Tragico incidente nei cantieri dei Mondiali 2034: morto il primo lavoratore migrante in Arabia Saudita

Il 12 marzo 2025, Muhammad Arshad, un lavoratore migrante pakistano di 40 anni, è morto in un incidente sul lavoro all’Aramco Stadium di Al Khobar, sollevando interrogativi sulle condizioni nei cantieri per i Mondiali 2034.
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Tragico incidente nei cantieri dei Mondiali 2034: morto il primo lavoratore migrante in Arabia Saudita - unita.tv

La notizia della morte di un lavoratore migrante nei cantieri degli stadi per i Mondiali 2034 in Arabia Saudita ha suscitato preoccupazione e indignazione. L’operaio, Muhammad Arshad, è deceduto a causa di un incidente sul lavoro, segnando un triste primato in relazione a questo evento sportivo. La situazione solleva interrogativi sui diritti dei lavoratori e sulle condizioni di lavoro nei cantieri, già oggetto di critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani.

Dettagli dell’incidente mortale

Il tragico evento si è verificato il 12 marzo presso il cantiere dell’Aramco Stadium ad Al Khobar, dove Muhammad Arshad, un pakistano di 40 anni, ha perso la vita dopo essere caduto da un’impalcatura. Questo incidente rappresenta il primo decesso di un lavoratore migrante legato ai preparativi per la Coppa del Mondo 2034, avvenuto solo tre mesi dopo che la FIFA ha ufficialmente designato l’Arabia Saudita come nazione ospitante del torneo. La notizia è stata riportata dal quotidiano britannico The Guardian, che ha messo in luce le preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei lavoratori nei cantieri.

La multinazionale belga Besix Group, coinvolta nella costruzione dello stadio attraverso la sua sussidiaria Six Construct, ha confermato la morte di Arshad. Tuttavia, è emerso che i lavoratori presenti al cantiere sono stati invitati a non divulgare informazioni o immagini relative all’incidente. Besix ha dichiarato che è in corso un’indagine per chiarire le circostanze dell’accaduto, ma ha anche sottolineato l’importanza di rispettare la privacy della famiglia della vittima.

Condizioni di lavoro e diritti umani

L’assegnazione della Coppa del Mondo 2034 all’Arabia Saudita ha sollevato numerose critiche da parte di associazioni per i diritti umani, che hanno messo in guardia sui rischi che i lavoratori migranti avrebbero dovuto affrontare. Le condizioni di lavoro nei cantieri sono state descritte come estremamente difficili, con molti operai costretti a lavorare per lunghe ore sotto temperature elevate, spesso senza adeguate misure di sicurezza. Alcuni lavoratori hanno denunciato di aver vissuto in alloggi inadeguati e di aver ricevuto salari molto bassi, oltre a dover affrontare spese per il viaggio verso l’Arabia Saudita.

Muhammad Arshad lascia tre figli, di età compresa tra i 3 e i 7 anni. Il suo funerale si è svolto in Pakistan, mentre il padre della vittima ha dichiarato di non aver ricevuto comunicazioni dirette dal datore di lavoro del figlio, ma ha ricevuto rassicurazioni da un parente in Arabia Saudita riguardo al pagamento degli stipendi e dei benefici in sospeso. Secondo la legislazione saudita, i datori di lavoro sono obbligati a fornire un indennizzo in caso di morte sul lavoro, e Besix ha affermato di aver adottato misure per garantire un supporto adeguato alla famiglia di Arshad.

Riflessioni sul futuro dei lavoratori migranti

La morte di Muhammad Arshad non è un caso isolato; riflette una realtà preoccupante simile a quella vissuta in Qatar durante i preparativi per la Coppa del Mondo 2022, dove si stima che siano morti almeno 6.000 lavoratori migranti. Amnesty International ha espresso forti preoccupazioni riguardo all’assegnazione dei Mondiali 2034 all’Arabia Saudita, sottolineando che la FIFA è consapevole dei rischi a cui sono esposti i lavoratori e che senza riforme significative, molte vite potrebbero essere messe a repentaglio.

Steve Cockburn, responsabile Diritti del lavoro e sport di Amnesty International, ha commentato l’assegnazione del torneo, definendola una decisione irresponsabile. Ha avvertito che senza adeguate protezioni per i diritti umani, i lavoratori migranti continueranno a essere vulnerabili a sfruttamento e violazioni, con conseguenze tragiche come quella di Muhammad Arshad. La situazione attuale solleva interrogativi sulla responsabilità della FIFA e sull’impatto delle sue decisioni sui diritti dei lavoratori nei paesi ospitanti.

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