Il 28 luglio 2025 Palermo ha ricordato il quarantennale della morte del commissario Beppe Montana, ucciso nel 1985 da Cosa nostra. Una cerimonia carica di emozione e significato, con la presenza delle istituzioni e delle forze dell’ordine ancora in prima linea contro la mafia. Il capo della polizia, prefetto Vittorio Pisani, ha deposto corone d’alloro in luoghi simbolo legati alla vita e all’impegno di Montana.
Il ricordo a Palermo: corone, parole e memoria
Questa mattina a Palermo si è svolta la cerimonia ufficiale, con il prefetto Pisani protagonista. Il momento più sentito è stato davanti alla stele dedicata a Beppe Montana, dove è stata posata una corona d’alloro in suo onore. Con lui anche don Massimiliano Purpura, cappellano della polizia di Palermo, che ha ricordato il coraggio del commissario con una benedizione.
Poi la delegazione si è spostata alla caserma “Boris Giuliano“, sede storica della squadra mobile di Palermo. Qui il prefetto ha deposto un’altra corona davanti alla lapide che ricorda Montana, un luogo simbolo dove il commissario ha portato avanti la sua battaglia contro la mafia. La presenza delle autorità ha ribadito l’importanza di mantenere viva la memoria e di continuare la lotta contro la criminalità organizzata.
Beppe Montana, un uomo in prima linea contro Cosa Nostra
Negli anni Ottanta Montana guidava la catturandi della squadra mobile di Palermo, in un periodo segnato da un’escalation della mafia. Era un investigatore tenace, capace di mettere alle strette i latitanti più pericolosi. Per questo è diventato un bersaglio: la mafia voleva eliminarlo perché rappresentava un ostacolo concreto ai suoi affari.
Le sue indagini, spesso pericolose e complicate, hanno portato all’arresto di figure di spicco e hanno indebolito le reti criminali radicate in Sicilia. Montana era rispettato da colleghi e cittadini, ma questo rispetto gli attirò anche minacce pesanti, fino all’agguato che gli costò la vita. La sua storia è una tappa fondamentale nella lotta antimafia, un esempio di quanto si paga per non piegarsi alla criminalità.
L’agguato di Santa Flavia: un colpo duro alla lotta alla mafia
Il 28 luglio 1985, a Porticello, frazione di Santa Flavia sulla costa di Palermo, Montana fu assassinato in un agguato organizzato da Cosa nostra. Quel giorno la mafia ha colpito duro: un ufficiale che aveva messo in difficoltà la sua struttura. La scelta del luogo e il modo in cui è stato ucciso sottolineano l’intento di intimidire chi si oppone alla criminalità.
L’agguato non era lontano da Palermo, un segno chiaro del raggio d’azione di Montana. Quegli anni furono segnati da uno scontro aperto tra Stato e mafia, con tanti agenti e magistrati che hanno perso la vita. L’attentato a Montana resta un esempio della violenza brutale della mafia e del prezzo pagato da chi ha scelto di difendere la giustizia in Sicilia.
La memoria di Beppe Montana è viva ancora oggi, non solo nei luoghi dove ha lavorato, ma anche nelle iniziative che ricordano il suo sacrificio. A quarant’anni da quel giorno tragico, lo Stato rinnova il suo riconoscimento a chi ha lottato e continua a lottare per la legalità.
Ultimo aggiornamento il 28 Luglio 2025 da Andrea Ricci