Il gruppo Siae Microelettronica vive momenti di grande tensione a Milano. I lavoratori hanno ripreso le mobilitazioni dopo settimane di ritardi nei pagamenti degli stipendi, mettendo in luce problemi economici e il rischio di spostare la produzione in Cina. La situazione coinvolge circa 800 dipendenti, con una vertenza aperta da oltre un anno che mette a rischio il futuro occupazionale di molti.
Ritardi nei pagamenti e problematiche economiche
Da oltre un anno i dipendenti di Siae Microelettronica e della controllata SM Optics ricevono gli stipendi a singhiozzo. Le mensilità, la tredicesima, e altre indennità integrative non vengono corrisposte con regolarità. Nel passato recente, si sono anche riscontrate difficoltà nel versamento dei contributi previdenziali. Questo clima di incertezza ha creato un forte malcontento tra i lavoratori, che si sono visti privare di retribuzioni fondamentali per il loro sostentamento.
La vertenza è peggiorata dopo il mancato completo pagamento degli stipendi di febbraio e il ritardo nel salvataggio di quelli di marzo. Le rappresentanze sindacali unitarie e i sindacati hanno deciso di tornare a protestare, denunciando la situazione come insostenibile. La proprietà dell’azienda, secondo i sindacati, ha violato ripetutamente gli impegni presi, alimentando dubbi sulla continuità dell’attività e sulla serietà delle relazioni sindacali e istituzionali.
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Le mobilitazioni di lavoratori e sindacati in via buonarroti
Lo scorso mercoledì e giovedì i dipendenti del gruppo si sono raccolti davanti ai cancelli dell’azienda in via Buonarroti a Milano, in presidio dalle 11.30 alle 15. Questi momenti di protesta hanno riportato all’attenzione pubblica le condizioni di lavoro difficili e le richieste di risposte urgenti dalle istituzioni. L’agitazione ha incluso anche uno sciopero generale proclamato per l’intera giornata di giovedì, organizzato dalla Fiom e dalle altre rappresentanze sindacali per chiedere garanzie sul pagamento degli stipendi e il sostegno al gruppo.
I lavoratori si sono ritrovati più volte davanti al palazzo della Regione Lombardia, in via Galvani, per partecipare a sit-in di protesta, chiedendo interventi concreti per evitare la perdita di posti di lavoro e il trasferimento delle attività produttive all’estero, in particolare in Cina. La presenza nelle sedi istituzionali testimonia la volontà di mantenere alta l’attenzione sulla crisi, cercando un coinvolgimento diretto di enti regionali e ministeriali.
Il rischio di esuberi e la minaccia di delocalizzazione in cina
La crisi economica di Siae Microelettronica non coinvolge solo il pagamento degli stipendi ma mette in pericolo la stessa esistenza di molte posizioni lavorative. Si stimano circa 800 dipendenti, molti dei quali a rischio esubero. Il rischio di delocalizzare le produzioni in Cina grava pesantemente sul futuro dell’azienda e dell’indotto.
Questa ipotesi ha accresciuto la tensione tra sindacati e proprietà. I rappresentanti dei lavoratori denunciano mancanza di chiarezza sui piani futuri e ritardi nelle risposte sulle azioni da intraprendere per tutelare occupazione e produzione. Il movimento sindacale insiste sull’importanza di interventi pubblici mirati a garantire la continuità aziendale, richiamando il governo regionale e quello ministeriale ad assumere subito un ruolo decisivo.
Richieste sindacali: intervento istituzionale e tutela dell’occupazione
Le Rsu, in collaborazione con la Fiom Milano, chiedono a gran voce un coinvolgimento diretto della politica per affrontare la crisi del gruppo. La richiesta principale riguarda un intervento pubblico immediato per evitare il tracollo dell’azienda e salvaguardare tutti i posti di lavoro. La situazione, secondo i sindacati, rappresenta un’emergenza che deve portare a decisioni rapide da parte delle istituzioni.
Durante i sit-in in via Galvani e davanti allo stabilimento di via Buonarroti, i lavoratori hanno ribadito la necessità che ogni attore coinvolto, dai vertici aziendali alle istituzioni, si assuma le proprie responsabilità. Il rilancio di Siae Microelettronica è visto come imprescindibile per mantenere viva un’impresa storica, importante per il panorama tecnologico nazionale nel campo delle telecomunicazioni, nonché per garantire stabilità economica e sociale a centinaia di famiglie milanesi.