La questura di Vicenza ha denunciato sei persone per aver organizzato una manifestazione non autorizzata lo scorso 30 marzo. La protesta, a sostegno del popolo palestinese e contro l’offensiva israeliana nella striscia di Gaza, si è svolta davanti alla base militare americana “C. Ederle”. Qualche giorno dopo, il 5 aprile, altri cinque attivisti, legati al movimento no tav, sono stati segnalati per aver condotto un corteo non autorizzato nei pressi della sede ferroviaria locale. Entrambi gli episodi hanno sollevato l’attenzione delle autorità su azioni di protesta spontanee e non ufficialmente autorizzate.
Dettagli sulla manifestazione del 30 marzo contro l’offensiva israeliana
Il 30 marzo una settantina di manifestanti si sono radunati spontaneamente davanti all’ingresso della base americana “C. Ederle” a Vicenza per esprimere solidarietà al popolo palestinese. Tra loro si contavano esponenti dei centri sociali e gruppi antagonisti, noti per iniziative di protesta contro la politica statunitense. La manifestazione non era stata notificata alle autorità locali, rendendola quindi non autorizzata.
Il carattere improvvisato dell’azione si è manifestato nel fatto che gli organizzatori si sono distinti tramite interventi al megafono. La questura ha identificato sei persone come promotori dell’evento: proprio dalla loro attività e dai loro discorsi è emerso il ruolo di guida della protesta. I manifestanti hanno contestato in modo diretto le scelte politiche di Washington riguardo al conflitto israelo-palestinese, incorniciando la loro iniziativa come protesta diretta contro il presidente degli Stati Uniti.
L’azione si è conclusa senza incidenti di rilievo, ma la denuncia degli organizzatori fa emergere una linea più rigorosa adottata dalle forze dell’ordine nel gestire manifestazioni non autorizzate in punti sensibili come le basi militari.
Corteo no tav del 5 aprile nel bosco di cà alte
Cinque giorni dopo, il 5 aprile, la questura di Vicenza ha rilevato una nuova violazione legata a un gruppo di attivisti no tav. Circa cento persone si sono riunite nel bosco di Cà Alte, località conosciuta per essere teatro di contestazioni legate alla costruzione della linea ferroviaria. Questo gruppo ha dato vita a un corteo non autorizzato, dirigendosi oltre il cancello d’ingresso scorrevole della sede ferroviaria.
Il corteo, guidato da striscioni tra i quali spiccava “Stop Cantieri”, ha proseguito lungo una strada sterrata parallela ai binari, in direzione della stazione locale. Tra i partecipanti vi erano almeno cinque attivisti che, secondo gli accertamenti, hanno diretto la mobilitazione. Anche in questo caso, la questura ha provveduto a denunciare i principali coordinatori dell’evento.
La zona del bosco di Cà Alte è da tempo monitorata per possibili azioni di protesta contro i lavori ferroviari, considerati da parte degli attivisti dannosi per l’ambiente e il territorio. L’attraversamento non autorizzato del cancello e la partecipazione organizzata hanno portato a sanzioni per gli organizzatori, ricalcando la linea già adottata con la manifestazione del 30 marzo in altra area sensibile.
Reazioni e conseguenze legali per i responsabili delle proteste a vicenza
Le denunce per i sei organizzatori della protesta del 30 marzo e per i cinque attivisti del 5 aprile rappresentano una risposta decisa della questura di Vicenza verso iniziative di protesta non autorizzate che coinvolgono spazi pubblici o aree sotto controllo strategico. Gli atti di contestazione, seppur pacifici, sono stati qualificati come violazioni amministrative e penali legate alla mancata autorizzazione e al superamento di recinzioni di strutture protette.
Gli indagati rischiano sanzioni che possono spaziare da multe fino a possibili procedimenti giudiziari, a seconda della gravità attribuita dagli uffici competenti. Le autorità locali sottolineano come la sicurezza di luoghi strategici necessiti di un controllo rigoroso, soprattutto in un contesto internazionale delicato come quello del conflitto israelo-palestinese o delle tensioni sul fronte no tav.
Le azioni non autorizzate davanti alla base americana e nella zona ferroviaria si inseriscono in un clima di protesta che attraversa l’intero territorio nazionale, ma qui riscontrano misure di contrasto stringenti. Vicenza segue così una linea dura per dissuadere manifestazioni non controllate e per tutelare la funzionalità e l’ordine pubblico nelle aree interessate.