Un enorme cartellone da 6×3 metri che mostra un pomodoro San Marzano ha fatto la sua comparsa a Castelbuono, in via Dante Alighieri. Non si tratta di pubblicità, ma di un progetto artistico e culturale che intreccia agricoltura, arte e scienza. L’opera invita a ripensare il rapporto tra natura e attività umana, mettendo in luce aspetti poco noti della coltivazione agricola e la storia recente di una varietà simbolo delle produzioni italiane.
Il duo Aterraterra e il progetto Ecosistemi Connessi a Castelbuono
L’opera è firmata da Fabio Aranzulla e Luca Cinquemani, insieme nel duo Aterraterra, che da anni sviluppa iniziative multidisciplinari legate a temi ambientali, culturali e scientifici. Il loro lavoro ha trovato spazio con “Ecosistemi Connessi. Museo e Comunità Post-Varietali”, un progetto realizzato in collaborazione con il Museo Civico di Castelbuono e curato da Maria Rosa Sossai.
Questo progetto ha ottenuto il riconoscimento del bando PAC2024, promosso dalla Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della Cultura. La finalità è promuovere una cultura attenta alla sostenibilità nel contesto della transizione green, rivisitando criticamente concetti come quello di “naturalità”. L’opera cerca di stimolare un dialogo su come le pratiche umane influenzano l’ambiente e la biodiversità, in particolare nel mondo agricolo.
Il pomodoro San Marzano fra mito e modificazione genetica
Al centro dell’opera c’è un’immagine ingrandita del pomodoro San Marzano, tradizionalmente associato all’idea di prodotto genuino e naturale. L’installazione però rovescia questa percezione comune, raccontando come la varietà di pomodoro attuale sia frutto di interventi genetici e di una ricostruzione artificiale. Nel 1991, la tipologia originaria del San Marzano scomparve a causa di una virosi, portando alla sua cancellazione dal Registro Nazionale delle varietà orticole italiane.
Il pomodoro esposto diventa così un simbolo di come la natura venga modificata e “ricostruita” dall’uomo, anche nelle coltivazioni ritenute più tradizionali. La riflessione si allarga alla domanda su cosa sia davvero naturale nella produzione agricola moderna e quali conseguenze ha l’uso diffuso di varietà geneticamente modificate o ricostruite.
La mostra a Castelbuono e le forme d’arte che dialogano con l’ambiente
Il cartellone anticipa una mostra che si aprirà il 13 settembre al Museo Civico di Castelbuono. Verrà presentata una comunità post-varietale di pomodori, un’installazione sonora realizzata dal sound artist Tobias Koch, insieme a una serie fotografica. La mostra offre una panoramica sugli effetti dell’agricoltura intensiva, evidenziando i danni provocati da tali pratiche: deforestazione, desertificazione e inquinamento.
L’opera e la mostra vogliono porre l’attenzione su questi fenomeni, evidenziando come le coltivazioni industriali contribuiscano al cambiamento climatico. L’insieme delle opere stimola a rivedere il rapporto tra uomo e ambiente, invitando ad approfondire il ruolo della biodiversità e delle varietà agricole tradizionali nel mantenimento degli ecosistemi.
L’intervento di Aterraterra rappresenta un momento di riflessione culturale importante, capace di coniugare arte, scienza e impegno civico, proiettando Castelbuono come luogo di dialogo sull’ambiente e sulle trasformazioni in atto nella produzione alimentare contemporanea.
Ultimo aggiornamento il 19 Luglio 2025 da Serena Fontana