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Tribunale di Palermo toglie la patria potestà a mafioso condannato per traffico di droga

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Patria potestà revocata a mafioso condannato a Palermo - Unita.tv
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Il tribunale per i minorenni di Palermo ha pronunciato una sentenza che esclude un uomo dalla responsabilità genitoriale in seguito alla sua condanna per associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti. Questa decisione riflette una nuova linea giuridica che considera incompatibile il ruolo di genitore con attività criminali legate a Cosa nostra. I figli resteranno affidati alla madre, mentre i servizi sociali garantiranno il loro percorso educativo.

Decisione storica del tribunale per i minorenni di Palermo su un padre mafioso

Un uomo arrestato dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condannato a venti anni per essere il capo di un’organizzazione dedita allo spaccio nella zona di Porta Nuova, Palermo, è stato privato della responsabilità genitoriale. La sentenza, accogliendo la richiesta della procuratrice Claudia Caramanna, sottolinea che il coinvolgimento in attività criminali come il traffico di droga e la gestione violenta delle piazze di spaccio impedisce al padre di assolvere i suoi doveri coniugali e familiari. Il tribunale evidenzia che tali comportamenti mettono in pericolo l’educazione e la crescita dei figli, i quali necessitano di un ambiente lontano da modelli improntati alla violenza e alla sopraffazione.

L’uomo, secondo i giudici, si è distinto nella gestione di ingenti quantitativi di droga e nella regolamentazione attraverso le norme mafiose della piazza della Vucciria. Le condotte accertate con prove giudiziarie sono ritenute indicatori chiari di un’incapacità genitoriale. La sentenza riconosce l’incompatibilità profonda tra l’appartenenza a Cosa nostra e la tutela del benessere psicologico e morale dei minori.

Affidamento dei figli e ruolo della madre nella nuova sentenza

I figli del condannato saranno affidati alla madre, considerata idonea a garantire loro un ambiente stabile e sereno. I servizi sociali locali hanno verificato le sue capacità educative, lodando la rete familiare di supporto su cui può contare. Questa rete si è dimostrata fondamentale per mantenere il percorso scolastico dei minori e offrire loro un contesto educativo valido.

Secondo gli uffici sociali, la donna ha accompagnato con continuità i figli, assicurando una quotidianità caratterizzata da regole e supporto didattico. Il tribunale ha dato importanza proprio a questa stabilità, come elemento che contrasta con il pericolo insito nella presenza paterna, legata a un sistema mafioso fondato su minacce e prevaricazione.

La decisione di affidare i minori alla madre sottolinea come la giustizia possa intervenire per interrompere legami familiari che espongono i figli a rischi evidenti. Viene così tutelata non solo l’incolumità, ma anche lo sviluppo equilibrato dei bambini.

Iniziative giudiziarie a tutela dei figli di mafiosi in Sicilia

Nel capoluogo siciliano si stanno moltiplicando le istanze per la decadenza della potestà genitoriale di persone legate a Cosa nostra. La procura per i minorenni, diretta da Claudia Caramanna, ha promosso diverse misure in questa direzione e affrontato minacce legate alla sua attività contro l’influenza mafiosa nelle famiglie.

Questa linea di intervento riprende esperienze avviate in Calabria, dove il protocollo “Liberi di scegliere” ha già permesso di limitare la responsabilità genitoriale di criminali. Il giudice Roberto Di Bella, che ora presiede il tribunale minorile di Catania, è stato uno dei principali promotori di questo approccio.

Con questi provvedimenti la giustizia minorile intende porre un freno all’eredità criminale che spesso grava sui figli di mafiosi, garantendo loro la possibilità di un percorso di crescita lontano da logiche di potere e violenza. Il distacco forzato dai genitori mafiosi si configura come una tutela concreta del diritto dei minori a una vita normale e sicura.

In Sicilia il movimento verso una giurisprudenza che riconosce la responsabilità sociale e familiare dei genitori è cresciuto negli ultimi anni, offrendo un nuovo strumento per interrompere il ciclo criminale sin dalle radici familiari. La sentenza di Palermo rappresenta un passaggio importante in questo contesto.

Ultimo aggiornamento il 26 Luglio 2025 da Rosanna Ricci

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Rosanna Ricci

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