Dopo quasi un decennio dalla morte di C.F., ex aggiustatore meccanico delle Ferrovie dello Stato, arriva una sentenza che stabilisce il riconoscimento della malattia professionale legata all’amianto. Il tribunale di Catania ha stabilito che la vedova ha diritto a una rendita di reversibilità dall’INAIL, dopo la lunga battaglia legale iniziata per dimostrare il rapporto di causa tra il tumore polmonare e l’esposizione ad agenti tossici sul posto di lavoro.
Una carriera segnata dall’esposizione a materiali pericolosi nelle ferrovie
C.F., originario di Catania, ha lavorato 38 anni per le Ferrovie dello Stato, passando da diversi impianti sul territorio siciliano. Ha iniziato nel deposito locomotive dell’officina veicoli di Catania, poi ha svolto le sue mansioni negli uffici di esercizio navigazione di Messina e Palermo. In tutto questo periodo è stato a contatto diretto con componenti ferroviari contenenti amianto, come freni, guarnizioni e rivestimenti interni ed esterni di locomotive.
L’amianto, utilizzato soprattutto per le sue proprietà isolanti e resistenti al calore, veniva spesso spruzzato sulle superfici lavorate, creando una polvere sottile estremamente pericolosa da respirare. L’assenza di protezioni personali adeguate durante queste attività esponeva i lavoratori a un rischio elevato di sviluppare patologie respiratorie gravi. C.F. è stato vittima di questa esposizione nel corso della sua lunga carriera.
Diagnosi di carcinoma polmonare e contrasto con l’INAIL
Nel 2013, a C.F. è stato diagnosticato un carcinoma polmonare. Nonostante l’uomo fosse un fumatore, la malattia ha origine da un’esposizione prolungata all’amianto nell’ambiente lavorativo. Dopo tre anni di lotta, nel 2016, è deceduto. Fin da subito però, l’INAIL ha negato la relazione tra attività lavorativa e malattia, rifiutando il riconoscimento di malattia professionale.
La vedova, assistita dall’avvocato Ezio Bonanni – presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto – ha presentato ricorso al tribunale di Catania. Il procedimento ha incluso due consulenze medico-legali per analizzare a fondo l’esposizione dell’uomo agli agenti cancerogeni presenti sul posto di lavoro. Le perizie hanno evidenziato il nesso causale tra la patologia e il contatto con l’amianto, confermando così la tesi della famiglia.
Il tribunale accerta la responsabilità dell’INAIL e riconosce la rendita
Il Tribunale di Catania, dopo aver valutato tutte le prove, ha deciso di accogliere l’istanza della vedova e condannare l’INAIL a corrisponderle una rendita di reversibilità. L’importo complessivo supera i 150mila euro, a riprova della gravità della situazione affrontata. Il riconoscimento della malattia professionale rappresenta un passo fondamentale per dare valore a quanto accaduto e proteggere chi subisce danni simili.
Questa sentenza ha implicazioni importanti nel campo delle patologie da amianto e per tutti quei lavoratori che, pur essendo fumatori, hanno contratto tumori legati alle condizioni in cui hanno operato. Il tribunale sottolinea che “il fumo non annulla la responsabilità dell’esposizione, e che il cancro ai polmoni può avere una causa professionale anche in questi casi.”
I riflessi della sentenza sulle politiche di riconoscimento delle malattie professionali
Nonostante decine di sentenze che riconoscono il danno da amianto, l’INAIL continua a contestare spesso il legame tra lavoro e malattie respiratorie. Questo fenomeno obbliga molte famiglie a sostenere cause legali lunghe e difficili. La condanna ottenuta dalla vedova di C.F. assume un valore simbolico e pratico: rappresenta un riconoscimento concreto delle responsabilità e restituisce dignità a chi ha lavorato per anni in condizioni pericolose.
Il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto ha sottolineato come questo caso dimostri che “la giustizia può fare chiarezza in una materia complessa, distinguendo tra fattori di rischio personali e professionali.” Ogni sentenza trasformata in risarcimento e riconoscimento umano rappresenta una spinta per migliorare la tutela dei lavoratori esposti.
La storia di C.F. mette in luce le conseguenze dell’amianto nei luoghi di lavoro siciliani e oltre, invitando a maggior attenzione sulle condizioni di sicurezza nei cantieri e stabilimenti che tuttora ospitano materiali pericolosi.
Ultimo aggiornamento il 17 Luglio 2025 da Giulia Rinaldi