L’anno del Giubileo ha trasformato Roma in un palcoscenico di fede, storia e vita quotidiana. La città eterna si è mostrata sotto molteplici aspetti grazie a una mostra fotografica che raccoglie immagini intense scattate durante questo evento religioso e sociale. Tre autori hanno catturato momenti di preghiera, volti di pellegrini e scene urbane che raccontano la complessità della capitale italiana in questo particolare periodo.
Il giubileo come evento che trasforma roma
Il Giubileo del 2025 ha riportato milioni di fedeli nella capitale, facendo riaffiorare l’antica vocazione religiosa della città ma anche mettendo in luce le sue contraddizioni sociali. Piazza San Pietro si è riempita nuovamente di migliaia di persone provenienti da ogni angolo del mondo, con mani giunte in preghiera e sguardi carichi di devozione. Questo grande afflusso ha dato vita a un’atmosfera intensa dove sacro e profano si intrecciano.
Roma non è stata solo teatro spirituale ma anche scenario urbano fatto di edifici antichi accostati a strutture moderne, alberi alti che sembrano sfidare il cielo e spazi dove la povertà pesa sulle vite degli abitanti più fragili. Il Giubileo ha offerto così uno sguardo sulla città come luogo vivo, sospeso tra passato millenario e presente concreto.
La mostra “città aperta 2025” al vittoriano
Al Vittoriano una mostra dal titolo “Città aperta 2025 – Roma nell’anno del Giubileo” ha raccolto lo sguardo fotografico su questa realtà complessa. Curata da Roberto Koch e Alessandra Mauro, l’esposizione riunisce tre autori contemporanei: Diana Bagnoli, Alex Majoli e Paolo Pellegrin.
La direttrice Edith Gabrielli spiega che il progetto voleva far emergere ciò che spesso sfugge alla vista quotidiana: “la vera essenza della città durante un evento ricorrente ma sempre capace di rivelare qualcosa di nuovo o nascosto ai più.” Attraverso le immagini dei tre artisti emerge così un racconto plurale su Roma nel momento cruciale del Giubileo.
Gli stili diversi dei fotografi protagonisti
Diana Bagnoli concentra l’attenzione sui pellegrini arrivati da tutto il mondo per partecipare al rito religioso; lei mette in luce un misticismo diffuso fatto anche delle comunità cattoliche multietniche presenti nella capitale. Le sue fotografie restituiscono una dimensione itinerante fatta d’incontri umani ed emozioni condivise lungo i percorsi sacri.
Alex Majoli invece interpreta il Giubileo come una rappresentazione teatrale antica; nelle sue foto emerge la drammaturgia degli eventi pubblici legati alla celebrazione religiosa con scene dense d’intensità emotiva quasi scenografica.
Paolo pellegrin e il volto della città
Paolo Pellegrin punta sui volti dei fedeli cercando uno scambio visivo diretto con chi osserva le immagini; oltre ai ritratti offre anche scorci meno noti della città vissuta dai romani stessi: angoli nascosti o momenti quotidiani capaci però d’incarnare lo spirito romano nel tempo dell’evento straordinario.
Video introduttivi ed elementi letterari per arricchire l’esperienza
A completare l’esposizione ci sono tre video realizzati dal regista Paolo Freschi che accompagnano i visitatori all’interno delle atmosfere descritte dalle fotografie. Inoltre viene presentato un testo originale firmato dal poeta Valerio Magrelli; queste aggiunte contribuiscono a creare un percorso multisensoriale capace d’approfondire ulteriormente la conoscenza della Roma giubilare attraverso linguaggi diversi dalla sola immagine statica.
Due opere per ciascun fotografo entreranno infine nella collezione permanente del museo Vittoriano-Palazzo Venezia, consolidando così questo racconto visivo all’interno dell’eredità culturale cittadina contemporanea.