Cinque uomini sono stati arrestati a Catania per scontare pene residue che vanno dagli otto ai dodici anni di reclusione. Le condanne riguardano reati legati all’associazione mafiosa, traffico di droga e detenzione illegale di armi, tutti con l’aggravante del sostegno al clan Cappello-Bonaccorsi. Gli arresti fanno seguito a un’operazione antimafia svolta nel gennaio del 2021.
Dettagli sugli arresti e i soggetti coinvolti
Gli uomini fermati dalla polizia sono Emilio Cangemi , Giuseppe Spartano , Giuseppe Di Stefano , Giuseppe La Rocca e Giovanni Santoro . Tutti erano destinatari di ordini di carcerazione emessi dalla Procura generale etnea, in relazione alle indagini dell’operazione ‘Minecraft’. Questa azione era stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia ed eseguita congiuntamente dalla squadra mobile della Questura di Catania e dallo Sco della polizia.
Le pene residue variano da otto fino a dodici anni, riflettendo la gravità dei reati contestati. I provvedimenti giudiziari confermano il ruolo attivo degli arrestati nelle attività criminali legate al clan Cappello-Bonaccorsi, una delle organizzazioni mafiose più radicate nella zona etnea.
Operazione minecraft: il blitz contro il clan cappello-bonaccorsi
L’operazione Minecraft si è svolta il 28 gennaio 2021 ed è stata un intervento importante contro le attività del gruppo mafioso. In quell’occasione furono arrestate complessivamente tredici persone: nove ritenute membri del clan e quattro trovate in flagranza mentre detenevano armi o stupefacenti per conto della cosca.
Il blitz ha permesso alle forze dell’ordine di mettere fine ad alcune delle principali attività criminali gestite dal gruppo Cappello-Bonaccorsi sul territorio catanese. L’indagine ha messo in luce la rete criminale che ruotava attorno ai protagonisti coinvolti negli affari illeciti documentando anche modalità operative tipiche delle organizzazioni mafiose locali.
Sequestri effettuati durante le perquisizioni nei villaggi balneari
Durante le perquisizioni svolte nei villaggi balneari Campo di Mare e Ippocampo di Mare — considerati punti strategici dal clan — gli agenti hanno scoperto un vero arsenale nascosto. Sono stati sequestrati fucili d’assalto, fucili da precisione, pistole insieme a numerose munizioni e giubbotti antiproiettile. Questi ritrovamenti testimoniano la disponibilità armata della cosca pronta ad affrontare conflitti interni o con gruppi rivali.
Oltre alle armi è stata trovata una quantità significativa di droga: più di 22 chili tra marijuana essiccata e oltre settanta piante coltivate insieme all’attrezzatura necessaria alla produzione dello stupefacente. Il materiale rinvenuto evidenzia come la cosca controllasse direttamente anche le fasi produttive dello spaccio sul territorio locale.
Rilevanza economica dei sequestri nelle indagini antimafia
Tra i beni confiscati figuravano circa duecentocinquantamila euro ritenuti provento delle attività illegali gestite dal gruppo criminale. Questo denaro rappresenta solo una parte degli introiti derivanti dalle operazioni illecite accertate dagli investigatori durante l’inchiesta coordinata dalla Dda catanese.
Il sequestro economico contribuisce a limitare la capacità finanziaria del clan cappello-bonaccorsi impedendo ulteriori investimenti nelle loro reti criminali o nel controllo territoriale esercitato attraverso intimidazioni o violenze mirate verso chi si opponeva alla loro influenza nella città etnea.