La tragedia si è verificata il 9 maggio a Porticello, quando un sub di 39 anni è morto durante un’immersione nel punto in cui è affondato il veliero bayesian. L’uomo stava partecipando alle operazioni di recupero del relitto, ma ha accusato un malore mentre era a 49 metri di profondità.
Il contesto dell’intervento sul relitto del bayesian
Il veliero bayesian affondato a Porticello rappresenta da tempo un sito di interesse per le attività di recupero e studio. Lì sono in corso interventi per cercare di recuperare resti o materiali dal relitto, spinti da motivi sia pratici che storici. Subacquei esperti sono stati incaricati di esplorare l’area e lavorare sotto la superficie. Le profondità raggiunte dalle immersioni si aggirano intorno ai 50 metri, un limite impegnativo che richiede una preparazione precisa, attrezzature adatte e condizioni favorevoli.
Quel giorno, il 9 maggio, il sub era impegnato in una immersione di routine intorno al relitto. Le immersioni a tali profondità sono rischiose, richiedono tempi d’immersione calibrati e controllo continuo delle condizioni fisiche e tecniche. Il personale di supporto sulla superficie, sui mezzi denominati Hebo 2 ed Hebo 10, era pronto a intervenire in caso di emergenza. Tuttavia la tragedia è avvenuta comunque.
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Dinamica e intervento dopo il malore in immersione
Durante l’immersione, intorno ai 49 metri di profondità, il sub ha manifestato un malore improvviso. Il dettaglio esatto di cosa sia successo rimane da chiarire, ma da quanto si apprende ha cessato di rispondere mentre era sott’acqua. I compagni di immersione e la squadra a terra hanno immediatamente avviato il protocollo di emergenza. L’uomo è stato riportato rapidamente in superficie.
Sul luogo dell’intervento sono arrivate tempestivamente due imbarcazioni di supporto, identificate come Hebo 2 ed Hebo 10, con personale sanitario a bordo. I medici hanno praticato manovre di rianimazione senza però ottenere risultati positivi. La zona è stata delimitata e le autorità hanno preso in mano la situazione.
Ruolo delle forze dell’ordine nel luogo del decesso
Dopo il decesso del sub, sul posto hanno operato i carabinieri e la guardia costiera. Il loro intervento ha riguardato la gestione delle procedure ufficiali, il coordinamento con il soccorso sanitario e la tutela dell’area del naufragio. Le operazioni hanno coinvolto anche la raccolta di testimonianze e il monitoraggio delle condizioni ambientali per ricostruire la dinamica dell’incidente.
Le autorità stanno svolgendo accertamenti per chiarire le cause precise della morte, valutando sia fattori clinici che eventuali problemi tecnici durante l’immersione. L’area di Porticello è nota per essere frequentata da subacquei e appassionati, ma le condizioni profonde possono comportare pericoli elevati. Gli specialisti proseguiranno le indagini e coordineranno ogni passaggio necessario per documentare l’accaduto.
Le sfide della subacquea in immersioni profonde e i rischi per i sommozzatori
Immersioni oltre i 40 metri richiedono esperienza e una serie di accortezze tecniche precise. Tra i rischi più comuni si annoverano il mal di decompressione, problemi respiratori e il malore da fatica o da mancata ossigenazione. Lo sforzo fisico, la pressione e la gestione delle attrezzature influiscono sul benessere del sommozzatore.
A Porticello, la temperatura dell’acqua e la visibilità possono variare. Ogni fattore incide sulla sicurezza complessiva. Anche i tempi di decompressione e il controllo continuo dei parametri vitali sono fondamentali. Nonostante il supporto e le precauzioni, i rischi restano elevati e possono portare a incidenti gravi come quello accaduto al sub di 39 anni.
La professione di sommozzatore in queste condizioni rimane una delle più impegnative e delicate. Nessun dettaglio può essere trascurato e la minima anomalia può avere conseguenze irreparabili. Le operazioni di recupero di un relitto rappresentano spesso situazioni di rischio, nel tentativo di preservare o recuperare cimeli e materiali.