La polizia penitenziaria ha scoperto e bloccato cinque telefoni cellulari insieme a un lettore mp3 all’interno di uno dei reparti ad alta sicurezza del carcere di secondigliano, situato a Napoli. L’operazione evidenzia le difficoltà nella gestione della sicurezza interna dovute anche alla presenza di strumenti non autorizzati che potrebbero favorire comunicazioni illecite tra detenuti e l’esterno.
La scoperta degli oggetti vietati nel carcere di secondigliano
Durante una serie di controlli effettuati nelle ultime settimane, gli agenti della polizia penitenziaria hanno rinvenuto cinque smartphone insieme a un lettore mp3 nascosti in alcune celle del reparto ad alta sicurezza. Questi dispositivi elettronici sono proibiti perché permettono ai detenuti di comunicare con l’esterno, aggirando i controlli previsti dal regolamento carcerario.
Il sequestro è stato possibile grazie al lavoro attento degli agenti che monitorano costantemente il rispetto delle norme all’interno dell’istituto. L’uso dei cellulari rappresenta una minaccia per la sicurezza perché può facilitare contatti con reti criminali o consentire organizzazioni interne ai detenuti, anche durante la detenzione in reparti particolarmente sorvegliati come quello preso in esame.
La tecnologia usata impropriamente
Inoltre, il ritrovamento del lettore mp3 sottolinea come i dispositivi tecnologici possano essere introdotti illegalmente da più fonti e utilizzati per scopi diversi dalla semplice fruizione musicale. La presenza contemporanea sia dei telefoni sia dell’apparecchio audio conferma l’esigenza urgente di rafforzare i sistemi di controllo sulle persone e sugli oggetti ammessi dentro il carcere.
Le richieste del sindacato uspp per migliorare la prevenzione
Il sindacato USPP, rappresentato dal presidente Giuseppe Moretti e dal segretario regionale Ciro Auricchio, ha commentato immediatamente l’intervento della polizia penitenziaria definendolo significativo nell’ambito delle attività preventive contro l’introduzione clandestina dei cellulari nelle carceri. Secondo loro è fondamentale dotare gli agenti degli strumenti adeguati per contrastare efficacemente questo fenomeno.
Tra le proposte avanzate si segnala in particolare la richiesta d’impiego sistematico degli “inibitori di segnale”, noti anche come jammer. Questi dispositivi impediscono ai telefoni cellulari presenti nell’area controllata di ricevere o inviare chiamate o messaggi tramite blocco delle frequenze radio utilizzate dagli operatori telefonici.
Potenziale uso dei jammer nelle carceri
L’utilizzo diffuso dei jammer potrebbe ridurre drasticamente i rischi derivanti dai contatti tra detenuti e gruppi esterni alla struttura carceraria; soprattutto quelli legati alla criminalità organizzata che cerca così canali alternativamente riservati per mantenere collegamenti esterni mentre sconta la pena dietro le sbarre.
La posizione espressa dall’USPP riflette una preoccupazione concreta sulla capacità attuale della polizia penitenziaria nel gestire questi problemi senza adeguate tecnologie d’avanguardia capaci d’intervenire direttamente sul funzionamento stesso degli apparecchi mobili illegali introdotti clandestinamente nei penitenziari italiani.
Criticità organiche al carcere: sacrificio continuo degli agenti
Secondo quanto dichiarano ancora Moretti e Auricchio non mancano difficoltà strutturali legate alle risorse umane disponibili all’interno dell’istituto napoletano: secondo loro infatti si registra un deficit consistente negli organici assegnati al presidio del carcere Secondigliano rispetto alle esigenze quotidiane richieste dalla complessità gestionale interna soprattutto nelle sezioni ad alta sicurezza dove serve maggiore attenzione su ogni movimento interno ed esterno agli spazi detentivi.
Nonostante questa situazione critica gli agenti riescono comunque a mantenere ordine pubblico interno con grande impegno personale ma pagando costantemente sacrifici rilevanti sul piano lavorativo ed emotivo; lo stress provocato da turnazioni pesanti associate alle responsabilità specifiche imposte dalle condizioni delicate fa emergere chiaramente quanto sia necessario supportare ulteriormente queste forze operative attraverso misure mirate volte a migliorare condizioni lavorative ed efficientare metodi antintrusione tecnologica nei luoghi dove vengono custoditi soggetti potenzialmente pericolosi o collegati alla criminalità più grave.
La pressione quotidiana sugli agenti a secondigliano
Questa situazione mette sotto pressione ogni giorno chi opera dentro Secondigliano cercando soluzioni concrete senza abbassare mai la guardia davanti alle continue sfide poste dall’ambiente carcerario partenopeo.