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Scandalo paragon coinvolge giornalista roberto d’agostino tra gli spiati per mesi con software israeliano

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Il caso paragon, che ha sollevato molte polemiche nelle ultime settimane, riguarda l’uso illecito di strumenti di sorveglianza per tenere sotto controllo giornalisti e attivisti in italia. Tra le persone coinvolte ora figura anche roberto d’agostino, fondatore di dagospia, una presenza di rilievo del mondo dell’informazione italiana. Le procure di napoli e roma hanno avviato indagini approfondite per ricostruire i fatti e capire chi abbia autorizzato queste operazioni di spionaggio, che vedono coinvolti diversi protagonisti della stampa e della società civile italiana.

L’allargamento della lista dei giornalisti spiati da paragon

Le indagini sul caso paragon, scoppiato nelle settimane scorse, hanno allargato il numero delle persone prese di mira dalla sorveglianza illegale. Inizialmente il caso aveva riguardato attivisti e alcuni giornalisti impegnati in campagne sociali, come luca casarini e francesco cancellato. Ora, con le ultime verifiche, si è scoperto che anche roberto d’agostino è stato spiarato per un periodo di circa cinque mesi.

Il software di sorveglianza e la reazione di dagospia

Il software usato per queste attività di controllo è fornito dall’azienda israeliana paragon, una realtà che distribuisce strumenti di sorveglianza ad autorità governative. Questi strumenti avrebbero permesso di monitorare le comunicazioni e i dispositivi mobili delle persone coinvolte senza il loro consenso. Dagospia, il sito fondato da d’agostino, ha reagito con toni sarcastici, definendo la vicenda una “cronaca dall’Italia all’olio di ricino”, in riferimento a forme di repressione passate, sottolineando così la gravità e il carattere ingiustificato di questa sorveglianza.

L’inserimento di d’agostino nella lista conferma come il fenomeno abbia superato la semplice indagine su singoli casi. Questa vicenda si estende e riguarda una parte significativa del giornalismo italiano, creando interrogativi sull’uso di tecnologie invasive per limitare la libertà di stampa e di opinione.

Le reazioni di paragon e le procedure in corso nelle procure di napoli e roma

Nonostante le accuse, l’azienda paragon ha preso posizione dichiarando di aver rescisso il contratto in seguito alla violazione delle condizioni d’uso. La società ha affermato che eventuali domande vanno rivolte al governo italiano, considerato l’unico ente sovrano responsabile nel nostro paese per l’applicazione delle leggi e per l’autorizzazione di simili strumenti.

Intanto, le procure di napoli e roma hanno accelerato la fase investigativa, disponendo accertamenti tecnici sui dispositivi mobili di altre sei persone considerate danneggiate da questa rete di spionaggio. Queste operazioni tecniche sono definite “irripetibili”, un termine che evidenzia come siano procedure delicate e di rilevante importanza per acquisire prove concrete e riscontri oggettivi.

Coordinamento investigativo e complessità dell’inchiesta

Il fatto che le autorità giudiziarie coinvolte siano due distinte, e che coordinino l’indagine, dimostra la complessità e la portata dell’inchiesta in corso. L’obiettivo è ricostruire chi abbia dato ordini e quali siano state le motivazioni che hanno spinto a utilizzare strumenti così invasivi su cittadini attentamente selezionati.

L’impatto sulla libertà di stampa e la tutela dei soggetti spiati

Il caso paragon ha sollevato preoccupazioni sul rischio di limitazioni indebite alla libertà di stampa e di opinione. L’uso di tecnologie di sorveglianza, senza autorizzazioni legali specifiche e trasparenti, solleva dubbi sulla protezione dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione italiana. Giornalisti come d’agostino e altri coinvolti si sono trovati in una posizione vulnerabile, sottoposti a un monitoraggio che interferisce con la loro attività professionale e personale.

Questo episodio richiama l’attenzione sul bisogno di regolamentazioni chiare riguardo all’uso di strumenti tecnologici destinati al controllo, soprattutto quando utilizzati su cittadini o figure pubbliche. Le ricadute sul lavoro giornalistico, lo sappiamo, possono essere particolarmente gravi, determinando un clima di intimidazione che mina la libertà d’informazione.

Responsabilità e verifiche nella gestione dei software di sorveglianza

Nel contesto della legalità, va considerata la responsabilità degli enti governativi e delle forze dell’ordine coinvolte nella gestione di questi strumenti. Le verifiche in corso devono accertare se l’uso del software sia stato conforme alle norme vigenti o se si sia trattato di una pratica illegittima, con conseguenze penali per chi l’ha autorizzata o eseguita.

Ogni aggiornamento sull’inchiesta sarà fondamentale per chiarire la portata delle azioni di sorveglianza e per tutelare i diritti delle persone colpite. Il processo di accertamento è delicato e richiederà tempo, ma il coro di attenzione pubblica testimonia l’importanza della questione nello scenario italiano attuale.

Written by
Serena Fontana

Serena Fontana è una blogger e redattrice digitale specializzata in cronaca, attualità, spettacolo, politica, cultura e salute. Con uno sguardo attento e una scrittura diretta, racconta ogni giorno ciò che accade in Italia e nel mondo, offrendo contenuti informativi pensati per chi vuole capire davvero ciò che succede.

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