Un sisma di forte intensità ha scosso l’Afghanistan orientale, causando gravi danni e un bilancio pesante tra vittime e feriti nelle province di Kunar e Nangahar. Le scosse, avvenute in una zona montuosa vicina a Jalalabad, hanno colpito soprattutto abitazioni costruite con materiali fragili, rendendo difficili e urgenti le operazioni di soccorso in un territorio isolato e con infrastrutture compromesse.
Epicentro del sisma e dettagli geologici della zona colpita
La scossa principale di magnitudo 6.0 ha avuto il suo epicentro nelle aree montuose della provincia di Kunar, nell’Afghanistan orientale, poco distante dalla città di Jalalabad, tra le più grandi del distretto. Il terremoto si è verificato a una profondità relativamente bassa, stimata tra 8 e 14 chilometri sotto la superficie, un fattore che ha aumentato l’intensità del suolo scuotuto e la distruzione degli edifici.
La zona interessata comprende la valle di Mazar nel distretto di Norgal, un’area caratterizzata da abitazioni costruite perlopiù in fango e pietra, materiali poco resistenti ai fenomeni sismici. Dopo la scossa principale sono state registrate altre scosse minori che hanno ulteriormente aggravato la sicurezza delle strutture e aumentato il rischio per la popolazione locale. La morfologia montuosa del territorio ha accentuato il collasso degli edifici e provocato frane su molte strade, isolando diverse comunità e complicando l’accesso alle aree colpite.
Numero delle vittime e condizioni dei feriti dopo la scossa
Il ministero dell’Interno afghano ha segnalato un bilancio estremamente drammatico con almeno 622 persone morte e più di 500 ferite in seguito al sisma. Questi dati, raccolti dalle autorità talebane e confermati da fonti locali, restano comunque provvisori a causa delle difficoltà di raggiungere le aree disastrate. L’alto numero di vittime riflette la fragilità delle abitazioni e la vastità dei danni su più villaggi e centri abitati.
Diverse case crollate hanno lasciato sotto le macerie decine di persone, mentre altre sono state ferite in maniera grave o moderata. Le strutture ospedaliere nelle province vicine come Nangahar sono state immediatamente mobilitate per far fronte all’afflusso di feriti. Molti degli interessati riportano fratture, traumi da schiacciamento e altre ferite legate al collasso degli edifici. Le condizioni meteo e la difficoltà di comunicazioni rallentano la conta definitiva delle vittime e il salvataggio delle persone intrappolate.
Difficoltà negli interventi di soccorso e contributo delle operazioni aeree
Il territorio montuoso e l’instabilità del terreno provocata dal terremoto hanno reso impraticabili molte strade a causa di frane e crolli. Le autorità della provincia di Kunar hanno riferito che gli interventi di soccorso via terra sono praticamente impossibili. Per questo, il governo talebano ha organizzato operazioni di soccorso principalmente tramite elicotteri, inviando squadre di personale medico per soccorrere i feriti e trasportarli negli ospedali più attrezzati.
Le chiamate d’aiuto hanno reso urgente la gestione del materiale medico e del sangue. In particolare, nella provincia di Nangahar, decine di volontari si sono recati negli ospedali per donare sangue, un contributo essenziale per salvare vite durante le prime ore dopo la tragedia. Nonostante ciò, la scarsità di infrastrutture e la situazione politica rendono le operazioni più lente e complesse, mentre la popolazione locale continua a vivere momenti di estrema difficoltà.
Le autorità e le organizzazioni impegnate nei soccorsi monitorano con attenzione l’evolversi degli eventi, pronti a intervenire appena possibile nelle aree più isolate. La priorità rimane recuperare le persone intrappolate e fornire assistenza sanitaria rapida ai feriti. Non mancano problemi tecnici e logistici, ma la risposta aerea resta il mezzo principale per raggiungere le zone montane colpite, almeno finché le condizioni del terreno non miglioreranno.
Ultimo aggiornamento il 1 Settembre 2025 da Andrea Ricci