Sopralluogo al cpr di gradisca d’isonzo, la deputata serracchiani: strutture vecchie e inefficaci, serve chiusura definitiva
La deputata Pd Debora Serracchiani visita il cpr di Gradisca d’Isonzo, evidenziando le condizioni critiche della struttura e la necessità di chiudere i centri di permanenza per i rimpatri.

La visita della deputata Serracchiani al centro di Gradisca d’Isonzo evidenzia criticità strutturali e gestionali nei centri di permanenza per i rimpatri, rilanciando il dibattito sulla loro efficacia e sulla necessità di chiuderli. - Unita.tv
Il dibattito sui centri di permanenza per i rimpatri torna con forza dopo la visita della deputata Pd Debora Serracchiani al centro di Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia. Nonostante la presenza di una gestione regolare, le condizioni degli ospiti e della struttura sollevano nuovi interrogativi sull’efficacia di questi luoghi nel controllo dell’immigrazione e nella detenzione amministrativa. Dal sopralluogo emergono problemi concreti, sia logistici che umani, che riaccendono la discussione sulla necessità di chiudere i cpr.
La realtà delle persone detenute al cpr di gradisca d’isonzo
Al centro di Gradisca d’Isonzo, al momento della visita effettuata nel 2025, si trovavano 75 persone, quasi tutte provenienti da altre regioni italiane. Questi detenuti sono suddivisi in aree distinte, separate da colori per organizzare la permanenza. Le persone che finiscono in questi centri non sono solo irregolari occasionali: molti sono giovani stranieri nati e cresciuti in Italia, con radici sociali ben salde, e in alcuni casi anche legami familiari e figli che frequentano regolarmente le scuole del territorio. Non si tratta di criminali pericolosi, ma spesso di soggetti fermati al termine di carcerazioni per piccoli reati o semplicemente privi di documenti validi.
Questo sistema genera un circolo vizioso: molti vengono detenuti per un massimo di 90 giorni, poi rilasciati con un foglio di espulsione che li riporta nella stessa condizione di partenza, creando una ripetizione del processo senza esiti concreti. La detenzione in questi centri, a volte, non risponde a una funzione deterrente, ma funziona più come una misura tampone o di controllo temporaneo, inefficace nel gestire realmente le situazioni di immigrati irregolari o senza documenti. Non a caso, sono numerosi i casi in cui le persone trattenute provengono da famiglie stabili o da situazioni di vita integrate nel nostro tessuto sociale.
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Condizioni strutturali e problematiche delle aree interne
La visita al cpr ha messo in luce, oltre alla composizione degli ospiti, lo stato critico della struttura. Molte stanze si mostrano chiuse, inagibili per le condizioni di degrado o impraticabilità. Aree sensibili – quelle destinate ai momenti di maggiore controllo o alla convivenza di reclusi con esigenze particolari – presentano problemi importanti, che richiederebbero interventi urgenti e approfonditi.
Durante il sopralluogo, non sono stati rilevati lavori in corso e non è risultata chiara la presenza di piani di ristrutturazione o riqualificazione in tempi brevi. L’impressione è che la struttura sia fatiscente, con impiantistica e spazi che non rispondono agli standard. Questi problemi mettono in discussione ulteriormente l’operatività dei centri di permanenza, perché una sistemazione richiederebbe investimenti notevoli, di difficile giustificazione visti i risultati attesi. Lo stato del centro conferma che spendere ingenti risorse per mantenere queste strutture esistenti appare poco sensato, specialmente se confrontato con altri progetti radicati su scala più ampia, come quello dell’Albania.
Il confronto con l’esperienza al cpr di gjader in albania
Prima della visita a Gradisca, la deputata Serracchiani si era recata anche al cpr di Gjader, in Albania, per un confronto diretto sulle diverse realtà di gestione e funzionamento. L’esperienza straniera si è rivelata molto differente dal contesto italiano, non solo per l’organizzazione ma anche per l’investimento economico: il governo albanese ha speso quasi un miliardo di euro per ospitare meno di cinquanta persone, segno di un disallineamento tra costi e capacità ricettiva.
Questo confronto mette in luce lo squilibrio nell’approccio europeo alla gestione degli stranieri irregolari, mostrando come alcune strutture vengano implementate con cifre molto alte, senza però risolvere questioni fondamentali come i reintegri sociali, la durata della detenzione e le alternative. La critica di Serracchiani si concentra proprio su questo punto: non ha senso investire risorse importanti in centri poco utilizzati o scarsamente funzionanti, mentre le politiche migratorie restano frammentate e spesso inefficaci.
Le osservazioni della deputata e l’incontro con il sindaco di gradisca
Al termine del sopralluogo, Serracchiani ha incontrato il sindaco di Gradisca d’Isonzo Alessandro Pagotto per discutere della situazione locale. L’incontro ha portato a una conferma della positività del rapporto con le forze dell’ordine e con l’ente gestore del centro, sia dal punto di vista del coordinamento che della sicurezza.
Nonostante questo, la deputata ha ribadito la necessità di chiudere i cpr perché, a suo dire, non garantiscono condizioni di vita dignitose ai reclusi e neppure a chi lavora all’interno delle strutture. Inoltre, ha sottolineato che gli ospiti non sono delinquenti comuni, che in quel caso potrebbero stare in carcere, ma persone con situazioni più complesse e variegate. Le condizioni fatiscenti del centro e la natura stessa di questo tipo di detenzione amministrativa spingono a rivedere il sistema, abbandonando la permanenza forzata in centri che non offrono soluzioni concrete alle problematiche dell’immigrazione irregolare.