La vicenda giudiziaria di Francesco Castronovo, arrestato per un omicidio avvenuto oltre un decennio fa a Palermo, si è conclusa con un risarcimento di 300 mila euro per ingiusta detenzione. La sua storia riflette un caso di errori giudiziari che hanno portato a una detenzione ingiusta durata tre anni. La Corte di Cassazione ha confermato il risarcimento riconosciuto dalla Corte d’appello, rigettando i ricorsi della Procura generale e del ministero dell’Economia.
Arresto e processo per il brutale omicidio di Enzo Fragalà a Palermo
La notte del 23 febbraio 2010 rimane un momento tragico per Palermo. Enzo Fragalà, noto avvocato locale, fu vittima di un agguato violento davanti al suo studio in via Nicolò Turrisi. I colpi di mazza che lo colpirono furono così gravi da causargli la morte dopo tre giorni di ricovero in ospedale, dove lottò tra la vita e la morte.
A settembre 2017 la svolta per Francesco Castronovo, accusato di aver partecipato a quel brutale pestaggio. Il fermo arrivò dopo anni di indagini. L’inchiesta si basava soprattutto sulla testimonianza del pentito Francesco Chiarello, il quale dichiarò che Castronovo, suo presunto “amico fraterno”, si fosse presentato da lui nei vestiti sporchi di sangue confessando l’aggressione. Quella deposizione divenne la colonna portante dell’accusa.
Nonostante la gravità dell’imputazione, altri elementi emersi nel corso del processo portarono a dubbi sull’effettiva responsabilità di Castronovo. Anche la durata del processo e la permanenza in carcere contribuirono ad alimentare la controversia.
Le prove decisive e l’assoluzione in via definitiva
La svolta definitiva arrivò con la testimonianza di Antonino Siragusa, altro indagato nel procedimento. Siragusa prese su di sé la responsabilità dell’omicidio, indicando come aggressore principale il boss Antonino Abbate. Le sue dichiarazioni permisero ai giudici di rivedere le accuse nei confronti di Castronovo, escludendolo dal gruppo degli autori materiali del delitto.
Nonostante la Procura generale avesse inizialmente scartato la versione di Siragusa, i giudici di Cassazione confermarono la sua attendibilità, sposando la tesi assolutoria per Castronovo e altri coimputati. Questo avallo legale mise fine a un periodo di detenzione ingiusta e pesante per l’ex imputato.
La scarcerazione avvenne il 23 marzo 2020 dopo oltre mille giorni in prigione, tre anni trascorsi dietro le sbarre in attesa di verdetti che alla fine ribaltarono completamente la sua condizione.
Il risarcimento economico per ingiusta detenzione riconosciuto dalla cassazione
Dopo l’assoluzione definitiva, la questione del risarcimento ha occupato il centro della scena. Francesco Castronovo, vittima di una detenzione rivelatasi ingiustificata, ha ottenuto dallo Stato un indennizzo di 300 mila euro. Questo importo corrisponde alla “riparazione” per i giorni trascorsi in carcere senza essere colpevole.
La decisione è stata confermata dalla Corte di Cassazione, che ha rigettato i ricorsi presentati dalla Procura generale e dal ministero dell’Economia. La Corte d’appello aveva già riconosciuto l’entità del risarcimento, stabilendo un termine simile a quello concesso a Paolo Cocco, un altro assolto coinvolto nella stessa vicenda e che ha passato 1.104 giorni in carcere.
Il caso di Castronovo aggiunge un nuovo capitolo nelle discussioni italiane sui risarcimenti ai detenuti ingiustamente arrestati, evidenziando l’impatto umano e materiale che queste situazioni comportano.
Impatto sociale e giuridico di un errore giudiziario prolungato
Il caso Castronovo richiama l’attenzione sui rischi di errori giudiziari in casi di cronaca complessi, specie quando si fondano su testimonianze di collaboratori di giustizia. La ragnatela di accuse e controaccuse, assieme a versioni discordanti tra imputati e pentiti, ha portato a un lungo iter processuale che solo dopo anni ha restituito giustizia.
La permanenza in carcere in attesa di una sentenza definitiva rappresenta un problema serio per il sistema giudiziario, soprattutto quando la misura cautelare si rivela ingiustificata. Il risarcimento economico riconosce un danno materiale, ma non può cancellare il peso psicologico e sociale subito da chi è mandato in prigione senza colpe.
In casi come questo, il ruolo della Cassazione si rivela cruciale nel correggere errori di giudizio delle corti inferiori, nonostante spesso arrivi con un ritardo che pesa su vite umane e famiglie. L’attenzione mediatica poi contribuisce a mantenere alta la vigilanza su situazioni giuridiche delicate.
Le firme imposte dalla legge sul risarcimento invitano a riflettere sulle procedure e sulle garanzie da offrire a chi rischia di vedere la propria libertà compromessa ingiustamente. Questo episodio ricorda come la tutela della giustizia sia anche controllo dell’errore e la necessità di misure più attente e celeri.
Ultimo aggiornamento il 25 Luglio 2025 da Rosanna Ricci