Un terremoto di magnitudo 7,7 ha colpito il Myanmar, con epicentro nei pressi di Saigang, causando danni catastrofici e un numero di vittime che potrebbe raggiungere migliaia. Le prime notizie parlano di edifici crollati, infrastrutture distrutte e una situazione umanitaria in rapido deterioramento. La risposta dei soccorsi è già in atto, ma la gestione degli aiuti è complicata dalla presenza della giunta militare, che ha storicamente ostacolato l’assistenza internazionale.
La devastazione del sisma e le sue conseguenze
Il terremoto ha avuto un impatto devastante, paragonabile a quello del sisma di Amatrice, ma con una potenza 300 volte superiore. Le immagini che giungono dal Myanmar mostrano una nazione in macerie, con ospedali al collasso e una popolazione che si trova ad affrontare una crisi senza precedenti. La città di Mandalay, con oltre un milione e mezzo di abitanti, ha subito danni ingenti, con molti edifici, tra cui grattacieli e storici monasteri, che sono crollati. La mancanza di norme di sicurezza sismica nella costruzione di queste strutture, prevalentemente realizzate da investitori cinesi negli anni ’60 e ’70, ha aggravato la situazione.
La segretaria generale di Italia-Birmania Insieme, Cecilia Brighi, ha sottolineato l’urgenza della situazione, evidenziando che gli ospedali sono già sovraccarichi di feriti. La paura di epidemie si fa strada, poiché le condizioni igieniche peggiorano e l’accesso a cibo e acqua potabile diventa sempre più difficile. Le testimonianze dei sopravvissuti parlano di una realtà drammatica, con la popolazione che vive tra le macerie e l’odore di incendi.
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La risposta della giunta militare e le difficoltà degli aiuti
Nonostante la giunta militare abbia richiesto assistenza internazionale, la gestione degli aiuti rimane problematica. In passato, gli aiuti inviati dalla comunità internazionale sono stati confiscati dai militari, come accaduto durante il ciclone Mocha nel maggio 2023. Le organizzazioni umanitarie temono che la stessa sorte possa toccare gli aiuti destinati alle vittime del terremoto.
Brighi ha messo in evidenza la necessità di evitare che gli aiuti passino attraverso la giunta, la quale ha dimostrato di non avere a cuore il benessere della popolazione. La situazione è ulteriormente complicata dalla scarsità di personale medico, poiché molti professionisti hanno lasciato gli ospedali pubblici per non lavorare con il regime militare. Questo ha portato a una carenza di risorse e competenze necessarie per affrontare l’emergenza sanitaria.
Le alternative per l’invio degli aiuti
Nonostante le difficoltà , esistono canali alternativi per inviare aiuti diretti alla popolazione. Le organizzazioni locali e sindacali stanno lavorando per garantire che i fondi e le risorse arrivino a chi ne ha bisogno, bypassando la giunta militare. Questi canali, attivi anche grazie alla collaborazione con associazioni internazionali, permettono di sostenere progetti di formazione e assistenza alimentare.
Tuttavia, la portata della catastrofe è tale che le risorse disponibili non sono sufficienti per affrontare l’emergenza in modo efficace. La situazione è aggravata da un conflitto armato che ha già messo a dura prova il paese, con scontri quotidiani tra le forze governative e i gruppi di resistenza.
Il contesto politico e le implicazioni internazionali
Il Myanmar è attualmente in una condizione di instabilità politica, con la giunta militare che controlla solo il 21% del territorio. Le forze di difesa popolare e i gruppi etnici armati controllano quasi il 60% del paese, creando un clima di conflitto e insicurezza. La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di potenze straniere come Cina e Russia, che sostengono il regime e investono in infrastrutture strategiche nel paese.
La comunità internazionale, inclusa l’Unione Europea, è chiamata a intervenire per sostenere il governo di unità nazionale e garantire che gli aiuti umanitari raggiungano le persone in difficoltà . La speranza è che si possano attivare canali alternativi per l’assistenza, evitando di alimentare ulteriormente il regime militare.
Il terremoto in Myanmar rappresenta non solo una tragedia umanitaria, ma anche un’opportunità per la comunità internazionale di riconsiderare il proprio approccio verso un paese segnato da anni di conflitti e repressione. La democrazia in Myanmar potrebbe avere ripercussioni positive su tutta la regione asiatica, rendendo fondamentale un intervento deciso e coordinato.