
Il 23 ottobre 2023 a Milano, una violenta spedizione punitiva tra gruppi di spacciatori marocchini ha causato la morte di Youssef Saadani e il ferimento di altri quattro uomini; sei sospetti sono stati rinviati a giudizio. - Unita.tv
La sera del 23 ottobre 2023, a via Pisa, una violenta spedizione punitiva ha scosso Milano. Un gruppo di presunti spacciatori marocchini ha usato armi e oggetti contundenti contro rivali nella piazza di spaccio. L’agguato ha causato la morte di Youssef Saadani, un marocchino di 27 anni, e il ferimento di altri quattro uomini. La Procura di Monza ha chiesto il rinvio a giudizio per sei presunti componenti del commando, già finiti nel mirino della giustizia. La vicenda svolge un quadro drammatico del conflitto tra gruppi criminali in città.
I fatti dell’agguato e la vittima youssef saadani
Youssef Saadani, 27 anni, è stato colpito mortalmente a via Pisa quella sera d’ottobre. Il giovane è stato raggiunto da un colpo di fucile che gli ha provocato una ferita mortale alla gola. Nel raid armato, oltre a lui, sono rimasti feriti quattro marocchini. L’aggressione si è svolta con modalità violente: sono stati usati fucili, mazze, oltre a calci e pugni. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, Saadani non aveva intenzione di partecipare a una rissa, ma si era offerto di accompagnare alcuni coinquilini per recuperare un cellulare sottratto a uno di loro. L’appuntamento si è rivelato invece un vero e proprio agguato organizzato da una banda rivale che voleva affermare il controllo sulla zona dello spaccio.
Il contesto della spedizione punitiva e le tensioni tra spacciatori
Il raid è legato a una lotta per il controllo di una piazza di spaccio in espansione, dove si trattano principalmente hascisc e cocaina. Nei giorni precedenti, era stata acquistata una partita di cocaina di circa mezzo etto che però non è stata pagata, cosa che avrebbe acceso le tensioni tra i gruppi coinvolti. La lotta tra le bande marocchine della zona è caratterizzata dalla rivalità per la vendita della droga. La violenza dell’aggressione ha dimostrato la crescente conflittualità e il tentativo di affermare il dominio nel territorio. L’elemento del cellulare rubato con l’elenco clienti sottolinea la natura criminale dell’episodio.
Le indagini, le prime condanne e gli arresti successivi
Il giorno dopo l’omicidio, Hamza Haddaji, 32 anni, uno dei presunti responsabili del raid, è stato arrestato a Pero dai carabinieri. Haddaji ha scelto il rito abbreviato ed è stato condannato dal Tribunale di Monza a 16 anni di reclusione e 3 anni di libertà vigilata. Oltre a lui, altri sei marocchini, di età compresa tra i 23 e i 38 anni, sono stati implicati nell’indagine e la Procura ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio, lesioni e porto abusivo di armi. Un altro uomo, Jawad Kalla, irregolare e senza fissa dimora, è stato arrestato a Milano in novembre con 9,5 grammi di cocaina. È accusato di omicidio e detenzione ai fini di spaccio.
Le difese degli imputati e la posizione attuale del processo
Haddaji ha dichiarato di essere uno spacciatore convinto di dover vendere droga quella sera. Ha detto di aver sentito gli spari improvvisamente e di essere scappato, pur impugnando una mazza per difendersi. Questa versione non ha però convinto il giudice per le indagini preliminari di Monza, che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare. Il Tribunale del Riesame di Milano, però, ha annullato questa misura e Haddaji risulta ora irreperibile. Tra gli altri marocchini sotto accusa alcuni sono stati arrestati in Italia, mentre uno si trova in Spagna e un altro è latitante. L’udienza preliminare è fissata per fine giugno presso il Tribunale di Monza. Il procedimento scava nel dettaglio della rete di spaccio e nelle responsabilità degli imputati della spedizione punitiva armata.