
Giancarlo Santalmassi, voce storica del giornalismo italiano, si è spento a Roma dopo una carriera di oltre cinquant’anni caratterizzata da rigore, sobrietà e impegno civile nel racconto di eventi cruciali. - Unita.tv
Giancarlo santalmassi si è spento nella notte nella clinica Quisisana a Roma, lasciando un vuoto nel giornalismo italiano durato oltre cinquant’anni. La sua voce, famigliare a tante generazioni, ha attraversato eventi storici cruciali, raccontandoli con lucidità e senza mai scadere nel sensazionalismo. Santalmassi ha rappresentato un modello di rigore e sobrietà nel racconto dei fatti, un punto di riferimento per chi cerca un’informazione affidabile e rispettosa.
Il percorso giornalistico di giancarlo santalmassi
Nato a Roma nel 1941, Santalmassi iniziò fin da giovane a scrivere per la rivista Panorama. Nel 1961 entrò in RAI, dove in breve tempo divenne figura centrale del TG2. La sua esperienza spaziava dall’inviato al conduttore, caratterizzata da uno stile diretto e schietto, che richiamava i modelli televisivi americani. Santalmassi fu uno dei primi in Italia a proporre un racconto televisivo meno costruito, più vicino allo spettatore e capace di spiegare senza complicazioni.
La svolta radiofonica
Nel 1994 la svolta verso il mondo radiofonico, quando ideò e lanciò Zapping su Radio RAI, un programma nato per favorire il dibattito pubblico in tempo reale. Questo format segnò una novità, restituendo alla radio un ruolo centrale nel confronto politico e sociale quotidiano. Il passaggio a Radio 24 rappresentò un ulteriore sviluppo della sua carriera: Santalmassi vi ricoprì incarichi di rilievo, tra cui la direzione responsabile dal 2005 al 2008. Conduceva anche Viva voce, trasmissione dedicata all’approfondimento politico, portando ritmo e pluralismo nell’etere radiofonico.
Il giornalismo come servizio civile nelle grandi tragedie italiane
Santalmassi incarnò il giornalismo come impegno civico, accompagnando gli italiani nei momenti più delicati con fermezza e rispetto. Il 16 marzo 1978 fu proprio la sua voce a interrompere le trasmissioni per annunciare il rapimento di Aldo Moro e la strage di Via Fani. Nel corso dei giorni che seguirono, mantenne una narrazione composta, escludendo ogni forma di enfatizzazione.
Gli eventi più importanti raccontati da santalmassi
Ricordato anche per la lunga diretta sulla tragedia di Vermicino che portò alla morte del piccolo Alfredino Rampi, Santalmassi seppe raccontare eventi drammatici mantenendo il giusto equilibrio, senza cadere nel clamore. La sua presenza fu rilevante pure durante l’attentato a Papa Giovanni Paolo II, quando la sobrietà del racconto si rivelò fondamentale per l’opinione pubblica.
Gli ultimi anni e il lascito digitale
Nel 2013 Santalmassi fondò In Più, un quotidiano digitale d’opinione che esprimeva la sua attenzione alle nuove forme di lettura e fruizione delle notizie. Anche in età avanzata, continuò a osservare e seguire i mutamenti del mondo dell’informazione, senza mai ritirarsi dalla scena.
Il suo lavoro ha lasciato un segno tangibile nei colleghi e nei giovani giornalisti. Marta Cagnola di Radio 24 lo ha ricordato come un maestro, sottolineando il valore delle sue lezioni e della sua guida. La RAI ha diffuso un comunicato ufficiale per omaggiare la sua carriera, definendolo testimone rigoroso di alcuni dei momenti più drammatici del secolo scorso.
Santalmassi lascia dietro di sé una pagina importante nella storia del giornalismo italiano, fatta di parole precise, etica e professionalità. La sua memoria rimane viva attraverso l’informazione e le voci che ancora si ispirano al suo esempio.