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Tre nuove domus de janas scoperte a Bonorva pochi giorni dopo il riconoscimento Unesco

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Scoperte tre nuove domus de janas a Bonorva dopo il riconoscimento Unesco. - Unita.tv
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A Bonorva, in Sardegna, è stata scoperta una nuova serie di domus de janas nel complesso archeologico di Sant’Andrea Priu. Questi ipogei preistorici, scavati nella roccia, aumentano a venti il numero totale di tombe rinvenute in questa zona già nota per la sua ricchezza storica. Le nuove domus de janas sono aperte al pubblico e arricchiscono il patrimonio archeologico locale, sostenuto da progetti nazionali e regionali di conservazione.

Scoperta di nuove domus de janas nel complesso di sant’andrea priu

Nel Comune di Bonorva, il sito di Sant’Andrea Priu ha restituito tre nuove domus de janas, antiche tombe scavate nella roccia datate dall’età preistorica fino a epoche successive. Il reperimento porta il numero complessivo delle tombe scavate nel sito a venti. Bonorva è uno dei pochi luoghi europei che vanta due necropoli iscritte nella lista Unesco: Sant’Andrea Priu e Sa Pala Larga. Questi “contenitori” funerari sono noti per essere stati scolpiti con particolare attenzione ai dettagli che richiamano le abitazioni dei vivi, spesso arricchiti da segni e simboli riconducibili a rituali magico-religiosi.

L’accesso ai nuovi spazi è già disponibile per i visitatori, che possono osservare da vicino queste strutture cariche di storia e di significati rituali. L’area si trova all’interno del complesso che da tempo viene studiato e valorizzato non solo come sito archeologico ma anche come attrattore culturale per tutta la Sardegna nord-occidentale.

Interventi di scavo e valorizzazione sostenuti dal ministero della cultura

La scoperta fa parte di un progetto più ampio dedicato a Sant’Andrea Priu, al Nuraghe Oes e al Nuraghe Santu Antine, con l’obiettivo di scavare, restaurare e rendere fruibili queste strutture. Il progetto è finanziato dal Ministero della Cultura e condotto dal Segretariato regionale del Ministero della Cultura in Sardegna, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro.

Questo intervento riguarda sia il recupero delle strutture che lo studio approfondito dei reperti rinvenuti, con l’intento di conservare il patrimonio archeologico nazionale e favorire la diffusione della conoscenza sull’antica civiltà nuragica e i periodi successivi.

Il coordinamento di queste attività segue protocolli scientifici rigorosi e include il recupero e restauro di materiali ceramici, metallici e in ossidiana, custoditi al momento presso laboratori specializzati, come il Centro di Li Punti.

Reperti archeologici: testimonianze dal neolitico all’età romana

Durante gli scavi sono stati portati alla luce numerosi reperti che illustrano le varie fasi di occupazione del sito dall’epoca preistorica fino all’età romana e altomedievale. Vasi, ciotole, strumenti in ossidiana e metalli mettono in luce una stratificazione culturale complessa. Tra le tombe spicca la cosiddetta “Tomba dei Vasi Romani” per il ricco corredo databile all’epoca imperiale romano, con oltre trenta oggetti ceramici tra brocche, piatti e lucerne in ottimo stato.

Questi reperti offrono materiale prezioso per lo studio delle usanze funerarie e abitative dei vari periodi e saranno sottoposti a restauro accurato nel Centro di Li Punti, per garantire la loro conservazione e successiva esposizione.

Il ritrovamento nel pianoro, vicino alla roccia nota come “Campanile” o “Toro” che domina la valle, consente di collocare il sito non solo in un contesto storico ma anche paesaggistico, evidenziando la rilevanza strategica e simbolica del luogo.

Sant’Andrea Priu: tra storia, arte e ritualità sulle tracce dei nuragici

Il complesso di Sant’Andrea Priu rappresenta un documento storico eccezionale per il bacino del Mediterraneo. Le domus de janas sono spesso decorate con intagli che riproducono gli ambienti domestici dei vivi, un dato che suggerisce un’idea di continuità tra la vita e la morte. La funzione rituale delle tombe viene sottolineata dai motivi simbolici legati a pratiche magiche o religiose.

L’ipogeo principale, chiamato “Tomba del Capo” per la sua dimensione monumentale, è stato trasformato in chiesa rupestre ed ospita il più importante ciclo di pitture bizantine dell’isola, risalenti all’alto Medioevo. Questa trasformazione testimonia la lunga frequentazione e il valore spirituale attribuito al sito nei secoli.

Nei prossimi mesi le ricerche continueranno nella parte inferiore del sito, che ha fornito tracce di insediamenti romani e altomedievali, ampliando la conoscenza di questa area. Sant’Andrea Priu si presenta quindi come un luogo stratificato, dove si incontrano millenni di storia e diverse culture in un’unica area archeologica.

Ultimo aggiornamento il 29 Luglio 2025 da Davide Galli

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Davide Galli

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