
La Guardia di Finanza di Napoli ha sequestrato beni per oltre due milioni di euro a Ciro Gallo, affiliato al clan Moccia, sulla base di condanne definitive per reati mafiosi e indagini patrimoniali che hanno evidenziato proventi illeciti accumulati in oltre vent’anni. - Unita.tv
Un intervento della Guardia di Finanza di Napoli ha portato al sequestro di beni per un valore superiore ai due milioni di euro a carico di Ciro Gallo, 46 anni, considerato affiliato al clan Moccia. L’operazione ha interessato immobili, terreni e veicoli riconducibili al condannato e ai suoi familiari, nell’ambito di una lunga attività investigativa coordinata dalla Procura generale presso la Corte di appello di Napoli.
Il profilo giudiziario di ciro gallo e le condanne definitive
Ciro Gallo è stato colpito da due sentenze definitive per reati gravi. La prima condanna, di 9 anni di reclusione, riguarda estorsione aggravata dall’agevolazione attribuita al gruppo camorristico. Successivamente, è arrivata una condanna a 14 anni per associazione mafiosa, tentata estorsione, detenzione di materiale esplosivo e atti di concorrenza illecita finalizzati a favorire il clan Moccia. Entrambe le sentenze sono state confermate senza possibilità di ulteriore impugnazione.
Il ruolo delle sentenze nell’indagine patrimoniale
Questi provvedimenti giudiziari hanno rappresentato la base per le successive indagini patrimoniali e il sequestro dei beni ritenuti frutto di attività illecite collegate all’influenza criminale esercitata da Gallo e dai suoi familiari. Il coinvolgimento diretto, e il ruolo nel clan, si riflettono nella complessità delle accuse e nella rilevanza delle pene inflitte.
Dettagli e ambito del sequestro eseguito dalla guardia di finanza
Il Nucleo di polizia economico-finanziaria, in particolare il Gico di Napoli, ha effettuato il sequestro di 15 fabbricati e 2 terreni situati a Frattamaggiore, in provincia di Napoli. Oltre agli immobili, i finanzieri hanno confiscato due autovetture intestate a Gallo, a sua moglie e alla figlia. Questi beni sono stati acquisiti a titolo di provvedimento cautelare dalla prima sezione penale della Corte di appello di Napoli, su richiesta della Procura generale.
La finalità del sequestro
La decisione ha lo scopo di impedire che beni provenienti da attività criminali restino nella disponibilità diretta dell’affiliato e del suo nucleo familiare. L’attenzione si è concentrata su proprietà immobiliari e automezzi, strumenti concreti con cui Gallo avrebbe potuto consolidare i suoi interessi economici illeciti.
Analisi delle incongruenze patrimoniali emerse dalle indagini economiche
Le indagini avviate dal Gico si sono focalizzate su un arco temporale che va dal 1996 al 2019. Durante questo periodo, è emerso che i redditi dichiarati da Ciro Gallo e dai suoi familiari erano completamente sproporzionati rispetto alle spese sostenute per gli investimenti immobiliari e mobiliari. Nello specifico, i guadagni ufficiali non coprivano neanche i costi medi annui della famiglia.
Questa discrepanza ha rappresentato un elemento chiave per l’attribuzione dei proventi illeciti. Il confronto tra redditi e patrimonio ha dimostrato chiaramente la provenienza criminale delle risorse su cui erano basati i beni sequestrati. Il quadro ricostruito dalle Fiamme gialle conferma un sistema di accumulo che si è protratto per più di due decenni.
Il memorandum operativo tra procura generale e guardia di finanza per il controllo patrimoniale
L’azione contro Ciro Gallo è stata fortemente supportata dal memorandum operativo firmato a febbraio scorso tra la Procura generale della Repubblica presso la Corte di appello di Napoli e il Comando regionale Campania della Guardia di Finanza. Questo accordo ha intensificato il controllo sui patrimoni appartenenti a soggetti condannati definitivamente per reati collegati alla criminalità organizzata.
L’intento del memorandum è garantire un monitoraggio più sistematico e continuo dei beni, con l’obiettivo di recuperare i patrimoni accumulati illegalmente e restituirli alla collettività. La collaborazione ha permesso di accelerare la procedura di sequestro e di mettere sotto tutela i beni prima che potessero essere spostati o venduti. Questo tipo di accordo mostra come le istituzioni si coordinano per contrastare l’infiltrazione economica della camorra nel tessuto sociale e commerciale del territorio campano.