La crypta balbi, sito archeologico nel cuore di roma, torna al centro dell’attenzione grazie a una serie di scavi iniziati nel gennaio 2023. Questi lavori hanno portato alla luce elementi sorprendenti che raccontano la lunga storia della città, dal periodo romano fino al medioevo. La riapertura parziale del cantiere offre ora a cittadini e visitatori l’opportunità di osservare da vicino gli interventi in corso e le nuove scoperte.
I reperti romani trovati durante gli scavi
Tra i ritrovamenti più rilevanti spicca un capitello corinzio appartenente a una lesena. La sua lavorazione raffinata rimanda alle decorazioni tipiche del foro di augusto, segno della qualità artistica raggiunta nell’antica roma. Questo capitello è stato riutilizzato in modo insolito come coperchio per un sistema fognario databile all’epoca tardoantica, dimostrando come i materiali venissero adattati ai bisogni pratici delle diverse epoche.
Accanto a questo elemento sono stati trovati numerosi frammenti statuari raffiguranti teste femminili e maschili oltre a una statuetta del dio pan. Questi pezzi contribuiscono ad arricchire il quadro iconografico dell’area, rivelando aspetti della vita religiosa e culturale romana.
L’intera zona oggetto degli scavi si estende tra via delle botteghe oscure, via michelangelo caetani, via dei delfini e via dei polacchi: uno spazio che custodisce tracce profonde degli insediamenti romani originari.
La scoperta di un edificio medievale ancora da chiarire
Una delle novità più interessanti riguarda un edificio finora sconosciuto con due navate principali lungo 28 metri e largo 15 metri orientato secondo l’asse nord-sud. Le analisi stratigrafiche hanno stabilito che la costruzione risale al IX secolo ma non fu mai completata.
Il motivo probabilmente va ricercato negli eventi sismici avvenuti nella zona tra l’anno 801 e il 847: due terremoti capaci di interrompere bruscamente i lavori ed eventualmente danneggiare le strutture già erette. L’edificio potrebbe essere stato destinato all’uso religioso ma questa ipotesi resta aperta mentre gli studi proseguono per chiarirne la funzione precisa.
Questa scoperta aggiunge uno strato importante alla conoscenza storica della crypta balbi perché testimonia fasi meno note del tessuto urbano romano dopo la caduta dell’impero antico.
Un viaggio nella storia stratificata della crypta balbi
La storia della crypta balbi comincia ufficialmente nel 13 avanti cristo quando lucio cornelio balbo fece costruire qui un teatro dotato dietro il palco principale di un cortile porticato coperto chiamato appunto “crypta”. Nel corso dei secoli quell’area ha subito trasformazioni profonde: durante l’alto medioevo vi sorsero chiesa e convento dedicati a santa maria domine rose; poi nel sedicesimo secolo questi edifici furono sostituiti dal complesso dedicato a santa caterina d’alessandria rimasto attivo fino agli anni quaranta del ventesimo secolo.
Dal punto di vista amministrativo lo stato italiano acquisì questa porzione urbana nel 1981 consolidandola come una delle sedi principali del museo nazionale romano insieme ad altri tre luoghi espositivi sparsi per roma.
Il valore eccezionale della crypta deriva proprio dalla sua capacità unica nel panorama internazionale: concentrare oltre duemila anni di evoluzione urbana in poche centinaia di metri quadrati dando modo agli studiosi – ma anche ai visitatori – di seguire passo dopo passo trasformazioni architettoniche sociali culturali legate allo sviluppo continuo della capitale italiana.
Apertura straordinaria per mostrare i cantieri archeologici
I lavori iniziati nei primi mesi dello scorso anno comprendono nove interventi diversi coordinati sotto la guida esperta direttrice edith gabrielli, affiancata da alfonsina russo, responsabile dipartimento valorizzazione patrimonio culturale. Cinque cantieri sono finanziati attraverso fondi importanti legati al piano nazionale investimenti complementari collegato al pnrR, con oltre cinquanta milioni destinati allo sviluppo museale.
Da poco è stata inaugurata “crypta balbi: cantiere aperto”, iniziativa pensata proprio per coinvolgere pubblico locale turisti appassionati mostrando direttamente quanto emerge dagli scavi. Il percorso consente così osservare ogni fase senza barriere offrendo trasparenza sulle attività quotidiane degli archeologi restauratori tecnici impegnarti sul posto.
Questo modello punta anche ad aumentare interesse verso beni culturali spesso percepiti come lontani o incomprensibili restituendo loro nuova vitalità tramite esperienza diretta.
Le prossime settimane saranno decisive per approfondire ulteriormente le indagini sull’edificio medievale mentre restano sotto osservazione tutte le altre aree coinvolte nello scavo. Il racconto stratificato continua con nuove pagine scritte giorno dopo giorno scavando nella memoria antichissima di roma.