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L’emorragia dei giovani laureati sardi: dal viaggio fuori regione agli ostacoli nel mercato del lavoro locale

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Fuga dei giovani laureati sardi tra lavoro e difficoltà locali - Unita.tv
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Negli ultimi anni, molti giovani laureati sardi hanno lasciato la Sardegna in cerca di migliori opportunità professionali altrove. Il mercato del lavoro regionale, segnato da frequenti contratti precari, stagionalità delle richieste e una scarsa apertura verso professionalità elevate, ha spinto una parte consistente di questi giovani a trasferirsi, principalmente verso altre regioni d’Italia o all’estero. Un report dettagliato, elaborato dal Centro Studi Cna Sardegna, ha incrociato dati Istat e risultati recenti del consorzio Almalaurea per fornire una fotografia aggiornata e accurata di questo fenomeno migratorio.

Saldo migratorio negativo per i laureati sardi nella fascia 25-39 anni

Secondo il report, tra il 2019 e il 2022 il saldo migratorio dei giovani laureati residenti in Sardegna con età tra i 25 e i 39 anni si è mostrato in chiaro deficit. In pratica, per ogni mille residenti in quella fascia, poco meno di sedici sono emigrati in cerca di lavoro fuori regione o all’estero. Questo risultato posiziona la Sardegna tra le regioni con maggior perdita di giovani con titoli universitari, piazzandola all’ottavo posto tra le regioni italiane con saldo migratorio negativo più grave. Solo alcune regioni meridionali presentano numeri simili o peggiori.

In confronto, regioni come il Trentino Alto Adige, il Piemonte, la Toscana, il Lazio, la Lombardia e soprattutto l’Emilia Romagna – dove il flusso migratorio risulta positivo e infatti registra oltre venti ingressi per mille abitanti tra giovani laureati – riescono ad attrarre e trattenere queste figure professionali. Il divario mette in evidenza le difficoltà della Sardegna nel trattenere i suoi talenti formati.

Il legame tra studio fuori sede e la scelta di stabilirsi lontano dalla Sardegna

L’emigrazione dei laureati spesso inizia ancor prima del titolo finale. Molti giovani sardi decidono di frequentare l’università fuori dalla regione e, in molti casi, questo è il primo passo verso un trasferimento definitivo. I dati del Ministero dell’Università e della Ricerca per l’anno accademico 2023-2024 mostrano che su 42.403 studenti residenti in Sardegna, oltre il 16% si iscrive a università localizzate fuori regione, una percentuale in aumento, dato che nel 2011 era poco sopra l’11%.

Parallelamente, il numero di studenti che scelgono di studiare nelle università sarde è sceso drasticamente negli ultimi dieci anni, da 47.572 nell’anno accademico 2011-2012 a 35.539 nel 2023-2024. Questo calo oltre i 12.000 iscritti segna un’importante variazione di tendenza, sottolineando la minore attrattiva degli atenei locali o le difficoltà degli studenti a rimanere sulla propria isola.

Dall’altro lato, il numero di giovani che si iscrivono a università fuori Sardegna continua a crescere, da circa seimila a oltre settemila. Questi numeri si inseriscono nel quadro di un invecchiamento demografico generale: la popolazione sarda tra i 19 e 24 anni si è ridotta dagli oltre 102.000 del 2011 a meno di 84.000 nel 2024, con un calo superiore al 18%.

Occupazione dei laureati di secondo livello: il quadro dopo il titolo

L’indagine del 2024 sui laureati di secondo livello mette in luce come il fenomeno dell’emigrazione lavorativa si consolidi nel tempo. Il rapporto segnala che la percentuale di giovani laureati che lavora fuori dalla Sardegna cresce con il passare degli anni dopo la laurea. Circa il 20% dei laureati nel 2019 lavora oggi al di fuori della regione.

Questa tendenza evidenzia una difficoltà continua ad inserirsi nel tessuto produttivo locale con posizioni coerenti al proprio titolo. Molti di questi giovani scelgono di cercare impiego in altre regioni dove i settori produttivi presentano maggiori possibilità di carriera e salari più competitivi. Il saldo migratorio riflette quindi problemi strutturali legati all’assorbimento di professionalità medio-alte nel mercato interno.

Le sfide per migliorare la situazione secondo Cna Sardegna

Luigi Tomasi, presidente di Cna Sardegna, e Francesco Porcu, segretario regionale, hanno commentato i dati con un’analisi precisa sulle cause della fuga dei talenti. I giovani più qualificati incontrano grosse difficoltà a trovare opportunità coerenti con le proprie competenze, a causa di un’industria locale che fatica a innovarsi e ad assumere figure specializzate.

Secondo Tomasi e Porcu, il capitale umano formato nelle università di Cagliari e Sassari finisce spesso per accettare ruoli poco qualificati o per trasferirsi in altre parti d’Italia o all’estero dove i circuiti dell’innovazione generano più occasioni di lavoro e di crescita professionale.

Per limitare questa tendenza, la Cna Sardegna mette in evidenza tre priorità: sviluppare il trasferimento di tecnologie tra università e imprese, attrarre imprese che puntano all’innovazione e potenziare programmi regionali dedicati al rientro dei laureati. Questi programmi devono prevedere percorsi lavorativi concreti e possibilità di crescita per i talenti che decidano di tornare in Sardegna.

Ultimo aggiornamento il 22 Luglio 2025 da Davide Galli

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Davide Galli

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