini o tensioni sul territorio. La situazione era particolarmente complessa perché i migranti avevano ormai stabilito legami nel quartiere e nella comunità parrocchiale. La scelta si è basata su dati precisi raccolti negli ultimi mesi riguardo le condizioni abitative e sanitarie della struttura occupata.

Le autorità hanno poi coordinato il passaggio verso nuovi spazi messi a disposizione dalla diocesi, evitando così che chi si trovava alla canonica restasse senza un luogo dove andare. In questo senso il Comune ha mostrato una linea ferma ma pragmatica: rispettare le regole garantendo al contempo assistenza ai soggetti coinvolti.

Il ruolo della diocesi e gli spazi alternativi offerti

La curia vescovile insieme alla Caritas si è impegnata attivamente durante tutta l’operazione per agevolare il trasferimento dei migranti dalle sedi originarie verso altre strutture più idonee sparse tra Pistoia, Quarrata e Larciano. Sono state messe a disposizione diverse canoniche inutilizzate o sale della curia stessa che offrono standard abitativi migliori rispetto alla vecchia sede.

Questi nuovi ambienti sono stati scelti anche considerando l’obiettivo dichiarato dalla diocesi: accompagnare gli immigrati lungo percorsi concreti verso una maggiore autonomia personale ed integrazione sociale. Operatori esperti e volontari continueranno ad affiancare i soggetti interessati nelle prossime fasi del loro percorso quotidiano.

Nonostante tutto questo impegno organizzativo alcune difficoltà permangono; don Massimo Biancalani, parroco storico della vicenda, ha presentato ricorso al Tar contro l’ordinanza comunale ed ha cercato mobilitazioni tramite i social network senza però ottenere sostegni significativi dai cittadini o dalle istituzioni politiche regionali.

Il vescovo Fausto Tardelli si è formalmente distanziato dalle posizioni assunte da don Biancalani confermando invece l’impegno ufficiale della curia verso soluzioni pratiche condivise con enti pubblici ed organizzazioni no profit impegnate nell’accoglienza diffusa sul territorio provinciale.

Situazioni residue nella struttura e misure adottate dalla curia

Dopo lo spostamento massiccio dei profughi rimangono solo alcuni ospiti fragili presso la canonica rimasta vuota in larga parte; tra questi persone affette da problemi psichici o tossicodipendenti che necessitano interventi personalizzati più delicati rispetto ai semplici alloggi temporanei convenzionali.

Per tutelare queste persone ma anche evitare nuovi ingressi incontrollati nei locali ormai svuotati sono stati installati pannelli alle entrate principali della chiesa parrocchiale cosicché possano essere controllate meglio tutte le eventualità future relative agli accessi negli spazi comuni utilizzabili come cucina o bagni ancora fruibili dagli ospiti rimasti senza limitazioni imposte dall’autorità religiosa locale.

L’obiettivo dichiarato della curia resta quello non solo di impedire fenomeni di sovraffollamento né incursioni esterne ma soprattutto quello di dare continuità assistenziale ai residenti risolvendo gradualmente lacune precedenti sulla gestione degli spazi. È stata inoltre ribadita la piena disponibilità ad accompagnare l’uscita definitiva dei pochi profughi ancora presenti affidandoli adeguatamente a contesti specialistici predisposti per supportarne cura e reinserimento basato sulla specifica complessità delle loro condizioni personali.

Uno spartiacque per l’accoglienza sul territorio provinciale

Di fatto questa operazione segna uno spartiacque netto fra quanto successo finora – ossia l’invasività dell’accoglienza inadeguata e poco regolamentata – ed una pianificazione futura che punta a sistemi più solidi e ambienti bene organizzati in cui sostenere concretamente chi arriva sul territorio provinciale, sempre nel rispetto delle normative vigenti sia sotto aspetti sanitari sia amministrativi.

Written by
Elisa Romano

Elisa Romano è una blogger italiana che si occupa di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. Con uno stile chiaro e coinvolgente, racconta i fatti e le storie del momento, offrendo riflessioni e approfondimenti per un pubblico sempre più attento e informato.

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