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Tragedia In Mare: un morto e tre dispersi nel salvataggio della barca ong Nadir

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Tragedia in mare durante il salvataggio della barca Nadir: un morto e tre dispersi. - Unita.tv
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Il salvataggio della Nadir, la barca a vela dell’organizzazione tedesca Resqship, si è chiuso con un bilancio drammatico: 36 migranti recuperati ma una persona morta e tre ancora disperse. A bordo c’erano donne, bambini e persone in condizioni mediche critiche. Ancora una volta, questa vicenda mette in luce i pericoli e le difficoltà delle traversate nel Mediterraneo.

Il soccorso e le condizioni a bordo

La Nadir ha raccolto 36 persone dopo aver ricevuto una chiamata d’emergenza dall’aereo Seabird 2 della Sea Watch. I sopravvissuti hanno raccontato che 15 erano caduti in mare e che la barca è riuscita a salvare 12 di loro. Tre, invece, non sono più tornati a bordo. Tra i migranti ci sono nove donne, di cui due incinte, due neonati e due bambini. Non mancano i casi medici gravi: alcuni presentano ustioni chimiche, altri forti segni di disidratazione.

Tra i più preoccupanti, una donna incinta al settimo mese che già dal giorno prima non sentiva più muovere il bambino. La situazione sanitaria ha richiesto un intervento immediato per garantire le cure necessarie. Le difficoltà non riguardano solo le ferite, ma anche le condizioni estreme del viaggio, con ore passate in mare senza assistenza.

Dalla partenza allo sbarco: un viaggio pericoloso

I migranti hanno raccontato di essere partiti da Sfax, in Tunisia, sei giorni prima del salvataggio. Già al secondo giorno erano rimasti senza carburante e alla deriva, in balia del mare in attesa di aiuto. La mancanza di risorse ha reso il viaggio ancora più rischioso e ha peggiorato lo stato di salute dei passeggeri.

La Nadir era appena tornata nelle acque dove opera, dopo un fermo amministrativo durato venti giorni. La traversata conferma le difficoltà che affrontano molte barche di migranti nel Mediterraneo centrale, spesso senza equipaggiamento adeguato e carburante a sufficienza.

Il ruolo decisivo del dispositivo di ricerca e soccorso

L’allarme è partito dall’aereo Seabird 2 della Sea Watch, che ha individuato la barca in difficoltà. Questi aerei sono fondamentali per monitorare le rotte dei migranti e lanciare richieste di soccorso, soprattutto quando le imbarcazioni non hanno mezzi di comunicazione funzionanti o non riescono a inviare segnali.

Il soccorso della Nadir si è svolto in un contesto complesso, dove il coordinamento tra associazioni e mezzi di soccorso fa la differenza per salvare vite. L’intervento è arrivato subito dopo il rientro della barca nella zona di operazioni, al termine del periodo di fermo per controlli amministrativi.

Il bilancio e le condizioni dei sopravvissuti

Il bilancio finale segna una vittima e tre dispersi, confermando quanto siano pericolose le traversate dal Nord Africa all’Europa. La presenza di donne incinte, neonati e bambini sottolinea la fragilità di chi affronta questi viaggi.

Le condizioni mediche a bordo, tra ustioni chimiche e disidratazione, richiedono cure urgenti per evitare complicazioni nelle ore successive al salvataggio. L’emergenza mette in evidenza l’importanza di interventi rapidi e ben coordinati in mare.

Le testimonianze parlano di giorni passati alla deriva, senza cibo né acqua, prima dell’arrivo della Nadir. Una volta di più, questa vicenda mostra quanto sia difficile controllare e assistere lungo le rotte migratorie. E quanto siano fondamentali le missioni umanitarie per salvare vite nel Mediterraneo.

Ultimo aggiornamento il 1 Agosto 2025 da Andrea Ricci

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Andrea Ricci

Andrea Ricci non cerca l’ultima notizia: cerca il senso. Blogger e osservatore instancabile, attraversa cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile essenziale, quasi ruvido. I suoi testi non addolciscono la realtà, la mettono a fuoco. Scrive per chi vuole capire senza filtri, per chi preferisce le domande alle risposte facili.

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