Lo spettacolo teatrale “Il processo – Primo dibattimento”, tratto dal romanzo di Franz Kafka, debutta l’1 agosto al Cimitero Futa Pass, un sacrario militare tedesco sull’Appennino Tosco Emiliano. Questo progetto itinerante di Archiviozeta, in scena fino al 17 agosto, si svolge all’interno del più grande sacrario tedesco della Seconda guerra mondiale, un’imponente struttura situata a circa mille metri di altitudine. L’iniziativa prende il via in occasione del centenario della pubblicazione del romanzo e propone un confronto diretto tra la narrazione kafkiana e gli eventi tragici della storia, con attenzione anche alle tensioni contemporanee.
La scelta del cimitero futa pass per un allestimento teatrale inedito
Il Cimitero Futa Pass, sito a Firenzuola in provincia di Firenze, ospita quasi 31mila salme di soldati tedeschi caduti durante la Seconda guerra mondiale. La sua posizione alta sull’Appennino lo rende già un luogo dal forte impatto emotivo. Questo contesto si presta a un allestimento teatrale fuori dal comune come quello proposto da Archiviozeta, che sceglie uno spazio di memoria e tragedia per ospitare la rappresentazione de “Il processo”. Lo spettacolo si svolge in modalità itinerante all’interno del sacrario, valorizzando l’alto valore simbolico del luogo.
Il gruppo teatrale si inserisce in una continuità, dopo aver portato per quattro anni in scena “La montagna incantata” di Thomas Mann presso lo stesso monumento. La scelta di trasferirsi da Mann a Kafka è motivata da molte coincidenze storiche, letterarie e biografiche. Entrambe le opere sono state pubblicate a distanza di un solo anno , rappresentano momenti di riflessione sulla prima metà del secolo scorso e dialogano con la tragedia delle due guerre mondiali e dei totalitarismi.
Questa vicinanza tra le opere e tra gli autori giustifica la presenza di uno spettacolo dedicato a Kafka proprio in un luogo legato a un passato tragico e complesso, un luogo che invita a una riflessione sulla memoria e sulla violenza. Il contesto del sacrario quindi non è soltanto una cornice scenografica, ma diventa parte integrante della narrazione e del messaggio dello spettacolo.
Un cast e una messa in scena curati per uno spettacolo impegnato
La drammaturgia e regia de “Il processo – Primo dibattimento” sono affidate a Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni, che collaborano anche alla scenografia, ai costumi e agli oggetti di scena. Nel cast figurano Mattia Bartoletti Stella, Diana Dardi, Gianluca Guidotti, Pouria Jashn Tirgan, Giuseppe Losacco, Andrea Maffetti e Enrica Sangiovanni. L’aspetto musicale si avvale della consulenza di Patrizio Barontini, mentre la documentazione fotografica è curata da Franco Guardascione.
La produzione mantiene una struttura essenziale e allo stesso tempo coinvolgente. Lo spettacolo prende il nome dal titolo originale del romanzo, distillandone la potenza in un primo atto rappresentativo. La forza di Kafka emerge dal confronto diretto con le tematiche della burocrazia, dell’incomprensibile e del destino, amplificate dalla cornice storica del sacrario.
Il gruppo teatrale crea uno spazio dove la parola di Kafka si intreccia con la memoria storica, suggerendo un’esperienza immersiva che va oltre il tradizionale teatro in sala. Gli attori assumono ruoli diversi nel processo immaginario, dando voce a personaggi e situazioni simboliche. La presenza scenica si confronta con l’architettura del sacrario, con la sua monumentalità e il peso della storia che vi è racchiuso.
La scelta di associare musica, scene e costumi accurati rafforza l’atmosfera di tensione e straniamento, coerente con il tono inquietante e metaforico del romanzo originale. L’allestimento di Guidotti e Sangiovanni valorizza sia il valore letterario sia quello simbolico del testo, restituendo un’esperienza che invita a pensare e a rinnovare riflessioni sul potere, sul processo e sull’identità.
Il legame tra Kafka e Thomas Mann nel ricordo della prima metà del novecento
Archiviozeta spiega il passaggio da Thomas Mann a Franz Kafka come un percorso naturale: i due autori sono legati da molte coincidenze biografiche e storiche. Mann pubblicò “La montagna incantata” nel 1924, mentre Kafka terminava il suo lavoro su “Il processo” pochi anni prima di morire, nel 1924, a causa di una tubercolosi alla laringe.
Kafka stesso fu ospite di sanatori come quelli descritti da Mann, e questo intreccio di esperienze ha spinto gli organizzatori a proseguire la riflessione nella medesima cornice. Si aggiunge a tutto ciò la questione ebraica, tema tragico e attuale che collega lo sfondo storico dei romanzi con le tragedie vissute nel secolo scorso e i suoi riflessi nel presente.
L’esperienza kafkiana si propone di esplorare l’uomo di fronte a un sistema opprimente e burocratico, in un momento di profonda crisi dell’Europa, dove le premesse delle dittature totalitarie si stavano affermando. Il rapporto tra il territorio del sacrario e queste tematiche diventa motivo di confronto e di memoria collettiva.
Dal punto di vista simbolico, la riflessione parte da un mondo che è stato cancellato ma i cui segni rimangono ancora vivi e influenti. L’opera racconta il ruolo della condizione umana dentro un meccanismo incomprensibile e crudele che definisce i destini individuali attraverso regole oscure e inesplicabili. Il progetto offre così un’occasione per ripensare le radici storiche di questi meccanismi e i rischi di una società indifferente.
Un prolungamento della memoria della guerra e della letteratura nel teatro itinerante
L’idea di ospitare la rappresentazione teatrale nel sacrario cade in un momento significativo, 100 anni dopo la pubblicazione del romanzo. La data segna un invito a tornare sulle memorie di guerra tramite la letteratura e il teatro, mantenendo vivo il ricordo dei soldati e sollevando domande sul senso della giustizia, della colpa e dell’umanità.
Lo spettacolo diventa così una sorta di esperienza itinerante all’interno di un luogo che conserva la memoria materiale dei conflitti. Il teatro dialoga con l’ambiente, suggerisce nuove prospettive sulla storia attraverso la parola di Kafka e i suoi interrogativi eterni.
La proposta di Archiviozeta trova una sintesi tra linguaggio artistico e memoria storica, unendo il patrimonio culturale alla testimonianza storica conservata nel sacrario. La scelta di rappresentare “Il processo” in questo contesto offre spunti per una comprensione profonda delle dinamiche umane che hanno segnato il Novecento.
Questa iniziativa si colloca nella tradizione di lavori teatrali che utilizzano luoghi significativi per rafforzare il messaggio e la suggestione. L’esplorazione del testo di Kafka in questo spazio stimola gli spettatori a percepire la storia non solo come ricordo ma come esperienza viva, capace di parlare ancora oggi a livello universale.
L’allestimento rimarrà aperto fino al 17 agosto, offrendo diverse repliche per partecipare a questa forma di teatro immersivo che intreccia memoria storica, letteratura e tragedie umane.
Ultimo aggiornamento il 29 Luglio 2025 da Andrea Ricci