Dal primo ottobre 2025, più di un milione di veicoli diesel euro 5 non potranno più circolare nei comuni maggiori di 30 mila abitanti in quattro regioni del nord Italia: lombardia, piemonte, veneto ed emilia-romagna. Il divieto si estenderà fino al 15 aprile 2026 con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento atmosferico nel bacino padano. Ma cosa prevede esattamente il decreto e come cambierà la mobilità per milioni di guidatori?
Limitazioni e impatto nelle regioni coinvolte
Le limitazioni scatteranno nei giorni feriali, con orario dalle 8.30 alle 18.30, comportando il fermo di oltre un milione di auto euro 5 diesel. Le regioni più coinvolte sono piemonte, con un blocco di circa 250 mila veicoli, veneto con oltre 350 mila veicoli fermi, e lombardia. Tra le città maggiormente interessate si annoverano torino, milano, bergamo, brescia, come anche città medie come alessandria, novara, asti, cuneo, biella, como, cremona e monza.
Dal primo settembre 2026, la restrizione si allargherà anticipando l’inizio della sospensione del passaggio di un mese e mezzo, rendendo la misura più rigida. L’ampiezza del provvedimento ha effetti rilevanti su un tessuto urbano dove il numero di auto vecchie rimane alto e porta a una riduzione sensibile della circolazione.
Il decreto 121/2023 e il blocco dei diesel euro 5
Il decreto numero 121 del 2023 stabilisce il fermo dei veicoli diesel euro 5 nei comuni con più di 30 mila abitanti in lombardia, piemonte, veneto ed emilia-romagna dal primo ottobre 2025 al 15 aprile 2026. La misura riguarda i veicoli immatricolati tra il 2011 e il 2015, corrispondenti alla classe euro 5. Per verificare la categoria ambientale del proprio veicolo bastare consultare il libretto di circolazione, alla voce V.9, dove è indicata la classe euro.
Questo provvedimento si inserisce nel più ampio contesto del contrasto all’inquinamento atmosferico nel bacino padano, una delle zone italiane più colpite dalla presenza di polveri sottili e gas nocivi. Le restrizioni nascono anche dalla necessità di rispondere alle procedure d’infrazione avviate dalla commissione europea contro l’Italia per il superamento dei limiti di qualità dell’aria.
Il parco auto italiano e la presenza di veicoli obsoleti
Secondo Aci, l’età media delle auto circolanti in Italia supera i 13 anni, con quasi un quarto delle vetture che rientrano nelle classi euro 0, 1, 2 o 3, cioè veicoli con almeno 19 anni di vita. I veicoli euro 4 o inferiori rappresentano quasi il 45% di tutte le auto presenti sulle strade. La presenza di quasi 4,3 milioni di auto euro 0-1 crea grandi difficoltà per la qualità dell’aria e motiva le restrizioni attuate con il decreto.
Questi dati evidenziano un parco macchine obsoleto e ad alto impatto ambientale, soprattutto nelle aree densamente popolate e nelle regioni più industrializzate del nord. Il provvedimento mira a limitare l’uso di questi veicoli più inquinanti, spingendo verso l’adozione di mezzi più recenti e a minore emissions.
Reazioni politiche e possibili modifiche al decreto
Il governo nazionale, attraverso il ministro delle infrastrutture e trasporti matteo salvini, ha manifestato l’intenzione di intervenire per sospendere o modificare il blocco previsto dal decreto 121. Salvini ha definito il provvedimento una “follia” e ha attribuito la responsabilità alla politica europea legata al green deal.
L’esecutivo starebbe predisponendo un emendamento al decreto infrastrutture per bloccare o rivedere l’entrata in vigore della restrizione, per tutelare automobilisti che possiedono veicoli euro 5 diesel e che non possono sostituirli facilmente. Queste mosse riflettono un confronto aperto tra esigenze ambientali e richieste di tutela degli utenti e del mercato automobilistico tradizionale.
La deroga con il dispositivo move-in per i automobilisti
Per chi non potrà cambiare auto, le regioni coinvolte hanno previsto l’installazione del dispositivo move-in. Si tratta di un sistema gps montato sul veicolo che tiene conto dei chilometri percorsi e garantisce una deroga solo entro un certo limite annuo di mobilità. Il dispositivo permette agli automobilisti di circolare senza restrizioni di orario o giorni, ma solo fino al raggiungimento della quota chilometrica stabilita.
Quando si supera il limite, la possibilità di guidare nei comuni con divieto decade fino alla fine del periodo fissato dal decreto. Questa soluzione nasce per evitare una paralisi totale degli spostamenti di chi possiede veicoli euro 5 e necessita comunque di usare l’auto per lavoro o motivi personali.
Il sistema segue le regole del monitoraggio costante degli spostamenti e impone controlli sul rispetto del limite chilometrico. Una modalità che concilia parzialmente la tutela ambientale con le esigenze di mobilità di un’ampia fascia di automobilisti.