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Massimo Zamboni tra Rimini e Carloforte: da CCCP a Berlinguer con musica e cinema

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Massimo Zamboni in viaggio tra musica e cinema tra Rimini e Carloforte. - Unita.tv
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Massimo Zamboni, cofondatore dei CCCP e dei CSI, torna protagonista sul palco e sullo schermo tra Rimini e Carloforte. Il chitarrista emiliano, interprete di una scena musicale che ha segnato gli anni ottanta e novanta, presenta “Arrivederci Berlinguer”, un progetto che unisce musica dal vivo e proiezione cinematografica, dedicato a un pezzo importante della storia politica italiana. L’iniziativa si inserisce nel festival “Creuza de Ma”, dedicato alla musica per il cinema e diretto dal regista Gianfranco Cabiddu, i cui eventi si tengono in Sardegna e in Riviera romagnola.

Il concerto filmico “arrivederci Berlinguer” unisce musica e memoria politica

A Carloforte, il 25 luglio 2025, Massimo Zamboni ha proposto un evento che fonde live music e filmografia: la colonna sonora del documentario “L’Addio a Berlinguer” si accompagna alla proiezione su grande schermo, realizzando così un’esperienza immersiva intorno a quel pezzo di storia italiana. Il film documenta il funerale di Enrico Berlinguer, leader storico del Partito Comunista Italiano, avvenuto nel 1984, che aveva attirato a Roma oltre un milione e mezzo di persone e milioni di altre davanti alla televisione. Zamboni ha suonato la chitarra elettrica affiancato da Erik Montanari alla seconda chitarra e Cristiano Roversi alle tastiere.

In un’intervista, il musicista ha raccontato di essersi commosso durante la composizione della colonna sonora, notando anche l’impatto emotivo su chi assisteva al concerto. La rappresentazione di quel popolo che partecipava attivamente al funerale evidenzia un’Italia in trasformazione: non solo cambiamenti materiali e sociali, ma anche una perdita di quel senso di collettività che permeava allora la società. Il pubblico si presenta con la voglia non solo di commemorare, ma di rivendicare un impegno per un futuro che sia figlio di quelle passioni. Zamboni sottolinea la forza di questa risposta popolare come un’istanza che ancora oggi mantiene una sua vitalità, nonostante la frammentazione politica presente maggiore.

Da punk a riflessione culturale: i diversi linguaggi di Zamboni tra musica e teatro

Il percorso artistico di Massimo Zamboni non si limita alla musica dei CCCP o dei CSI ma si estende verso diverse espressioni culturali. Alla camera del festival “Creuza de Ma”, il chitarrista si divide tra vari progetti, tra cui un omaggio a Pasolini che definisce particolarmente caro. Questi momenti rappresentano tappe diverse di un percorso coerente, nel quale i linguaggi mutano ma l’attenzione verso i temi sociali e politici resta costante.

Zamboni descrive la trasformazione della sua arte come una serie di “modi espressivi differenti” che non si sovrappongono bruscamente ma si susseguono in continuità. La transizione da un’energia punk più viscerale a una riflessione più contenuta e frontale con temi come la figura di Berlinguer o di Pasolini si presenta così come naturale evoluzione. Il chitarrista scherza anche sulla difficoltà di essere contemporaneamente su più palchi, evidenziando però come la multidisciplinarità rappresenti un aspetto fondamentale del suo lavoro recente.

Il punto di vista su guerra e società nella visione di Zamboni e Ferretti

Quando si parla di conflitti e cronache mondiali, Zamboni e il cantante Giovanni Lindo Ferretti, suo storico compagno nei CCCP, assumono un atteggiamento distante rispetto ai media tradizionali. Entrambi dichiarano di evitare i telegiornali, che spesso riportano notizie di guerra o conflitti come quello in Ucraina o i ricordi delle guerre jugoslave. Zamboni descrive un’Europa che, pur essendo per lo più risparmiata da conflitti diretti, deve fare i conti con scenari allarmanti che si avvicinano al proprio territorio.

Per il musicista, la novità non risiede nell’esistenza di guerre, una costante storica dell’umanità, ma nella crescente difficoltà a interrompere questa spirale di violenza. Vede segnali inquietanti in un contesto dove la guerra sembra sempre più vicina e persistente, una condizione che ha un impatto anche sulle comunità che vengono raccontate nei loro spettacoli. Questo approccio ha radici profonde in chi, come Zamboni, ha sondato da sempre tensioni sociali e storiche attraverso la musica e la cultura.

Il dialogo con i giovani e il rapporto con la musica contemporanea

Massimo Zamboni osserva con attenzione l’interazione tra le generazioni durante i suoi concerti e quelli dei CCCP. Nota un pubblico variegato, dove convive chi ha vissuto direttamente gli anni ottanta e novanta con tanti giovani attratti dalla sua proposta. La loro partecipazione trasmette desiderio di conoscere e di essere parte di un discorso più ampio che va oltre la semplice esibizione musicale. Nei momenti di musica dal vivo assiste spesso a un’intensità emotiva diversa, a seconda dell’età e dell’interesse culturale.

Sul fronte delle nuove sonorità, Zamboni non nasconde la sua distanza dalla trap. Pur ammettendo di non aver mai ascoltato con attenzione quel genere, critica l’assenza di riflessione attorno ai contenuti, che spesso ruotano attorno a istanze personali di rabbia o eccessi, ponendo l’accento su temi ripetitivi come il sesso e il potere. Questa scelta lo porta a considerare quel movimento come una parentesi destinata a esaurirsi.

Diversa è invece la sua esperienza con musicisti storici come Nick Cave o Patti Smith. Zamboni racconta di ascoltare queste voci insieme ai giovani, apprezzando come queste figure continuino a trasmettere elementi di approfondimento e riflessione. Il dialogo musicale intergenerazionale è per lui motivo di ottimismo, soprattutto perché registra nelle nuove leve la curiosità per autori che hanno segnato epoche precedenti, mantenendo viva la memoria culturale attraverso la musica.

Ultimo aggiornamento il 24 Luglio 2025 da Giulia Rinaldi

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Giulia Rinaldi

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