
Sequestrata un’area industriale di 48mila mq a Tito (Potenza) per grave inquinamento da tricloroetilene causato dalla multinazionale Daramic, indagata per disastro ambientale e mancata bonifica. - Unita.tv
Il sequestro di un’area industriale di 48mila metri quadri nella zona di Tito, provincia di Potenza, ha acceso i riflettori su una contaminazione ambientale di grande rilievo. La multinazionale statunitense Daramic, specializzata in componenti per batterie, è al centro di un’inchiesta per danni al territorio e mancata bonifica. Il provvedimento riguarda anche funzionari pubblici e dirigenti indagati per disastro ambientale aggravato e abusi legati alla gestione di un sito produttivo dismesso da anni.
Il sequestro dell’area industriale e le accuse principali
Questa mattina, i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Potenza hanno eseguito il sequestro preventivo dell’intero stabilimento Daramic, situato nell’area industriale di Tito. Il provvedimento riguarda 48mila metri quadri, ubicati in una zona vincolata dal punto di vista paesaggistico e inserita in un sito di interesse nazionale noto per l’inquinamento. Il gip del Tribunale di Potenza ha disposto la confisca dopo la conclusione delle indagini su 13 persone, tra dirigenti del gruppo e funzionari pubblici.
Questi soggetti sono accusati di disastro ambientale aggravato, omessa bonifica e gestione illecita di discariche abusive. Tra gli indagati figurano sei funzionari pubblici e sette membri del management, di cui due risiedono all’estero e due sono curatori fallimentari. Il coinvolgimento degli enti pubblici deriva dall’inerzia di fronte ai problemi ambientali: “nonostante fossero a conoscenza dell’inquinamento, non hanno attivato le procedure previste per la bonifica, lasciando che la situazione peggiorasse.”
Contaminazione da tricloroetilene e falda acquifera
Il caso si concentra in particolare sull’inquinamento da tricloroetilene, un solvente industriale cancerogeno, considerato una sorgente primaria di contaminazione. La sostanza ha compromesso la falda acquifera in modo significativo, estendendosi ben oltre i limiti del sito d’interesse nazionale. I valori rilevati nelle zone agricole circostanti superano di 110 volte i limiti imposti dalla legge, mentre il torrente Tora mostra livelli similmente elevati. Questa situazione mette a rischio la salute pubblica e l’equilibrio ambientale di vaste aree.
Mancata bonifica e responsabilità
Le indagini hanno rilevato che la multinazionale non ha mai rimosso questa fonte di inquinamento durante la sua attività, né dopo la cessazione delle operazioni nel 2010. Il mancato intervento ha consentito una diffusione continua e pericolosa del tricloroetilene nelle acque sotterranee, accentuando il danno ambientale.
Precedenti indagini e problematiche legate alla daramic
La Daramic era già finita nel mirino degli investigatori in passato. Già nel 2005, le analisi sulle acque e sui terreni dello stabilimento rivelarono concentrazioni di tricloroetilene di gran lunga superiori ai limiti stabiliti. In particolare, quei rilevamenti evidenziarono valori che superavano di oltre un milione e quattrocentomila volte i livelli consentiti per questa sostanza altamente tossica.
Trasferimenti sospetti e società coinvolte
Nel 2010, poco prima della chiusura definitiva, risulta che dalla sede lucana furono trasferiti all’estero quasi 20 milioni di euro, somme che avrebbero dovuto essere impiegate per la bonifica del sito. Successivamente, nacque una nuova società, la Step One, che però in cinque anni non ha svolto interventi di pulizia ambientale né attività produttive, terminando con la dichiarazione di fallimento. Questo quadro evidenzia un disegno di gestione che ha trascurato le responsabilità ambientali, lasciando irrisolti i problemi gravissimi della zona.
Il sequestro di oggi rappresenta un passaggio chiave nelle indagini, con l’obiettivo di garantire tutela al territorio e far luce sulle responsabilità di gestori e amministratori pubblici. La vicenda conferma l’urgenza di controlli stringenti sulle attività industriali ad alto impatto ambientale e la necessità di interventi immediati per mettere in sicurezza aree contaminante zona.