Home Cronaca Sicilia Quarant’anni fa la prima legge siciliana contro la mafia sui diritto dei figli di affiliati criminali
Sicilia

Quarant’anni fa la prima legge siciliana contro la mafia sui diritto dei figli di affiliati criminali

Condividi
Legge siciliana contro la mafia: diritti dei figli di affiliati quarant’anni dopo. - Unita.tv
Condividi

Un provvedimento varato in Sicilia ha segnato un cambio significativo nella lotta contro la cultura mafiosa colpendo direttamente la trasmissione del potere e dell’influenza criminale nelle famiglie. La legge, nata da un protocollo ideato dal tribunale per i minorenni di Catania, interviene sulla tutela dei figli di affiliati di clan mafiosi e affronta la questione della potestà genitoriale, con il fine di spezzare il legame che lega nuove generazioni alla criminalità organizzata.

La legge “liberi di scegliere” e il suo percorso in Sicilia

Il 1985 segna l’entrata in vigore della prima normativa siciliana che mira a sottrarre i beni ai esponenti mafiosi come misura per colpire le organizzazioni criminali. Quaranta anni dopo, la Regione ha approvato “Liberi di scegliere”, una legge che rappresenta il primo provvedimento strutturale nato per contrastare la cultura mafiosa attraverso la protezione dei minori nati in famiglie legate alla criminalità. Questa normativa, sviluppata grazie al lavoro del presidente del tribunale per i minorenni di Catania Roberto Di Bella, ha trovato applicazione prima in Calabria contro la ‘Ndrangheta e successivamente in Sicilia. L’obiettivo è chiaro: intervenire sulla trasmissione della mentalità e degli assetti mafiosi, scongiurando che i figli seguano la stessa strada dei padri.

Il testo di legge ha introdotto anche misure straordinarie in ambito amministrativo, obbligando la Pubblica Amministrazione a una gestione coordinata tra vari assessorati. A questo punto la Regione ha creato un sistema integrato per l’attuazione delle misure, una scelta considerata fondamentale per evitare frammentazioni e inefficienze negli interventi di sostegno e tutela. La legge prende di mira direttamente la reputazione dei boss, sottolineando come la loro accettazione sociale sia ancora diffusa in certi ambienti. Per questo si ritiene necessaria una mobilitazione civile incisiva che possa indebolire il potere mafioso, riconosciuto come un vero e proprio potere sociale oltre che criminale.

La tutela dei minori e il ruolo delle madri nella lotta alla mafia

Il cuore della questione consiste nel proteggere i figli da un destino segnato dall’appartenenza ai clan. La legge prevede anche la revoca della potestà genitoriale in casi specifici, per interrompere il legame familiare che spesso legittima la presenza mafiosa. Il giudice Roberto Di Bella ha sottolineato come “l’amore per i figli sia stato la forza che ha spinto molte donne ad abbandonare la cultura di accettazione e rassegnazione alle logiche criminali”. Molte donne sono uscite dalle dinamiche mafiose proprio per il timore di vedere riprodotto il destino dei loro bambini, trovando nel sostegno istituzionale la spinta necessaria per cambiare vita.

Tra i dati più significativi si annoverano oltre 200 minori e 34 donne che hanno seguito i loro figli nella scelta di distacco dai clan tra Sicilia e Calabria. A Catania infatti sono stati registrati otto casi rilevanti, con sette donne che hanno deciso di collaborare con la giustizia diventando testimoni di accusa contro la criminalità organizzata. Non mancano esempi di boss mafiosi che hanno mutato atteggiamento dopo questi interventi, aderendo alla collaborazione con la giustizia. Il progetto continua a essere considerato d’avanguardia e una forma concreta di speranza per contrastare la perpetuazione del potere e dell’influenza mafiosa nelle famiglie.

La crescita dei procedimenti e l’importanza del coordinamento istituzionale

Quest’anno, la procuratrice per i minorenni di Palermo, Claudia Caramanna, ha evidenziato come il numero dei procedimenti legati a questa legge sia cresciuto notevolmente, passando da 11 nel 2022 a oltre 150 nel 2025. Questo incremento è frutto del lavoro di coordinamento e della sistematicità adottata dalle istituzioni coinvolte. Grazie all’accordo tra assessorati e organi giudiziari previsto dal protocollo, si è riusciti a superare quella mancanza di continuità che in passato limitava gli interventi.

In questo modo non si agisce solo sul fronte repressivo, ma si assicura una protezione concreta per le madri che intendono emanciparsi dalle reti criminali, garantendo loro sostegno e tutela. Il coinvolgimento diretto di tutte le istituzioni interessate ha reso possibile un approccio unitario, in grado di intervenire con misure si prevenzione ma anche di offrire sostegno nelle procedure giudiziarie. La legge si sposa così con una strategia più ampia che mira a interrompere il ciclo di reclutamento mafioso già nella fase familiare. Fondo e forma si uniscono per un risultato che, a distanza di decenni dalla prima legge antimafia, presenta nuove prospettive per la lotta contro le organizzazioni criminali in Sicilia.

Ultimo aggiornamento il 21 Luglio 2025 da Luca Moretti

Written by
Luca Moretti

Luca Moretti è un blogger e analista indipendente con un forte focus su politica e cronaca. Con uno stile incisivo e documentato, approfondisce temi di attualità nazionale e internazionale, offrendo ai lettori chiavi di lettura chiare e puntuali. Il suo lavoro è guidato da una costante ricerca della verità e da un impegno verso l’informazione libera e consapevole.

Unita.tv è un sito d’informazione generalista che offre aggiornamenti su cronaca, politica, spettacolo, gossip, sport e altri temi d’attualità, con uno stile dinamico e accessibile.

Info & Comunicati

Per info e comunicati stampa inviare email a: info@unita.tv

Questo blog non è una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.