La procura minorile di Livorno ha aperto un’inchiesta su due ragazzi di 14 e 16 anni, sospettati di aver costruito e fatto esplodere un ordigno artigianale nei pressi di una scuola superiore. Le indagini cercano di capire se dietro l’episodio ci siano motivazioni politiche o ideologiche. Sullo sfondo c’è la crescente preoccupazione per la radicalizzazione tra i giovani in Italia, con un’attenzione particolare al fenomeno chiamato “White jihad”, che unisce estremismo islamico e suprematismo bianco.
Ordigno esploso davanti a scuola: cosa è successo e come procede l’indagine
È successo alla fine di maggio a Livorno: un ordigno è esploso fuori da una scuola superiore mentre gli studenti erano in classe. Subito dopo, la Digos ha perquisito due minori della provincia, di 14 e 16 anni, ritenuti sospetti. L’intervento si è concentrato sulla ricerca di armi o materiali pericolosi e su elementi che potessero collegare il gesto a gruppi sovversivi o discriminatori. Gli investigatori vogliono capire se dietro ci sia una forma di radicalizzazione politica legata a ideologie estremiste.
Durante le perquisizioni sono stati sequestrati diversi dispositivi elettronici. Nei messaggi trovati, spuntano chat con contenuti di stampo estremista, sia jihadista sia suprematista bianco. La procura minorile ha iscritto i due nel registro degli indagati, seguendo le procedure per minorenni. L’indagine fa parte di un più ampio controllo sui fenomeni di radicalizzazione tra i giovani, spesso alimentati dal web, un terreno insidioso e difficile da gestire, con rischi seri per la sicurezza pubblica.
Perquisizioni a casa: trovati materiali per ordigni e simboli estremisti
Le perquisizioni hanno portato a scoperte inquietanti. A Portoferraio, nella casa di uno dei ragazzi, gli agenti hanno trovato componenti per preparare molotov e un bilancino per pesare polvere da sparo. Sono stati sequestrati telefoni, computer e altri dispositivi con chat collegate a gruppi estremisti. Nei messaggi ci sono foto di combattenti armati e immagini di armi da fuoco, segno di un coinvolgimento in reti virtuali che diffondono violenza e odio razziale.
Tra gli oggetti sequestrati ci sono anche manuali con contenuti nazisti e suprematisti, riproduzioni di armi da fuoco senza il tappo rosso obbligatorio, giacche militari, passamontagna e materiale per addestramento soft air. Spicca una divisa delle Ss, simbolo della Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale. Tutto questo fa pensare a un interesse verso ideologie nazionaliste estreme e razziste.
Questi elementi chiariscono che non si tratta solo di parole o idee, ma anche di un tentativo di mettere in pratica capacità militari. La presenza di materiale per costruire ordigni indica un progetto concreto, oltre alle attività online.
Perquisizioni anche in altre zone della Toscana per scritte suprematiste e antisemite
Non è solo Livorno a preoccupare. La polizia ha fatto controlli anche in altre zone della Toscana, dove si vedono segnali di radicalizzazione tra i giovani. A San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo, a marzo sono comparse scritte con simboli suprematisti, antisemiti e frasi contro chi non si identifica come bianco. Sono stati colpiti anche sostenitori di idee antifasciste.
Tre minori tra le province di Arezzo e Firenze, di 14, 15 e 17 anni, sono stati perquisiti in queste indagini. Tra i graffiti, datati 8 e 10 marzo, ci sono messaggi come “White power” con croce celtica e simboli nazisti, e “Italia agli italiani” con simboli dell’estremismo di destra. Le scritte sono apparse su muri di parcheggi e ingressi di strutture pubbliche.
La polizia cerca di spezzare i legami tra singoli episodi di tensione e gruppi organizzati o movimenti giovanili che si nutrono di queste ideologie. L’attenzione resta alta anche sulle chat e i social, dove i ragazzi si scambiano propaganda e istruzioni, per prevenire nuove azioni violente o manifestazioni di odio.
White jihad in Italia: una nuova minaccia che unisce due estremismi
Il termine “White jihad” indica un fenomeno recente, soprattutto tra i giovani, che mescola estremismo islamico e suprematismo bianco. Il fenomeno si sviluppa soprattutto online, dove la rete offre accesso facile e anonimato per diffondere idee radicali che spingono alla lotta armata o all’odio verso minoranze.
Questa fusione può sembrare strana, ma in pratica porta a messaggi simili di violenza contro chi è diverso, rifiuto dello Stato democratico e atteggiamenti aggressivi. La polizia tiene d’occhio tutto il territorio per capire come nascono i gruppi, chi li guida e cosa vogliono.
Le indagini in Toscana e in tutta Italia cercano di fermare sul nascere azioni violente, come quella di Livorno. Le autorità lanciano un appello a scuole e famiglie: bisogna saper riconoscere in tempo i segnali di cambiamento nei ragazzi, come l’adesione a ideologie estremiste.
La situazione resta delicata e il fenomeno è in continua evoluzione. Per questo la collaborazione tra forze dell’ordine, scuole e enti locali è fondamentale per evitare che la tensione sfoci in violenza.
L’inchiesta di Livorno è solo uno dei casi in cui i minorenni finiscono coinvolti in questioni di sicurezza pubblica. Fa riflettere sul ruolo che giocano famiglia, scuola e internet nella formazione di giovani a rischio.
Ultimo aggiornamento il 31 Luglio 2025 da Matteo Bernardi